Riccardo Conti

Riccardo Conti

già assessore alla Pianificazione territoriale e alla mobilità della Regione Toscana, dirige l’Associazione Romano Viviani.

Piano pubblico, progetti privati: una possibile sintesi tra pianificazione e mercato

In merito alle politiche urbane, l’ultimo decennio è stato caratterizzato, in Italia, dal progressivo abbandono della programmazione, dalla rinuncia a politiche strutturate e dall’asservimento dell’azione pubblica alle dinamiche della rendita. Se la ricetta fondata sul binomio “piano-capitale pubblico” propria della città “socialdemocratica” non appare oggi più credibile, non è certo desiderabile sostituirla con l’accoppiata “mercato-progetto”. Nuove forme di partenariato pubblicoprivato possono rappresentare la chiave per sviluppare efficaci politiche di rinascita urbana.

Appunti per città “accessibili”

In città allargate e disperse come quelle odierne è necessario ripensare l’approccio politico alle problematiche infrastrutturali anche in chiave ambientale e sociale; il concetto di grandi opere va superato e ai principi di “mobilità” e “logistica” bisogna aggiungere quello di “accessibilità”. Diventano indispensabili nuove politiche di governance, per riappropriarsi dello sviluppo urbano e guidare l’Italia verso una nuova unità.

Neoriformismo e governo del territorio: la questione dell'edilizia sociale

La questione dell’edilizia sociale deve essere considerata una tematica centrale nel governo del territorio, non una problematica settoriale e residuale. Con il Piano casa la destra italiana ha mascherato un provvedimento di deregolamentazione urbanistica evocativo di un modello di sviluppo “mattoneinfrastrutture” destinato al variegato popolo delle villette e dell’edilizia borderline. L’edilizia sociale non può essere considerata qualcosa in più rispetto ai dimensionamenti, ma una dotazione territoriale, secondo la definizione che se ne dà in sede europea. È necessario recuperare l’edilizia pubblica, ma soprattutto è indispensabile un programma coraggioso di affitti low cost.

Il caso toscano. Oltre il modello dei distretti

Un tratto caratteristico e ricorrente del dibattito politico e culturale della sinistra (e non solo) toscana è rappresentato dal suo interrogarsi e riflettere sul modello toscano di sviluppo. Questo fatto ha portato con sé conseguenze non sempre positive. Vi si può talvolta leggere un elemento di autoreferenzialità che può sfociare in un certo provincialismo. È la storia di una sinistra forte e ben radicata (ancora oggi!) nel suo territorio, ma non sempre altrettanto influente nel dibattito e sulle scelte politiche più generali. Ma è anche la storia di una sinistra che conosce bene, indaga, si interroga sulla propria terra, sulle sue città e sulle forme di sviluppo. Un impasto, insomma, curioso e peculiare di alti livelli analitici e culturali e ristrettezze politiche, riflettere sul quale può essere operazione non banale. Prendiamo due temi che sono ingredienti fondamentali dell’esperienza toscana (del modello, appunto): lo sviluppo dei distretti e le politiche del governo del territorio.