Marco Cammelli

Marco Cammelli

è presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna

La crisi della PA tra resistenze, rimozioni e bizzarre idee

Ai problemi della pubblica amministrazione accumulatisi nel corso dei decenni si sono ora aggiunti quelli derivanti dalla crisi economica – e quindi politica – del 2007-08. Si tratta di problemi inediti, che stanno portando a un vero e proprio avvitamento del sistema istituzionale e amministrativo italiano, e che potrebbero essere affrontati facendo leva su due punti fermi: da un lato la decisa riduzione della massa di disposizioni legislative dedicate all’amministrazione; dall’altro, una maggiore differenziazione organizzativa e funzionale in rapporto alle condizioni specifiche del contesto.

L'impasse delle regioni e del federalismo

Più di trent’anni fa, l’attuazione delle regioni a statuto ordinario fu un’autentica scommessa: in una realtà che mostrava i segni evidenti di un profondo cambiamento sociale ed economico, si prese a prestito l’invecchiato modello dualistico della Costituzione del 1948 per reagire al fallimento della programmazione economica degli anni Sessanta e all’insopportabile sovraccarico (politico e amministrativo) del centro, nonché per sperimentare, nelle nuove sedi istituzionali, nuove alleanze politiche che superassero la conventio ad excludendum e aprissero la strada alla piena legittimazione del Partito comunista come forza di governo (le «regioni per unire» di Ingrao). Oggi, l’opzione per un regionalismo forte (il federalismo resta solo una parola, priva di basi concettuali e di fondamento pratico) può contare su molte e consolidate ragioni in più.