Laura Pennacchi

Laura Pennacchi

politico ed economista, già sottosegretario al Tesoro.

Il piano del lavoro, una riforma per trasformare il capitalismo

Come e quanto il neoliberismo e la finanziarizzazione hanno modi­ficato il rapporto fra capitalismo e nuova economia, fra capitalismo e democrazia? Quale potrebbe essere la “riforma-chiave” – ispirata da una visione generale – in grado di trasformare radicalmente lo stato di cose presenti? L’urgenza maggiore, infatti, per le forze pro­gressiste e di sinistra risiede nella necessità di liberarsi dalla sogge­zione a un blairismo più o meno vetero, magari rieditato sotto for­ma di macronismo e di indistinto “repubblicanesimo”,1 e di uscire da un silenzio, un’inerzia, una cura di spiccioli affari di bottega che durano ormai da troppo tempo e le condannano alla scomparsa,2 attivando, al contrario, un cantiere culturale alternativo di vastissima portata, in grado di generare pensiero, analisi, linguaggi di altissimo profilo.

Per il rilancio di una piena e buona occupazione

L’ipotesi di reddito di cittadinanza pone rilevantissimi problemi culturali e morali e sollecita altrettanto forti precisazioni a proposito della pretesa di dar vita a un “lavoro di cittadinanza” e a un rinnovato New Deal. Piuttosto che ambire a costruire un welfare per la non piena occupazione, la priorità assoluta va data alla creazione di lavoro, demolendo l’ostracismo che è caduto sull’obiettivo della piena e buona occupazione, nella acuta consapevolezza che la sua intrusività rispetto al funzionamento spontaneo del capitalismo è massima proprio quando il sistema economico non crea naturalmente occupazione e si predispone alla jobless society.

Nella crisi, ancora e più welfare state

Sebbene la crisi abbia evidenziato la sua superiorità su quello anglosassone, oggi il modello sociale europeo subisce l’attacco di un capitalismo a caccia di nuove occasioni di profittabilità, che individua nell’ambito dei beni pubblici, sociali e comuni su cui insiste il welfare state. Si tratta di una fase nuova dell’aspro e annoso conflitto tra pubblico e privato, che si incardina oggi sulle tante contraddizioni della debole ripresa economica che si prospetta, prima tra tutte quella che ne farà una jobless recovery, una ripresa senza occupazione. Sarebbe invece necessario un intervento politico straordinario trainato dal motore pubblico per creare direttamente lavoro e imprimere così uno slancio all’economia. Un New Deal europeo che rovesci il paradigma dominante: non rilanciare la crescita per generare lavoro, ma creare lavoro per rilanciare la crescita.

Dove sbaglia Blair

In questo pamphlet Tony Blair rilancia con molta passione il tema del rinnovamento dei servizi pubblici per il futuro della Gran Bretagna. Di tale passione mi preme anzitutto evidenziare tre aspetti. Il primo concerne la netta rivendicazione di appartenenza alla grande tradizione riformatrice laburista che mise in opera, subito dopo la seconda guerra mondiale, le istituzioni del welfare.