Massimo Brutti

Massimo Brutti

è senatore per i Democratici di Sinistra

Perchè Washington va alla guerra?

Le scelte politiche dell’amministrazione statunitense relative alla questione irachena non nascono dal nulla, né sono frutto d’improvvisazione. Saddam Hussein rappresenta un vecchio obiettivo, un nemico tradizionale, e i piani d’attacco erano già pronti da tempo. Ma essi sono diventati attuali negli ultimi mesi e la loro realizzazione viene ora considerata improrogabile. Perché? La svolta dipende naturalmente dal nuovo contesto, determinatosi dopo l’undici settembre.

 

Guerra giusta o guerra utile? Le norme, l'esperienza, gli interessi

L’idea di guerra giusta non è soltanto il relitto di vecchie dispute teologiche. È anche un prodotto attuale del pensiero politico: figura in una serie di riflessioni sull’etica e sul diritto internazionale e viene riferita all’uso legittimo della forza militare, così com’è previsto nella Carta delle Nazioni Unite. Rinasce dalle sfide della storia contemporanea ed influenza il senso comune. Possiamo coglierne i significati soltanto analizzando alcuni contesti storici nei quali ricorre e svelando, a partire da questi, le ragioni e i limiti della sua reviviscenza in anni recenti. L’aggettivo «giusto» implica un giudizio di valore. Più precisamente, i comportamenti umani vengono così qualificati, poiché si considerano rispondenti ad un dover essere: ad una norma. Nel nostro caso, abbiamo un insieme di fatti – la guerra – messi in relazione con un modello prescrittivo, che può definirli e può divenire il loro movente.