Umberto Ranieri

Umberto Ranieri

è vicepresidente della Commissione esteri della Camera

PSI-PCI: l'ultimo duello

Bettino Craxi diventa segretario nel luglio del 1976 di un Partito socialista in crisi profonda. È un socialista di ferme convinzioni autonomiste. Fra i pochi, osserva Cafagna, che si erano sottratti alle molteplici peregrinazioni opportunistiche tra le correnti che caratterizzarono la decadenza socialista dopo l’insuccesso del tentativo nenniano. Giunge alla testa del partito «perché la nuova maggioranza di quei giovani che avevano imposto il ricambio generazionale lo riteneva scarsamente pericoloso, visti i pochi voti di cui disponeva».

 

Un semestre a rischio per l'Italia e per l'Europa

Quello che si è aperto il primo luglio sarà con ogni probabilità l’ultimo semestre di presidenza italiano dell’Unione europea. Dopo l’entrata in vigore del nuovo Trattato costituzionale avremo forse presidenti italiani del Consiglio europeo, ma non avremo più la possibilità come paese di guidare l’Unione per sei mesi. Basterebbe questo – il commiato dell’Italia dal meccanismo della presidenza a rotazione – per dare al semestre un’aura del tutto particolare. La verità è che il semestre di presidenza italiana si colloca in un passaggio storico della vita dell’Unione: il 15 ottobre avrà inizio la Conferenza intergovernativa i cui lavori dovranno, sulla base delle conclusioni raggiunte dalla Convenzione, culminare in una vera Costituzione europea.

 

Per un nuovo europeismo italiano

I dieci mesi del governo Berlusconi ci mostrano, ormai con una certa precisione, un’idea di Europa e un’idea di politica estera. Idee nient’affatto rassicuranti, verrebbe da dire subito. E tuttavia su di esse è necessario riflettere con attenzione. Per comprenderne il senso, le motivazioni, per mettere in chiaro la direzione verso la quale tali idee rischiano di condurre il nostro paese. Nel 1994, durante la prima esperienza del governo di centrodestra, in politica estera prevalsero improvvisate rivendicazioni del passato (come la polemica revanscista contro la Slovenia) insieme a manifestazioni di insofferenza per l’agenda dell’integrazione europea. Oggi siamo di fronte a qualcosa di diverso.