Nicola Verola

Nicola Verola

diplomatico di carriera, è attualmente in servizio al Ministero degli affari esteri

Ripartire da Lisbona. Le sfide per l'Unione nell'età della crisi

I postumi della crisi istituzionale, causata dal "no" al Trattato di Lisbona decretato dagli elettori irlandesi lo scorso anno, si intrecciano con l’attuale crisi economica e pongono all’Unione europea e agli Stati membri importanti interrogativi sul futuro del progetto europeo e sulla tenuta dell’assetto istituzionale delineato dal nuovo trattato. È opportuno, dunque, chiedersi se quanto disegnato a Lisbona sarà sufficiente ad assicurare coerenza alle politiche europee e a superare la preoccupante debolezza delle istituzioni comunitarie.

«Doppie maggioranze» e «ponderazioni»

Le vicissitudini della Costituzione europea confermano che il sistema di voto del Consiglio è uno dei temi più scottanti di cui si possa discutere a livello comunitario. Non più tardi di alcuni anni fa, i capi di Stato e di governo e i ministri degli esteri dei quindici si erano confrontati in dibattiti estenuanti per arrivare alla criticatissima riponderazione dei voti di Nizza. A dicembre dello scorso anno, il braccio di ferro sulla doppia maggioranza ha portato il dibattito in Consiglio europeo a una situazione di stallo. E ancora oggi, mentre queste pagine vanno in stampa, il sistema di voto rimane uno dei principali nodi della Conferenza intergovernativa che dovrebbe approvare il «Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa».

L'Unione europea come risposta alla globalizzazione

Nella «Convenzione sul futuro dell’Europa» è riposta la speranza di coronare un processo di riforma istituzionale che non comincia a Laeken, nel 2001, bensì a Maastricht, nel 1992. Si può infatti dire che, a partire dall’inizio degli anni Novanta, l’Europa sia entrata in una sorta di «processo costituzionale permanente », in cui le revisioni dei Trattati si sono succedute con la media vertiginosa, di una ogni quattro anni – Maastricht nel 1992, Amsterdam nel 1997, Nizza nel 2000.

 

Dalla Costituzione europea al Trattato di riforma. Rilancio o restaurazione?

Il Consiglio europeo del giugno 2007 ha segnato una data importante per l’Unione europea. Dopo due anni di «pausa di riflessione», i capi di Stato e di governo dell’UE hanno raggiunto un accordo sulla ripresa del negoziato istituzionale, superando l’impasse determinata dai referendum francese e olandese sulla Costituzione europea.

È bene premettere fin da subito che, date le circostanze, si è trattato di un risultato positivo. L’alternativa, infatti, non era fra un accordo meno ambizioso e la Costituzione. L’alternativa era fra «salvare il salvabile» e niente. La presidenza tedesca ha svolto in maniera impeccabile il suo compito di «pastore» di un gregge indisciplinato. Smentendo i pessimismi della vigilia, è riuscita a far accettare al Consiglio europeo un mandato «chiuso» ed estremamente dettagliato che, salvo sorprese, dovrebbe portare a una chiusura della Conferenza intergovernativa (CIG) sotto la presidenza portoghese.