Olivia Guaraldo

Olivia Guaraldo

insegna Filosofia politica all’Università di Verona.

11 settembre, il pensiero sprigionato

Dirò sinteticamente di un libro bellissimo, a lungo atteso, scritto da una delle più acute e colte pensatrici politiche del nostro tempo. “2001. Un archivio”, raccoglie gli articoli e le interviste che Ida Dominijanni ha scritto e fatto a partire dalla data spartiacque per la politica globale che fu l’11 settembre 2001. L’arco temporale a cui gli articoli si riferiscono va dal luglio 2001 (G8 di Genova) al 2008 (elezione di Barack Obama). I personaggi intervistati sono intellettuali di spicco – Etienne Balibar, Homi Bhabha, Judith Butler, Wendy Brown, Carol Gilligan, Rosi Braidotti, Giacomo Marramao, Carlo Galli, per citarne solo alcuni – interpellati sull’impatto dell’evento 9/11 e delle guerre che seguirono. Da Genova a Baghdad – in mezzo sempre Manhattan – le analisi giornalistiche si intrecciano con le prospettive teoriche della filosofia politica contemporanea che Dominijanni padroneggia con una sapienza rara, in grado com’è di uscire dal gergo iniziatico che spesso hanno i saperi teorici, dal lessico autocompiaciuto dei “pensatori di professione”, facendo però entrare nella lettura giornalistica l’azione di scandaglio della filosofia, lo sguardo profondo, lungo, complicante.

Il populismo, la democrazia e il femminile addomesticato

Nella società dello spettacolo il corpo delle donne è merce di scambio ed elemento rassicurante per l’identità maschile. Con la complicità del mondo femminile, il “populismo mediatico” degli ultimi vent’anni ha intrappolato la donna nel suo atavico ruolo di oggetto di piacere. È lecito allora chiedersi: come mai la lunga storia di lotte e di consapevolezza è stata cancellata nello spazio di uno spot?


Il populismo, la democrazia e il femminile addomesticato

Nella società dello spettacolo il corpo delle donne è merce di scambio ed elemento rassicurante per l’identità maschile. Con la complicità del mondo femminile, il “populismo mediatico” degli ultimi vent’anni ha intrappolato la donna nel suo atavico ruolo di oggetto di piacere. È lecito allora chiedersi: come mai la lunga storia di lotte e di consapevolezza è stata cancellata nello spazio di uno spot?

Sarà un paese per donne

Le manifestazioni del 13 febbraio hanno dato voce a un movimento a maggioranza femminile e slegato da una reale appartenenza partitica che, dopo anni di silenzio e un’incredibile reticenza di fronte al recente scandalo dell’intreccio tra sesso e politica, ha gridato l’indignazione delle donne nei confronti di un potere che ha fatto della mercificazione del corpo femminile una pratica comune e accettata dai più.