Visualizza articoli per tag: labour

Una analisi della sconfitta del Labour

Nel mese di giugno l’associazione Labour Together ha pubblicato il suo tanto atteso rapporto sulle elezioni politiche britanniche del 2019. L’associazione nasce con l’intento di essere un ambiente “neutrale” tra le tante (e l’un contro l’altra armate) correnti del Labour, e all’indomani della storica sconfitta elettorale dello scorso anno ha messo insieme quindici tra parlamentari, ex parlamentari, associazioni, esperti, militanti e giornalisti per analizzare quello che era andato storto nella campagna elettorale conclusasi con il peggior risultato laburista dal 1935. Tra i membri della commissione spicca il nome di Ed Miliband, ex leader del Labour e ora ministro ombra per il Commercio.

Keir Starmer, una pagina nuova per il Labour

Come altre volte cerchiamo di partire dai dati. Keir Starmer ha stravinto il congresso del Partito Laburista britannico arrivando primo in tutte le fasi del tortuoso sistema di elezione del leader che il Labour si è dato a partire dal 2015. Si è assicurato il maggior numero di firme all’interno del gruppo parlamentare, il maggior sostegno tra le sezioni locali del partito e ha ottenuto l’appoggio di quasi tutti i grandi sindacati affiliati.

Labour, una sconfitta da leggere con la mappa

È inutile nasconderlo: il risultato delle elezioni del 12 dicembre è stato per Jeremy Corbyn un disastro, in termini di seggi il peggiore per i laburisti dal 1935. Tuttavia, in termini di voti assoluti (10,2 milioni) e di percentuali (32,2%) non è stato così negativo se si pensa che nel 2005 Tony Blair, con 9,5 milioni di voti e il 35%, ottenne 355 seggi e una maggioranza schiacciante in Parlamento. E soprattutto bisogna considerare che nel 2015 Corbyn ereditò da Ed Miliband un partito al 29%, con circa un milione di voti in meno (oltre che con circa la metà degli iscritti, mentre oggi il Labour veleggia verso quota 600.000, di gran lunga il partito con più iscritti nella sinistra occidentale).

Corbyn, il vecchio socialista che ha rivitalizzato il Labour

Come è possibile che un sessantottenne, sindacalista, parlamentare di lunghissimo corso ma che non ha mai ricoperto ruoli di spicco nel governo e nel Partito Laburista, attivista di tutte le cause perse degli anni Sessanta, sia riuscito a diventare leader della sinistra inglese e un fenomeno pop in grado di scatenare tra i giovani britannici un entusiasmo riservato solitamente alle rockstar? Il successo di Jeremy Corbyn è da un lato l’esito di un intreccio di eventi rocamboleschi, dall’altro il frutto del suo modo di fare politica e della forza dell’idea che rappresenta: un programma elettorale apertamente socialista in grado di ottenere un consenso eccezionale perfino nel Regno Unito.