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In questo numero

Pubblica amministrazione, quale riforma L’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza richiede alcune importanti riforme di contesto, tra cui fondamentale è quella che riguarda la Pubblica amministrazione. Ma se c’è ampio consenso circa gli obiettivi della riforma, che mira ad una PA più efficiente, efficace, digitalizzata e snella grazie ad interventi di semplificazione e sburocratizzazione, una riflessione più approfondita appare necessaria per definire nel dettaglio gli interventi da compiere e le migliori modalità di azione.

11 settembre, venti anni dopo A due decenni di distanza dagli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono si impone una riflessione su quanto accaduto nell’area del pianeta in cui più che altrove si è concretizzata la reazione statunitense a quella aggressione. È infatti nel Grande Medio Oriente dei conflitti afghano e iracheno, della guerra civile siriana, della destabilizzazione libica, degli avvicendamenti al potere innescati dalle Primavere arabe, nell’oblio che ha avvolto il conflitto israelo-palestinese che si possono intravedere le conseguenze geopolitiche più rilevanti di quanto avvenuto in quella tragica mattina americana del 2001.

Articoli del numero 4/2021

Del numero 4/2021 di Italianieuropei sono disponibili integralmente gli articoli di Paola Severino, Anna Rossomando, Federico Conte, Riccardo Alcaro e Nathalie Tocci, Mario Del Pero.



 

Giustizia: quale riforma. L'America è tornata. Italianieuropei 4/2021

Da sabato 10 luglio in edicola.

Giustizia, quale riforma | C’è grande consenso tra cittadini e forze politiche sulla necessità di riformare il sistema della giustizia civile e penale nel nostro paese per renderla più rapida, efficiente, prevedibile negli esiti e, di conseguenza, più giusta. Su quali specifici interventi prevedere per raggiungere tali obiettivi, invece, le posizioni di distanziano e il dibattito si fa aperto e vivace. Indagare in profondità cause e risvolti delle criticità attuali della giustizia italiana diviene quindi essenziale per valutare le opzioni in campo e immaginare azioni puntuali e incisive di intervento.

L’America è tornata | Sin dalle prime decisioni di politica estera assunte dopo l’arrivo di Biden alla Casa Bianca si è compreso quanto la postura internazionale degli Stati Uniti potesse cambiare con la nuova Amministrazione. Sia che si guardi alle scelte che si stanno compiendo nelle relazioni transatlantiche, nei rapporti con Pechino e nello scacchiere mediorientale, sia che ci si soffermi sul prevedibile impatto di alcune misure di politica interna in termini di riposizionamento nelle filiere produttive e tecnologiche, appare chiaramente come gli Stati Uniti intendano riaffermare il loro ruolo di grande potenza e la loro proiezione globale.

Riportare il CSM alle sue funzioni originarie

Da tempo il tema della effettività del sistema giudiziario è oggetto di critiche assai severe sia da parte di giuristi che da parte dell’opinione pubblica. In realtà, si sta formando e consolidando un’analisi che appare inappropriata poiché giustappone e, quindi, confonde l’istituzione magistratura con le responsabilità di singoli magistrati. È necessario, pertanto, muovere dalla considerazione che la magistratura è l’istituzione deputata alla tutela del principio di legalità ed è, quindi, a fondamento dello Stato di diritto. Tuttavia, il sistema ordinamentale ha mostrato lacune e debolezze tali da consentire atti lesivi dei principi deontologici e contra ius. Occorre, pertanto, l’intervento della politica, vale a dire del governo e del Parlamento per impedire, con opportune riforme, il verificarsi di questi inconvenienti.

Le proposte in discussione per la riforma del processo civile e penale

La riforma della giustizia, e in particolare la velocizzazione dei processi civili e penali, rappresenta uno dei maggiori obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) presentato dal governo Draghi alla Commissione europea il 30 aprile scorso: l’obiettivo complessivo dell’intervento proposto è quello di rispondere alle note criticità che da anni affliggono il sistema giudiziario evidenziate anche a livello UE, dove il Consiglio dell’Unione europea, nelle sue annuali Raccomandazioni, ha più volte sollecitato l’Italia a «ridurre la durata dei processi civili in tutti i gradi di giudizio», nonché ad «aumentare l’efficacia della prevenzione e repressione della corruzione riducendo la durata dei processi penali e attuando il nuovo quadro anticorruzione», invitando da ultimo ad adottare provvedimenti volti a «migliorare l’efficienza del sistema giudiziario».

Riforma della giustizia: guardare al merito si può

Il vincolo di tutti i fondi del PNRR agli interventi di riforma della giustizia in Italia consegna al Parlamento e al governo una grande responsabilità, che è quella di intervenire in modo efficace in materia. Il Parlamento è il qui e ora delle riforme sulla giustizia. Superare le contrapposizioni del passato, del conflitto per il conflitto e discutere in modo diverso di giustizia è una necessità che può essere virtuosa per questa amplissima maggioranza. Abbandonare le posizioni puramente ideologiche e identitarie e mettere sul piatto idee e proposte che certamente devono avere un indirizzo e una connotazione chiara, deve essere il metodo. Guardare al merito si può: c’è un bagaglio di esperienze, di proposte e di studi a cui attingere senza dimenticare alcuni interventi significativi adottati nella scorsa legislatura con il ministro Orlando.

Note minime su protagonismo mediatico e presunzione di non colpevolezza: necessità di “restitutio ad integrum”

La complessità come principio motore dei cambiamenti. La nozione di complessità, per quello che qui rileva, rende indispensabile che si prenda le mosse dalla differenza fra “lineare” e “non lineare”. La linearità presuppone un problema che sia scomponibile in un gruppo di sotto-problemi, indipendenti fra di loro e risolvibili autonomamente; la non-linearità vede invece le componenti del problema interagire – spesso imprevedibilmente – fra di loro in modo da non poter essere separabili, rendendo così impossibile la loro soluzione individuale. Il cambiamento negli ultimi cento anni è caratterizzato, grazie alla rivoluzione tecnologica e ai suoi effetti sulla generalità delle culture, dal costante tentativo di rendere lineare (controllabile per separazione) la complessità non-lineare (non controllabile per inscindibilità).

 

 

Nota sulla crisi della giustizia civile

Se si dovesse seguire l’insegnamento della storia, prendendo atto dei molteplici tentativi di riforma della giustizia, così come progettati e attuati in Italia nel corso degli ultimi due secoli, si dovrebbe giungere alla conclusione che nel nostro paese ogni speranza di realizzazione di un sistema efficiente deve essere abbandonata. I tentativi di riforma iniziano subito dopo l’entrata in vigore del codice Pisanelli del 1865 ma non producono risultati di sorta. E la riforma Mortara del 1901, destinata ad abbreviare i tempi dei processi utilizzando il rito sommario, si risolve in un vero e proprio fallimento. Anche Vittorio Emanuele Orlando, nel 1907, prova a migliorare il sistema, ma riesce – con una circolare – soltanto a introdurre competenze speciali per i minorenni.

La riforma del processo penale: nodi e possibili soluzioni

Sulla necessità di una profonda riforma del processo penale si è detto e scritto tanto, così come si sono molto spesso esaminati gli obiettivi che essa dovrebbe perseguire.
Tra i motivi che la hanno resa indifferibile, vi è in primo luogo la eccessiva durata dei vari gradi di giudizio, di molto superiore alla media europea, con conseguente pregiudizio sia dei diritti di chi si deve difendere dall’accusa di un reato, sia di coloro che devono ottenere il risarcimento dei danni conseguenti a esso. Le cause più immediate di questa differenza rispetto ai numeri riferibili ad altri paesi, pur simili per cultura e ispirazione giuridica, vengono concordemente rinvenute nell’accumularsi sul tavolo del magistrato penale di un numero di processi di gran lunga superiore a quello dei suoi colleghi europei, a causa del concorrere di almeno due fenomeni.

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