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Il ritorno non spontaneo della Germania nella storia

«La Germania sta non spontaneamente ritornando nella storia», si leggeva in un editoriale di un numero della rivista “Limes”. Era il 2018 e gli autori focalizzavano la loro analisi sul fatto che la Repubblica federale tedesca non fosse più abituata a muoversi nella giungla della geopolitica, ma che qualcosa in quell’ambito, in quel tipo di “storia”, stesse al contempo cambiando. Si trattava di un cambiamento principalmente dovuto al suo non potersi più affidare ai classici riferimenti che avevano accompagnato il paese ai margini della storia per settant’anni.

Angela Merkel, totus politicus

Notte elettorale del 18 settembre 2005. La SPD del Cancelliere uscente Gerhard Schröder e la CDU di Angela Merkel (capo del partito da appena qualche mese) si giocano la maggioranza al Bundestag sul filo di poche migliaia di voti. Schröder tiene la scena, si sbraccia, ha la camicia stirata di fresco e ripete che l’incarico di formare un nuovo governo deve spettare a lui, negando la possibilità di qualsiasi grande coalizione con i cristiano-democratici; Angela Merkel; la telecamera indugia sulle sue smorfie, chiaramente vorrebbe essere ovunque tranne che in quello studio televisivo. Il suo partito, la CDU aveva nove punti di vantaggio nei sondaggi ma, mese dopo mese, quel margine si è ristretto sempre di più, anche a causa di una sua pessima performance televisiva dove ha confuso salario netto e salario lordo.

Annalena Baerbock, alla guida dei Verdi tedeschi per governare il paese?

Prima o poi sarebbe dovuto succedere. Dopo sedici anni di cancellierato e quattro mandati di governo, colei che la nota rivista “Forbes” ha confermato essere per il decimo anno consecutivo la donna più potente del mondo non sarà più alla guida della Germania. Angela Merkel ha infatti deciso, già nell’ottobre del 2018, che non si sarebbe ricandidata alle prossime elezioni federali che si svolgeranno a settembre di quest’anno. Fine dell’era Merkel, dunque.
Anche se in Germania non si vota in modo diretto per il Cancelliere, bensì per il Bundestag che eleggerà poi il capo di governo in base ai rapporti di forza che si verranno a creare dopo le elezioni, i candidati alla cancelleria hanno certo la loro importanza.

Gerhard Schröder, ovvero come dilapidare un patrimonio di stima politica

È un po’ come in certe famiglie, nelle quali c’è un vecchio zio che l’ha fatta grossa. Non c’è proprio l’ostracismo, perché lo zio è lo zio, ma insomma…Quando se ne parla, gli sguardi non si incrociano e se ci sono i bambini gli si dice che non sono cose per loro. Molti ricorderanno la scena di un paio di mesi fa, quando uno dei conduttori dell’ultimo dibattito televisivo prima delle elezioni federali tedesche chiese a Martin Schulz che cosa pensasse della notizia arrivata fresca fresca nelle redazioni dei giornali: Gerhard Schröder stava per essere nominato presidente del Consiglio di sorveglianza della Rosneft, il colosso russo dell’energia sotto bando (teorico) per le sanzioni comminate dall’Unione europea a Mosca per l’Ucraina.

La Germania si prepara alle elezioni parlamentari

Alle prese con i profondi cambiamenti che caratterizzano l’evoluzione della sua situazione politica e sociale – primi tra tutti la crisi dei partiti, la crescente presenza di sacche di disagio e l’incidenza dei processi di modernizzazione – e con il deterioramento del contesto internazionale sia europeo che extraeuropeo, la Germania si avvicina alla scadenza elettorale del prossimo settembre con incertezze e dubbi. E con una leadership progressista, quella di Martin Schulz, che sperimenta l’alternarsi di fasi di grande crescita a momenti di difficoltà.

Sui banchi di scuola in Italia e in Germania

Perché in Italia i giovani hanno tanta difficoltà a trovare lavoro e in Germania no? Molte sono le ragioni di questa differenza nelle dinamiche dell’occupazione giovanile; tra esse vi sono sicuramente la diversa struttura della scuola media superiore e la presenza, in Germania, di un percorso facilitato di transizione dalla scuola al lavoro coerente con le scelte e la vocazione del sistema produttivo tedesco. Correlazione tra scuola e mondo del lavoro che, purtroppo, in Italia ancora manca.

Germania: CDU e SPD trovano l’accordo, ma l’Europa rimane al palo

La CDU di Angela Merkel e la SPD di Sigmar Gabriel hanno sottoscritto, dopo due mesi di trattative serrate, il programma che definirà il lavoro del nuovo governo nero-rosso per i prossimi quattro anni. Sul piano della politica interna si segnalano provvedimenti di rilievo. Ma sul piano della politica europea il nuovo governo di Berlino si muoverà in stretta continuità con quello uscente.

La politica energetica nel dibattito elettorale tedesco

Sebbene la politica energetica non sia stata, a differenza dei temi sociali, fiscali ed europei, centrale nel dibattito elettorale tedesco, e sebbene tutti i partiti condividano in linea di principio l’impegno nella lotta al cambiamento climatico e nel sostegno allo sviluppo delle energie rinnovabili, significative sono le differenze nei programmi di CDU, SPD, Verdi e Linke in merito al sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili, al percorso per l’uscita dal nucleare e alle strategie per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

La Germania come modello di riferimento dell'Europa intera

L’imperativo al quale deve oggi rispondere l’Europa se vuole avere un futuro nell’era della globalizzazione è quello della sua unificazione economica e strutturale. Il paese che dimostra di avere i migliori requisiti per trainare l’intero continente verso questo traguardo è la Germania, che, anche grazie a impopolari quanto tempestive riforme dell’economia e della società, è riuscita, nonostante le difficoltà conseguenti alla caduta del muro di Berlino, a diventare leader dell’export mondiale e campione europeo nel contrasto alla disoccupazione giovanile. L’economia sociale di mercato, che del successo tedesco è elemento portante, può rappresentare per l’Europa intera il modello ideale da seguire.

La vittoria di Pirro di Angela Merkel

La sensazionale vittoria di Angela Merkel, che ha mancato per un soffio la maggioranza al Bundestag, potrebbe tramutarsi in una drammatica situazione di stallo politico in Germania, qualora la SPD e i Verdi, i due principali candidati a formare una coalizione con la CDU, non riuscissero a giungere a un compromesso accettabile con i cristiano-democratici. Se però a prevalere sugli interessi di partito fosse la ragion di Stato, il risultato potrebbe essere lo spostamento un po’ più a sinistra di Berlino, anche sulle questioni europee, e la Germania potrebbe venire incontro ad alcune fondamentali richieste dei partner dell’Unione, come l’ammorbidimento delle politiche di austerità.

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