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Francesco. Per un’agiografia politica

di Eugenio Mazzarella - 11/12/2023

Quanto dia fastidio il pontificato di Francesco e la sua pastorale urbe et orbi che non accetta il confinamento alla “città di Dio”, ma vuole un po’ troppo parlare alla “città degli uomini”, lo si può cogliere da non poche stizzite reazioni alla recente esortazione apostolica Laudate Deum. Troppo impegnata per qualche suo critico a lodare Dio nella sua opera, la natura, piuttosto che nell’alto dei cieli, rivendicando per essa, se non un’intangibile sacralità, un reverente riguardo, quasi fosse un Deus sive natura.

Una lettura non convenzionale dell’enciclica “Laudato si’”

L’enciclica “Laudato si’” costituisce un’importante presa di posizione da parte del pontefice a favore dell’adozione di politiche a tutela dell’ambiente e di contrasto al degrado naturale e umano. È infatti imprescindibile agire sull’ambiente se si vogliono vincere le grandi sfide della fame, dell’esclusione, della miseria, dell’educazione non solo nel Sud del mondo, ma anche nelle nostre società avanzate. Ecco, dunque, da cosa deriva l’esigenza di una svolta non solo nelle politiche ambientali ma anche in quelle economiche da parte di tutti i governi.

Cosa è veramente accaduto al Sinodo?

Anche a così poca distanza di tempo dalla conclusione dei lavori del Sinodo è possibile tracciare un primo bilancio di ciò che è accaduto: qualcosa di importante, che riguarda la Chiesa tutta. La centralità della categoria della misericordia anche nella lettura dell’esperienza coniugale e familiare, il linguaggio inclusivo utilizzato, il ripensamento della relazione tra matrimonio e famiglia alla luce dell’esperienza storica presente e i caratteri dell’approccio collegiale utilizzato testimoniano come dopo il Sinodo “la parola famiglia non suona più come prima”.

La Chiesa “femminile” di Bergoglio

Nella Chiesa di Bergoglio la questione femminile si pone oltre i termini delle cosiddette “pari opportunità”. Le donne, con il loro carisma, con la loro vocazione, con le loro caratteristiche di dolcezza, generosità e “generatività”, per papa Francesco sono centrali tanto nella Chiesa quanto nella società e nella famiglia. La sfida da vincere è quella di far sì che esse possano vivere appieno tutte queste dimensioni, senza che la partecipazione alla vita pubblica e della comunità vada a scapito della loro presenza nella famiglia.

Bergoglio e le Americhe

Il viaggio del papa a Cuba e negli Stati Uniti dello scorso settembre ha riaffermato, su diversi fronti, il carattere innovativo del pontificato di Bergoglio. Se in termini generali ha segnato l’introduzione di una visione unitaria del continente in controtendenza rispetto alla storia recente del cristianesimo americano, in merito alle specificità del contesto statunitense ha permesso al pontefice di parlare direttamente ai cattolici americani scavalcando il filtro dei vescovi – in gran parte ostili al nuovo papa – e di promuovere il ritorno sulla scena cattolica nordamericana della grande tradizione del cattolicesimo sociale, soppiantata negli scorsi decenni dalle battaglie pro-life antiabortiste e dal sostegno alla cultura economica neoliberista.

Bergoglio, l’Europa, i migranti

Molto nitida è la posizione che papa Francesco ha in più occasioni assunto rispetto al dramma degli sbarchi e al fenomeno epocale dei movimenti di migranti: una posizione di netta condanna dell’indifferenza, soprattutto degli europei, rispetto alla morte e al dolore di chi, fuggendo, affronta viaggi e traversate nella più totale insicurezza; ma anche di esortazione all’accoglienza, all’integrazione e alla valorizzazione di chi è riuscito ad approdare in Europa e a questo continente stanco può dare una opportunità di rinascita e di recupero delle sue vere radici.

L’economia di mercato secondo Papa Francesco

L’impianto filosofico del pensiero di Bergoglio in materia economica fa riferimento non a un modello astratto di economia di mercato, ma a come esso si configura oggi: un’istituzione che tende a escludere tutti coloro che non sono in grado di assicurare livelli elevati di produttività e che accresce le diseguaglianze, sia tra i singoli che tra le classi sociali. La sfida che papa Francesco lancia a studiosi e policy makers è quindi quella di adoperarsi con coraggio per trovare il modo di trasformare dall’interno il modello di economia di mercato che si è venuto a consolidare durante l’attuale passaggio d’epoca, un mercato che deve non solo essere in grado di produrre ricchezza, e di assicurare una crescita sostenibile, ma anche di porsi al servizio dello sviluppo umano integrale, di uno sviluppo cioè che tenda a tenere in armonia le tre dimensioni dell’uomo: quella materiale, quella socio-relazionale e quella spirituale.

La comunicazione che fa bene. Il messaggio di Francesco ai moderni

Fondata su una solida base di complicità empatica, e declinata attraverso parole lontane dalla retorica dei discorsi pontifici ma in grado di provocare risonanza interiore, la comunicazione di Bergoglio riesce a farsi largo nel cuore di quei soggetti prevenuti e un po’ inariditi che sono i moderni. Li riconcilia, prima ancora che con la Chiesa cattolica, con un sentimento religioso, da sottrarre alla dimensione individuale e privata, trasformandola in un fatto profondamente sociale, quasi prefigurando una nuova civiltà fondata sull’apertura.

Papa Francesco e la modernità

La relazione riconciliata della Chiesa con la modernità non è solo un orientamento personale di papa Francesco, ma un preciso programma, in adempimento del mandato del Concilio Vaticano II. Essa segna una svolta radicale rispetto alla precedente, recente tradizione ecclesiastica, ma non una rottura con la trasmissione cristiana dell’Evangelo; è anzi al suo servizio. Accanto ai molti tratti di modernità che ne contraddistinguono l’operare, papa Francesco esprime anche una forte critica verso alcuni esiti e derive della modernità stessa, pur rivendicandone l’eredità, prendendo distanza dalla erosione esercitata dal pensiero postmoderno.

La spiritualità di Papa Francesco

“Spiritualità” suggerisce quel movimento dal basso verso l’alto, dalla terra al cielo, dalla storia all’eternità, che nei secoli cristiani è stato spesso oggetto di fraintendimento più che di illuminazione. Ma la fede ebraica e la fede cristiana, che dalla prima trae origine, sono l’evento e la narrazione non dell’innalzamento dell’uomo verso Dio, ma del piegarsi di Dio verso l’uomo, per cui sono la Terra e la storia il grande palcoscenico dell’incontro tra Dio e l’umanità. Così intesa, la spiritualità di Bergoglio si richiama alle fonti della tradizione ebraicocristiana e da questa trova ispirazione il primato di attrazione e di annuncio della povertà e dei poveri come cuore del suo pensiero e della sua azione. Non solo una Chiesa madre dei poveri, ma una Chiesa povera.

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