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Ri-costruire e consolidare La pace. Spunti dal magistero della Chiesa

L’invasione dell’Ucraina ha portato all’evidenza processi già in corso negli anni precedenti e ha contribuito a trasformare il conflitto armato in sistema per risolvere le controversie, come sta verificandosi in varie altre zone del mondo. Va osservato che la spesa militare complessiva a livello mondiale, in seguito a un’ascesa cominciata nel 2015, ha superato i 2000 miliardi di dollari l’anno; anche gli Stati dell’Unione europea, dopo i fatti dell’Ucraina, hanno cominciato la rincorsa.
Insieme a questo dato non si può ignorare un altro fattore, iniziato ben prima dell’invasione dell’Ucraina, e cioè la costruzione di muri e recinzioni per cercare di separare ciò che in realtà è strutturalmente unito. Oggi esistono nel mondo 80 muri per quasi 50.000 chilometri, l’equivalente della circonferenza dell’intero pianeta. Sui confini europei nel 1990 non esistevano muri, nel 2014 vi erano 315 chilometri di barriere e a fine 2022 si contano 2048 chilometri.

Solo la Chiesa all’opposizione?

La domanda condensata nel titolo va intesa come una suggestiva provocazione. Naturalmente le cose sono più complesse. Si richiedono alcune messe a punto preliminari. Intanto, fortunatamente, all’opposizione del governo nazional-populista italiano vi sono anche altri. Per quanto si sia messi male, non siamo a questo punto. Certo, a monte della domanda-provocazione, sta la constatazione della debolezza delle opposizioni politico-parlamentari, la loro afonia, le loro divisioni, la loro vistosa minorità e soprattutto una condizione debilitata che non fa intravedere, nel breve-medio termine, un’alternativa di governo.

Giovanni Paolo II, tra grandezza e contraddizione

«Nuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam. Eminentissimum ac reverendissimum dominum Carolum. Sanctae Romanae Ecclesiae cardinalem Wojtyla. Qui sibi nomen imposuit Ioannis Pauli secundi». Quella sera del 16 ottobre 1978, alle parole del cardinale Pericle Felici dinnanzi alla folla riunitasi in piazza San Pietro subito dopo la “fumata bianca” proveniente dalla Cappella Sistina, lo stupore passa di bocca in bocca nel popolo romano, e non solo. «E chi è questo? Un africano?».

Don Matteo, il vescovo della porta accanto

Zuppi agli islamici: “isoliamo insieme il virus della violenza”. Famiglia, l’autocritica di Zuppi: “troppi corsi prematrimoniali e poca sostanza”. Il vescovo chiede una nuova alleanza tra laici e cattolici per aiutare i nuclei in difficoltà. Bologna, Guccini e il vescovo Zuppi insieme al Mast per ripensare ad Auschwitz: viene presentato il documentario “Son morto che ero bambino”, girato a marzo nei luoghi della memoria. Bologna, una casa-comunità per i ragazzi con problemi psichiatrici. Inaugurata una nuova ala nell’ex collegio voluto dal cardinale Lercaro. Sarà un centro per giovani in difficoltà. Zuppi: “così si sconfiggono le paure”. Bologna, il monito di Zuppi: “La Chiesa supplisce alla politica nel contrasto alla povertà”. E ancora: “Politici attenti solo ai sondaggi, ma anche la Chiesa deve avere maggiore audacia”. Bologna, il vescovo alla marcia per la pace con la bomba antistress di gommapiuma. Al 1° maggio, “Don Matteo” conquista anche la FIOM. Monsignor Zuppi alla manifestazione dedicata ai disabili.

Una lettura non convenzionale dell’enciclica “Laudato si’”

L’enciclica “Laudato si’” costituisce un’importante presa di posizione da parte del pontefice a favore dell’adozione di politiche a tutela dell’ambiente e di contrasto al degrado naturale e umano. È infatti imprescindibile agire sull’ambiente se si vogliono vincere le grandi sfide della fame, dell’esclusione, della miseria, dell’educazione non solo nel Sud del mondo, ma anche nelle nostre società avanzate. Ecco, dunque, da cosa deriva l’esigenza di una svolta non solo nelle politiche ambientali ma anche in quelle economiche da parte di tutti i governi.

Cosa è veramente accaduto al Sinodo?

Anche a così poca distanza di tempo dalla conclusione dei lavori del Sinodo è possibile tracciare un primo bilancio di ciò che è accaduto: qualcosa di importante, che riguarda la Chiesa tutta. La centralità della categoria della misericordia anche nella lettura dell’esperienza coniugale e familiare, il linguaggio inclusivo utilizzato, il ripensamento della relazione tra matrimonio e famiglia alla luce dell’esperienza storica presente e i caratteri dell’approccio collegiale utilizzato testimoniano come dopo il Sinodo “la parola famiglia non suona più come prima”.

La Chiesa “femminile” di Bergoglio

Nella Chiesa di Bergoglio la questione femminile si pone oltre i termini delle cosiddette “pari opportunità”. Le donne, con il loro carisma, con la loro vocazione, con le loro caratteristiche di dolcezza, generosità e “generatività”, per papa Francesco sono centrali tanto nella Chiesa quanto nella società e nella famiglia. La sfida da vincere è quella di far sì che esse possano vivere appieno tutte queste dimensioni, senza che la partecipazione alla vita pubblica e della comunità vada a scapito della loro presenza nella famiglia.

Bergoglio e le Americhe

Il viaggio del papa a Cuba e negli Stati Uniti dello scorso settembre ha riaffermato, su diversi fronti, il carattere innovativo del pontificato di Bergoglio. Se in termini generali ha segnato l’introduzione di una visione unitaria del continente in controtendenza rispetto alla storia recente del cristianesimo americano, in merito alle specificità del contesto statunitense ha permesso al pontefice di parlare direttamente ai cattolici americani scavalcando il filtro dei vescovi – in gran parte ostili al nuovo papa – e di promuovere il ritorno sulla scena cattolica nordamericana della grande tradizione del cattolicesimo sociale, soppiantata negli scorsi decenni dalle battaglie pro-life antiabortiste e dal sostegno alla cultura economica neoliberista.

Bergoglio, l’Europa, i migranti

Molto nitida è la posizione che papa Francesco ha in più occasioni assunto rispetto al dramma degli sbarchi e al fenomeno epocale dei movimenti di migranti: una posizione di netta condanna dell’indifferenza, soprattutto degli europei, rispetto alla morte e al dolore di chi, fuggendo, affronta viaggi e traversate nella più totale insicurezza; ma anche di esortazione all’accoglienza, all’integrazione e alla valorizzazione di chi è riuscito ad approdare in Europa e a questo continente stanco può dare una opportunità di rinascita e di recupero delle sue vere radici.

L’economia di mercato secondo Papa Francesco

L’impianto filosofico del pensiero di Bergoglio in materia economica fa riferimento non a un modello astratto di economia di mercato, ma a come esso si configura oggi: un’istituzione che tende a escludere tutti coloro che non sono in grado di assicurare livelli elevati di produttività e che accresce le diseguaglianze, sia tra i singoli che tra le classi sociali. La sfida che papa Francesco lancia a studiosi e policy makers è quindi quella di adoperarsi con coraggio per trovare il modo di trasformare dall’interno il modello di economia di mercato che si è venuto a consolidare durante l’attuale passaggio d’epoca, un mercato che deve non solo essere in grado di produrre ricchezza, e di assicurare una crescita sostenibile, ma anche di porsi al servizio dello sviluppo umano integrale, di uno sviluppo cioè che tenda a tenere in armonia le tre dimensioni dell’uomo: quella materiale, quella socio-relazionale e quella spirituale.

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