Visualizza articoli per tag: beni culturali

La cultura come risorsa: il museo

I musei sono luoghi della memoria, certo, ma anche di civilizzazione e rinascita, economicamente e socialmente rilevanti soprattutto in un’Italia attanagliata dalla crisi. Per questo è importante mantenere vivo l’interesse del pubblico, offrendogli servizi, spazi e allestimenti ad hoc, pensati per valorizzare le opere.

La Puglia della cultura e della creatività

L’esperienza della Regione Puglia ha dimostrato che l’amministrazione pubblica può dar vita a progetti culturali di spessore e in grado di valorizzare le risorse del territorio. Il bilancio di quanto fatto negli ultimi cinque anni è decisamente positivo, sia in termini di obiettivi raggiunti, sia per quanto riguarda le prospettive future.

I beni culturali immateriali: da folklore a patrimonio

Istituzioni sovranazionali stabiliscono regole per la salvaguardia dei beni culturali immateriali (lingue minoritarie, pratiche, saperi) esistenti in contesti locali; le istituzioni che li governano, enti e associazioni che vi operano, si attivano perché le peculiarità locali ottengano sul piano nazionale e sovranazionale il riconoscimento della loro rilevanza. Questa dialettica accompagna e orienta un ampio movimento di persone interessate alla conoscenza della cultura popolare anche attraverso la partecipazione diretta agli eventi, poiché le forme e le manifestazioni della cultura popolare costituiscono le occasioni più concrete e vicine per aver esperienza della diversità e della varietà della vita sociale.

Fruizione dei beni culturali e nuove tecnologie

Salvo poche eccezioni, l’applicazione delle nuove tecnologie alla fruizione dei beni culturali in Italia non si è ancora tradotta in un effettivo cambiamento del rapporto tra il museo e il suo pubblico. Quali sono i limiti, i rischi e le prospettive dell’applicazione delle nuove tecnologie in campo culturale?

Altre Rome verranno

«Altre Rome verranno, delle quali non immagino il volto, ma che avrò contribuito a formare. Quando visitavo le città più antiche, sante, ma ormai estinte, senza valore presente per il consorzio umano, mi promisi sempre che avrei evitato alla mia Roma quel destino pietrificato d’una Tebe, d’una Babilonia, o di una Tiro. Essa sarebbe sfuggita al suo corpo di pietra; essa si sarebbe composta della parola Stato, della parola cittadinanza, della parola repubblica, insomma di una più sicura immortalità. […] Roma si perpetuerà nella più modesta città ove dei magistrati si diano cura di verificare i pesi dei mercanti, di pulire e illuminare le strade, di opporsi al disordine, all’incuria, alla paura, all’ingiustizia; di reinterpretare con ragionevolezza le leggi. Roma non finirà che con l’ultima città degli uomini».