Italianieuropei 1/2013
Italianieuropei 1/2013

Agenda

Il dialogo, vera forza della democrazia

Focus

Ripartire dal Mezzogiorno

In questo numero

L’Europa si accinge a vivere un ennesimo anno di crisi; una crisi non più solo finanziaria, ma economica, sociale, politica. È ingenuo pensare che i governi nazionali possano farvi fronte singolarmente, e fortunatamente cominciano a intravedersi i segnali di una maggiore consapevolezza della necessità di un rafforzamento dell’azione politica comune. Più Europa, più politica sono i due elementi imprescindibili della strategia per uscire dal tunnel.

il Sommario

l' Editoriale

Europa 2013. Un nuovo inizio?

Fare il punto sull’Europa alla fine del 2012 induce a valutazioni diverse da quelle che facevamo nei suoi primi mesi. Dominavano allora sentimenti di incertezza, incertezza sulla forza di quanto si stava facendo per restaurare la necessaria fiducia nell’euro e nei titoli pubblici dei paesi più indebitati e incertezza sulle prospettive future, tracciate in modo confuso e poi ripetutamente negate da rallentamenti e ripensamenti.

gli Articoli

Prima Pagina. Più Europa più politica

Uniti per riaffermare il primato della politica sui mercati

di Martin Schulz

La grave crisi economica che affligge l’Europa da ormai cinque anni rischia di degenerare in crisi di fiducia nei confronti dell’Unione. Le sfide da affrontare nell’immediato sono molte: differenziali dei tassi d’interesse, regolamentazione dei mercati finanziari, salvaguardia del modello sociale europeo, lotta alle diseguaglianze sociali. Soltanto mantenendo la coesione fra gli Stati membri si potrà ottenere qualche risultato. Spetta quindi a tutti i governi europei, Italia compresa, contenere a ogni costo le pericolose e potenzialmente drammatiche spinte centrifughe che si stanno manifestando.

Prima Pagina. Più Europa, più politica

Deficit democratico 2.0: quali rimedi?

di Vivien A. Schmidt

La crisi dell’eurozona non è solo economica, ma è anche di natura politica. Le politiche dell’area euro e le procedure per la gestione della crisi hanno esasperato gli annosi problemi di legittimità democratica dell’Unione europea. Ma il deficit democratico che fu al centro dei dibattiti dei primi dieci anni del secolo – e che riguarda la distanza tra gli organi decisionali europei e i cittadini, nonché la loro scarsa partecipazione politica e l’altrettanto scarsa rappresentanza diretta – non è nulla rispetto alla situazione attuale, che scaturisce dall’incremento delle pratiche decisionali intergovernative e tecnocratiche connesse alla crisi dell’eurozona. La domanda è: si può porvi rimedio mentre la crisi è in corso?

Prima Pagina. Più Europa, più politica

Verso un governo democratico dell'euro

di Roberto Gualtieri

Le misure introdotte, a partire dal 2010, per tentare di far fronte alla crisi economico-finanziaria dell’UE hanno finito per delineare una sorta di “unione monetaria rafforzata” che presenta importanti limiti politico-istituzionali: una governance economica fatta soprattutto di regole volte a garantire la disciplina di bilancio e un eccessivo peso attribuito ai paesi creditori nell’azione di sostegno finanziario a quelli in difficoltà. Per uscire dalla crisi, l’Unione dovrà dunque superare i limiti di questo modello di governance, dovrà ampliare e rafforzare le proprie competenze in ambito economico, porre rimedio alle debolezze delle sue procedure decisionali e colmare l’assenza di un adeguato livello di legittimazione democratica.

Prima Pagina. Più Europa, più politica

Il valore politico dell'elezione del presidente della Commissione

di Germanicus

L’elezione del presidente della Commissione europea consentirebbe di creare uno spazio politico europeo realmente integrato, di rafforzare la legittimità dell’esecutivo comunitario e fornire ai cittadini europei un importante riferimento simbolico. Le tre possibili modalità di designazione – elezione diretta, elezione tramite collegio elettorale ed elezione attraverso il voto del Parlamento europeo – presentano ciascuna vantaggi e inconvenienti. Tuttavia, l’ostacolo maggiore è di natura politica, giacché non tutti gli Stati membri accetterebbero di modificare in questo senso i Trattati.

Prima Pagina. Più Europa, più politica

Il silenzio dell'Unione sulle violazioni dei valori comuni

di Cesare Pinelli

Le gravi violazioni dei diritti democratici verificatesi negli ultimi anni in Ungheria e in Romania non sono state sufficienti a sollecitare, da parte delle istituzioni dell’Unione, l’attivazione di procedure e sanzioni. Il preoccupante silenzio dell’UE solleva alcuni paradossi e dubbi, tra i quali il provocatorio quesito se a questo punto ci si debba aspettare un intervento da parte dell’ormai vecchio Consiglio d’Europa piuttosto che dall’Unione stessa.

Prima Pagina. Più Europa, più politica

Dopo Lisbona. L'amaro risveglio dei Parlamenti nazionali

di Raffaello Matarazzo

Il Trattato di Lisbona ha introdotto una serie di misure che hanno rafforzato il ruolo dei Parlamenti nazionali negli affari europei, per quanto concerne sia il rapporto con le istituzioni comuni sia il controllo sui rispettivi governi. Smentendo quanti ritenevano che tali misure avrebbero ostacolato l’iter legislativo comunitario, finora le innovazioni di Lisbona sembrano aver avuto un impatto positivo nel rapporto fra Parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo, migliorando anche il coordinamento con i governi. Tuttavia, se la crisi dei debiti sovrani ha contribuito a dare impulso allo sviluppo di uno spazio pubblico europeo, molto rimane da fare per accrescere la politicizzazione dell’UE. Un ruolo determinante dovrà essere giocato dai partiti europei.

Agenda. Il dialogo, vera forza della democrazia

Parole a senso unico: monologhi e soliloqui tra I, me and myself

di Michela Marzano

La società attuale è sommersa dalle parole. Si tratta, però, di parole a senso unico, che non vengono utilizzate per costruire un dialogo: molto spesso chi parla è interessato soltanto a convincere e condizionare l’ascoltatore, senza avviare un reale confronto critico anche verso se stesso e le proprie idee. E la mancanza di dialogo è molto pericolosa, perché impedisce alla verità di circolare e permette che la violenza si diffonda senza opposizione.

Agenda. Il dialogo, vera forza della democrazia

Il dialogo: metodo e valore della democrazia

di Debora Serracchiani

La dialettica intrinseca al meccanismo maggioritario si è trasformata, nella seconda Repubblica, in una contrapposizione rigida fra gli opposti schieramenti e, ancor più tristemente, al loro interno. Ne ha fatto le spese quel dialogo che è la cifra stessa dell’esperienza democraticoparlamentare e che dovrebbe caratterizzare anche il confronto fra le generazioni, in politica come in tutti gli altri settori della vita sociale.

Agenda. Il dialogo, vera forza della democrazia

Dialogo interreligioso: quali prospettive?

di Gabriella Zarri

Il dialogo interreligioso si definisce come interazione e cooperazione di persone e gruppi di diverse fedi che operano per una maggiore conoscenza reciproca al fine di favorire la tolleranza e la libertà religiosa, pur nel rispetto delle rispettive credenze. L’origine della pratica risale ad alcune dichiarazioni e disposizioni del Concilio ecumenico Vaticano II, che assumono il dialogo come metodo di azione per favorire l’ecumenismo e per avviare rapporti di maggior conoscenza reciproca con le religioni non cristiane, allo scopo anche di sviluppare iniziative comuni volte a promuovere la pace e la giustizia sociale, la tolleranza e la formazione di un’etica condivisa.

Agenda. Il dialogo, vera forza della democrazia

Per un dialogo costruttivo tra impresa e lavoro

di Paolo Bonaretti

Il ruolo fondamentale che ricopre il dialogo tra lavoro e impresa al fine di garantire un migliore e più equilibrato sviluppo del sistema economico è comprovato dal fatto che le realtà, sia nazionali che aziendali, in cui questo dialogo si dimostra più efficace sono proprio quelle che conseguono i risultati migliori in termini di benessere e competitività. Per dare efficacia alle politiche per la crescita è quindi necessario realizzare un contesto favorevole al dialogo, prima di tutto restituendo dignità e valore al lavoro e alle organizzazioni che lo rappresentano.

Agenda. Il dialogo, vera forza della democrazia

Un mondo del lavoro senza dialogo tra generazioni

di Ida Regalia

Studi recenti indicano che il mondo del lavoro è sempre più sbilanciato a favore delle generazioni più mature, per quanto riguarda il sistema delle pensioni, il tipo di contratto (a tempo determinato o indeterminato) e l’accesso stesso alle dinamiche lavorative. In questo contesto non è certo possibile parlare di un dialogo intergenerazionale, a meno che non si sfruttino le possibilità offerte in questo senso dalla logica di governo delle transizioni, secondo l’approccio dei transitional labour markets, attraverso cui favorire il dialogo sia al momento dell’ingresso che in quello dell’uscita dal mercato del lavoro.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

Ripartire dal Mezzogiorno

di Italianieuropei

È un grido d’allarme, e allo stesso tempo di dolore, quello che proviene dal Mezzogiorno d’Italia e che, nelle pagine che seguono, raccogliamo e rilanciamo. Se c’è un’Italia che patisce per le conseguenze della crisi economica internazionale, le Regioni del nostro Sud rischiano di rimanerne schiacciate. Tutti i dati più recenti sul Mezzogiorno concordano nel dire che esso oggi soffre, ma in maniera estremamente più grave, degli stessi mali del resto del paese.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

Un utile strabismo; interventi di breve e lungo termine per l'economia meridionale

di Gianfranco Viesti

La fase recessiva degli ultimi anni ha particolarmente colpito il Mezzogiorno. La crisi può essere però l’occasione per ripensare al Sud e alle sue debolezze e ricercare con creatività soluzioni ai suoi problemi. Per far questo, occorre concentrarsi su alcune questioni fondamentali, da risolvere soprattutto valorizzando l’enorme capitale umano costituito dai tanti giovani che nel Mezzogiorno vivono e che sono ora senza prospettive. Si può partire da alcune prime proposte, semplici ed efficaci, consapevoli però che esse potranno non bastare se non saranno inserite in una strategia complessiva di investimento e di modernizzazione del Sud sul lungo periodo. È, quella dello sviluppo del Sud, una battaglia che può essere vinta solo combattendo su questo duplice fronte temporale.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

Nord-Sud: una crisi italiania troppo lunga

di Adriano Giannola

La spirale economica recessiva in cui il Mezzogiorno si è avvitato negli ultimi anni è il sintomo di un malessere più generale, che coinvolge l’intero paese e che rischia, se non contrastato, di degenerare a livello sociale. Occorre abbandonare le strategie “per parti” e cominciare a puntare anche su un Meridione che racchiude potenzialità enormi, tali da poter costituire, se adeguatamente sfruttate, il traino per un nuovo sviluppo industriale del nostro paese.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

Un'operazione culturale che condanna il Mezzogiorno

di Vito Peragine

Il modo in cui la questione del differente sviluppo delle aree del Nord e del Sud del paese è stata declinata negli ultimi anni è frutto di
un radicale mutamento culturale nell’approccio al problema, che si è alimentato di argomentazioni fallaci e parziali: il Sud è una voragine che assorbe spesa pubblica e sottrae risorse al Nord; il Nord, da solo, è l’unica speranza di ripresa per l’Italia intera; il Mezzogiorno è responsabile della propria debolezza. Sulle premesse di questo mutamento di paradigma è necessario interrogarsi.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

Questione meridionale e questione italiana

di Paola De Vivo

L’intensità della crisi economica dell’Italia ha finito per oscurare la gravità dei problemi economici e sociali raggiunta nelle aree meridionali del paese. Il Mezzogiorno sconta, infatti, in termini estremi, l’incapacità del sistema produttivo nazionale di adeguarsi alla nuova divisione internazionale del lavoro imposta dalla globalizzazione. È giunto il momento di decidere qual è la collocazione dell’Italia in questo nuovo scenario e quale ruolo esso può giocare nella definizione e attuazione di misure e processi adeguati a guidare la trasformazione e la rinascita del Sud e dell’Italia intera.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

La riscoperta dell'industria nell'Italia meridionale

di Federico Pirro

Una rapida ricognizione delle risorse industriali localizzate nel Sud Italia rivela che, in quest’area del paese, è presente un numero considerevole di grandi e medie aziende, attive anche in settori strategici per il sistema produttivo nazionale e dalle rilevanti ricadute occupazionali. Anche queste realtà, come del resto l’intera economia mondiale, stanno subendo ora i colpi della crisi; ma proprio la loro centralità per l’apparato industriale italiano e la loro capacità di creare lavoro impongono che tali produzioni debbano essere difese nei poli meridionali.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

Il mercato del lavoro nel Mezzogiorno: pensare oltre la crisi?

di Francesco Pastore

Per quanto riguarda il problema della disoccupazione, il nostro paese sembra essere ritornato a un dualismo Nord-Sud che si pensava ormai superato, e questo nonostante la crescente uniformità di modelli di consumo e stili di vita. Le cifre relative all’occupazione sono tornate ai livelli precedenti le riforme del mercato del lavoro e sono particolarmente gravi quando si riferiscono ai giovani e alle donne, cui va aggiunta la categoria dei NEET. Le cause della performance negativa del mercato del lavoro meridionale e del divario con il Nord vanno ricercate tanto dal lato della domanda quanto da quello dell’offerta di occupazione; e
su entrambi questi fronti è necessario agire per risolvere il problema.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

Mezzogiorno e brain drain: replicare per credere

di Gaetano Vecchione

Nel corso degli ultimi anni è aumentato il numero dei giovani meridionali che abbandonano il Mezzogiorno per andare a studiare o a
lavorare al Centro-Nord o all’estero. A differenza di quanto avveniva in passato, a emigrare sono oggi soprattutto laureati e diplomati. Questo ha un impatto negativo sulle Regioni di origine che sono così private della forza lavoro più qualificata. Le motivazioni che inducono i giovani a costruirsi una vita altrove sono varie e riguardano tanto le caratteristiche individuali e il percorso d’istruzione quanto le dinamiche economiche e la qualità delle istituzioni della Regione di provenienza. Tranne poche eccezioni, i tentativi sinora fatti per porre rimedio al fenomeno e incoraggiare il rientro dei cervelli in fuga risultano inadeguati.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

Donne in trappola

di Graziella Priulla

La disoccupazione femminile nel Mezzogiorno italiano ha raggiunto ormai cifre estremamente preoccupanti; le probabilità di trovare un lavoro per le giovani donne meridionali, anche con un titolo di studio elevato, si sono sostanzialmente azzerate. Ma dietro ai freddi numeri, che lasciano spesso indifferenti, vi sono persone in carne e ossa, che si sentono tradite, che vivono solo disincanto e disperazione. Centinaia di migliaia di donne, che hanno tante facce ma nessuna voce.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

Quale piano infrastrutturale per il Sud?

di Angela Stefania Bergantino

Il Sud soffre da sempre la carenza di un sistema di trasporto di merci e passeggeri efficiente. Le reti autostradali, stradali e ferroviarie versano in condizioni a dir poco disastrose, mentre il trasporto aereo compensa solo in parte queste mancanze, con servizi poco frequenti e collegamenti fra città e aeroporti perlopiù assenti. Va tutelato il diritto di tutti i cittadini alla mobilità e all’accesso ai servizi essenziali, ai mercati e alle informazioni; ed è per questo che un piano per le infrastrutture nel Mezzogiorno non può più essere rinviato.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

Rinnovabili al Sud: chimere o speranze?

di Giuseppe Surdi

Il Mezzogiorno gode, grazie alle sue caratteristiche geografiche e climatiche, di un enorme potenziale di produzione energetica da fonti rinnovabili. Si tratta di un potenziale che va però sfruttato in maniera sostenibile, dal punto di vista sia ambientale che economico, e collegato, affinché possa avere delle positive ricadute occupazionali e produttive, alla creazione di una filiera industriale in grado di competere sul piano internazionale. Se adeguatamente sostenuto e dotato di infrastrutture, il Sud potrebbe così diventare un hub di conoscenze, tecnologie, competenze e sperimentazioni nell’ambito delle energie rinnovabili.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

L'industria culturale e creativa nel Mezzogiorno: sfide mancate e opportunità da cogliere

di Valentina Montalto

Le risorse destinate dall’Unione europea agli interventi culturali nel Mezzogiorno non sono scarse, ma vengono gestite male e sperperate. Eppure, l’industria culturale e creativa offre un’opportunità straordinaria per lo sviluppo, anche economico, del nostro paese. Per poter cogliere questa irripetibile occasione occorre però definire con precisione cosa si intende per industria culturale e creativa, quindi individuare i ministeri competenti e i progetti da sostenere e garantire sbocchi professionali adeguati ai giovani che si formano nel settore, in modo da sfruttare appieno le loro competenze.

Focus. Ripartire dal Mezzogiorno

La mafia:nodo irrisolto dello sviluppo del Mezzogiorno (e dell'Italia)

di Rocco Sciarrone

La presenza della mafia, che non riguarda allo stesso modo tutto il Mezzogiorno, incide in modo diretto e indiretto sulla struttura economica delle realtà locali attraverso i traffici illeciti, il meccanismo dell’estorsione-protezione (il pizzo) e la partecipazione ad attività legali o formalmente tali. Quest’ultimo rappresenta l’aspetto più preoccupante e diffi cile da riconoscere e sradicare, e ha dato vita a una vera e propria area grigia di connivenza tra criminalità da una parte e imprenditori, politici e funzionari pubblici dall’altra: una specie di capitalismo politico-criminale che sta estendendo i suoi confini ben oltre il Meridione d’Italia.

Cronache della crisi

Riformare il sistema finanziario per uscire dalla crisi

di Carlo Pinzani

Sbaglia chi pensa che la crisi economico-finanziaria in corso, le cui origini risalgono al 2007, sia prossima alla fine. Ogni previsione su questo punto rischia di risultare inesatta, soprattutto perché chi si occupa di analizzarne i risvolti lo fa senza tener conto del problema nella sua interezza ma spezzettandolo in ambiti geografici o in problematiche settoriali. Questo permette, fra l’altro, di ignorare il vero nocciolo della questione: lo strapotere della finanza.

Dizionario Civile

Femminicidio

di Fabrizia Giuliani

Non occorre scomodare Gramsci per ricordare che quando si pone “la questione della lingua”, quando le parole segnalano un’impasse, si ha sempre a che fare con questioni di natura politica. La forma “femminicidio” rappresenta, si può dire, un caso esemplare. Fa il suo ingresso nei nostri vocabolari solo nel 2008 – grazie al lavoro pionieristico di Barbara Spinelli – in una raccolta di neologismi in cui sono riportate occorrenze comparse sui giornali dei dieci anni precedenti, e viene poi inclusa nei dizionari
d’uso a larga diffusione (Devoto Oli, Zingarelli).