Italianieuropei 5/2010
Italianieuropei 5/2010

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Gli anniversari sono sempre un buon momento per fare bilanci, per guardarsi dentro nel tentativo di conoscersi meglio e sciogliere i nodi irrisolti della propria esistenza. Anche per l’Italia che festeggia i suoi 150 anni è tempo di bilanci e di conoscenza di sé. Per questo abbiamo chiesto di raccontare questo paese a chi vive dell’arte di raccontare.

È un paese dal grande passato e dal futuro incerto quello che ci hanno svelato Luisa Adorno, Edoardo Albinati, Silvia Avallone, Marco Balzano, Maurizio Braucci, Pietrangelo Buttafuoco, Luca Canali, Mauro Covacich, Enrico Dal Buono, Giancarlo De Cataldo, Barbara Garlaschelli, Adele Grisendi, Chiara Ingrao, Marco Mancassola, Edoardo Nesi, Raffaele Nigro, Clara Nubile, Carlo Ossola, Enrico Palandri, Antonio Pennacchi, Sandra Petrignani, Flavio Santi, Clara Sereni e Sebastiano Vassalli. Un paese di gioventù precaria ma ancora capace di entusiasmo e fiducia nelle proprie capacità; un paese che, nonostante i suoi 150 anni, si chiede ancora, a tratti con entusiasmo, cosa farà da grande.

il Sommario

l' Editoriale

Altre Rome verranno

«Altre Rome verranno, delle quali non immagino il volto, ma che avrò contribuito a formare. Quando visitavo le città più antiche, sante, ma ormai estinte, senza valore presente per il consorzio umano, mi promisi sempre che avrei evitato alla mia Roma quel destino pietrificato d’una Tebe, d’una Babilonia, o di una Tiro. Essa sarebbe sfuggita al suo corpo di pietra; essa si sarebbe composta della parola Stato, della parola cittadinanza, della parola repubblica, insomma di una più sicura immortalità. […] Roma si perpetuerà nella più modesta città ove dei magistrati si diano cura di verificare i pesi dei mercanti, di pulire e illuminare le strade, di opporsi al disordine, all’incuria, alla paura, all’ingiustizia; di reinterpretare con ragionevolezza le leggi. Roma non finirà che con l’ultima città degli uomini».

gli Articoli

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Italia mia

di Luisa Adorno

Anni fa, una delle ultime volte che partecipai a un convegno della Fondazione Sciascia a Racalmuto, mi resi conto, con un’occhiata, di quanto la mia età fosse lontana da quella degli altri invitati a parlare. Così, aprendo bocca per prima, «Mi sento uno degli ultimi garibaldini» confessai «di quelli che, nella mia prima adolescenza, chiudevano i cortei fascisti sforzandosi di mantenere il passo» e aggiunsi «se Sciascia fosse qui riderebbe con me».

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

L’Italie telle qu’elle est

di Edoardo Albinati
L’imprenditoria, il crimine, i viaggi di esplorazione, l’arte e la letteratura sono tutte forme di autopromozione e autolegittimazione da parte di individui che tentano di sfuggire “alla stretta delle miserie morali e materiali” dell’esistenza piccolo-borghese, all’angustia e stagnazione dell’ambiente da cui si proviene. È una smania che può produrre: rapine, fondazione di giornali e partiti, film, fortune industriali, fughe nell’LSD. C’è chi uccide i genitori per prenderne l’eredità e chi scrive romanzi di 700 pagine o si candida alle elezioni europee.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Il futuro in sospeso

di Silvia Avallone

Eravamo arrivati a Bologna da tutte le province d’Italia. La maggior parte di noi proveniva dalle regioni del Sud: Puglia e Calabria in particolare; la minoranza invece si divideva tra Marche, Toscana, Veneto e chi, come me, aveva lasciato una provincia ai piedi delle Alpi che la crisi del tessile in pochi anni aveva spopolato.

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

La grotta delle capre

di Marco Balzano
Stamattina io e Anna abbiamo deciso di non andare in spiaggia. Non perché il cielo sia gonfio di nuvole né perché soffia più vento di ieri. Forse, senza volerlo, iniziamo a essere stanchi della vacanza o forse ci sentiamo in colpa per non aver girato neanche un po’. Il mare è così estraneo alla vita di due milanesi che quando lo vedi rischi sempre di abusarne, di ubriacarti gli occhi di cerchi di luce e di ingolfarti i polmoni con l’aria salata.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Tricolore 0102

di Maurizio Braucci
Rosso

Il Red abita a San Francisco, da quindici anni sta là e senza permesso di soggiorno, aspetta che Obama faccia questa benedetta legge per regolarizzarlo. Intanto desidera fare un viaggio a Napoli per riabbracciare i suoi ma non può; di ritorno l’immigration control statunitense gli vieterebbe l’ingresso in quella che oggi è la sua casa.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Alla bandiera dei tre colori ne serve solo uno

di Pietrangelo Buttafuoco
La sequenza dei colori non è mai chiara: se, dunque, viene prima il verde o il rosso. Non si capisce a prima botta. A metterlo in un quiz dei concorsi, il quesito, si rischia grosso. Il bianco è in mezzo, le bande sono verticali e va bene – e questo è facile – ma a colorare si rischia sempre l’errore. Detto a parole però, “verde, bianco e rosso”, viene facile. La bandiera d’Italia è questa. Senza niente in mezzo.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Il contributo della lingua all’Unità d’Italia

di Luca Canali
«Nos sumus Romani, qui fuimus ante Rudini». Questa la frase tramandata da un frammento (377 Vahlen) degli “Annales” di Ennio, autore del primo poema epico in esametri della letteratura latina. Originario di Rudiae, cittadina dell’Apulia, attraverso una carriera movimentata, e anche guerresca in Sardegna agli ordini di Catone il Vecchio (detto anche il Censore), Ennio era giunto a Roma dove aveva intrapreso con successo l’attività di scrittore di vari generi letterari, soprattutto dell’epica: gli “Annales”, di cui rimangono soltanto alcune centinaia di versi, che tuttavia costituiscono una preziosa testimonianza sulle guerre combattute da Roma per la sua difesa e soprattutto per la sua espansione nel centro d’Italia.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Prove tecniche di canzone civile

di Mauro Covacich

Tutto è cominciato con una telefonata. Stavo chiamando a casa di mia sorella per il solito aggiornamento sulla ciurma. Da lontano è così che mi piace pensare ai miei, un po’ cambusieri sempre troppo affaccendati, un po’ tigrotti di Mompracem. Aveva risposto Marco. «Ciao zio! Quando torni in Italia?».

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Thought in Italy

di Enrico Dal Buono
Tra la primavera e l’estate di 150 anni fa la Sicilia fu teatro della campagna militare che passò alla storia col nome di impresa dei Mille e che propiziò di fatto l’Unità d’Italia. Durante il luglio 2010 mi sono trovato casualmente, a un secolo e mezzo esatto di distanza, a trascorrere qualche giorno di vacanza nella stessa terra. Ero proprio nella parte occidentale dell’isola, per la precisione a San Vito lo Capo, nei pressi della costa dove sbarcò Garibaldi.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Brevi note sull’essere italiano, oggi come ieri

di Giancarlo De Cataldo

Ho iniziato a occuparmi del nostro Risorgimento nel 2003, per merito – colpa – di Mario Martone, che mi coinvolse nel progetto di un film. In parallelo alla stesura del copione, sedotto dalla quantità e qualità dei materiali storici e letterari con i quali entravo in contatto, prendeva corpo il progetto di una narrazione ispirata a quella stagione della quale si era persa la memoria. Al punto che io per primo avevo sul nostro Risorgimento, e, dunque, sugli eventi che portarono a edificare la nazione nella quale sono nato, vivo, lavoro, solo poche, confuse, contraddittorie e troppo spesso sbagliate informazioni.

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

15.000 battute

di Barbara Garlaschelli
Leggo e rileggo la lettera/invito che Massimo D’Alema ha spedito a me e a molti altri autori italiani, e provo un enorme disagio. Perché io non le ho 15.000 battute per raccontare gli italiani di oggi. Non ho le parole per raccontare «i loro obiettivi, le loro paure, speranze, difficoltà, ambizioni». Mi sento vuota di parole, nonostante il mestiere che faccio: scrivere storie.
È così avvilente e spaventoso ciò che l’Italia è oggi, che di parole non ne trovo.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Una famiglia italiana

di Adele Grisendi

Cesare era il nome di mio padre, nato nel 1915 in terra emiliana, provincia di Reggio Emilia. Figlio di Umberto Grisendi, contadino, da tutti chiamato Berto e di Adele Gualerzi, lui del 1881 e lei del 1886. I bisnonni paterni, anch’essi contadini, si chiamavano Ardemio e Luigia, nati nel 1848 e nel 1852. La famiglia era meglio conosciuta con uno scutmaj, un soprannome: Giavaréina.

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Le pietre e l’arco

di Chiara Ingrao

Si potrebbe partire da Garibaldi, come di prammatica. Per gettare luce sul presente, scrutare le mille facce di quell’eroica spedizione, in bilico tra messaggi di libertà e rivolte contadine soffocate nel sangue, tra slancio unitario e dono di terre colonizzate a un re sabaudo. O fare un salto di un altro centinaio d’anni, per interrogarsi su una spedizione un po’ più vicina, che nel 1972 fece scendere a Reggio Calabria i lavoratori di tutta Italia, a gridare «Nord, Sud, uniti nella lotta». Quale direzione prenderebbe, nell’Italia malata del nuovo millennio, una spedizione che volesse resuscitare quegli slanci?

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Sogni

di Marco Mancassola

Il sogno di Silvio
Ero diventato un coniglio bianco. Ero proprio un coniglio bianco e una ragazzina mi rincorreva. Saltellavo e ogni tanto mi fermavo per farla avvicinare fino a quando mi infilavo in una cavità tra i cespugli e lei mi veniva dietro. A quel punto mi sono svegliato. Sono rimasto tra le lenzuola ascoltando la pioggia battere contro la finestra e poi, senza rendermene conto, ero di nuovo nella cavità tra i cespugli.

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

L’Italia e i suoi giovani

di Edoardo Nesi

Edoardo Nesi, autore del romanzo “Storia della mia gente”, edito da Bompiani, ha vinto il Premio Strega 2011. In questa occasione pubblichiamo il suo racconto “L’Italia e i suoi giovani” apparso su Italianieuropei 5/2010.

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

L’uomo che vendeva entusiasmo

di Raffaele Nigro
Siamo qui, tra i ligustri di via De Rossi, al centro di una città alla foce dell’Adriatico, in un braccio di strada isolato dai vigili, nell’arrembaggio delle troupe televisive. La primavera si annuncia con una folata di scirocco. Un monitor a tutto volume sistemato su un trespolo che sovrasta la folla dice che c’è stata scarsa affluenza alle urne in tutto il paese ma che tra pochi minuti i seggi saranno chiusi e comincerà la ridda degli exit poll.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Sotto la parola Italia c’è

di Clara Nubile
Italiana, lo sono diventata tardi. A diciotto anni, in un pomeriggio di maggio con lo scirocco che oscurava lo sguardo e stropicciava le pagine dei libri. La maturità era alle porte, incombeva sulle nostre vite esili come fili d’erba, e noi passavamo giornate intere a farci percuotere dal vento di sud-est per diventare cuoio. Quel pomeriggio io, Anna e Carmine avevamo acceso la televisione – il nostro tempio moderno – e ci eravamo appollaiati sul balcone, spalancando le finestre di tutta la casa.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Una Unità, centocinquanta anni e mille differenze

di Enrico Palandri

Il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia è un’occasione per pensare a cosa siamo non solo per le contingenze politiche degli ultimi anni che, con l’affermarsi dei movimenti secessionisti e federalisti, hanno reso evidente il superamento del ciclo storico in cui è iscritto il nostro Risorgimento, ma per questioni più profonde su cui vale la pena riflettere.

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Pomezia, per la via di Roma

di Antonio Pennacchi

Da ragazzi, il pomeriggio, a Latina non c’era niente da fare e così, ogni tanto, andavamo a Roma con l’autostop. Era il 1966 e Bruno Lauzi cantava: «con quella faccia un po’ così, / l’espressione un po’ così, / che abbiamo noi / quando andiamo a Genova». Io non so in che modo Bruno Lauzi e gli amici suoi andassero a Genova, se con la macchina, il treno o la motocicletta. Noi a Roma andavamo con l’autostop, ma ci andavamo esattamente con la stessa faccia ed espressione che avevano loro.

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

A che punto è la notte della narrativa in cui tutte le realtà sono nere?

di Sandra Petrignani
In genere, nei momenti di crisi profonda di un’epoca, gli scrittori, gli artisti tendono a rifugiarsi altrove, altrove rispetto alla triste realtà che li circonda. La decadenza genera curiose euforie e l’euforia artisticamente genera innovazioni e l’innovazione artistica incide sul sociale generando qualche spinta, mai risolutiva di niente mi pare, ma insomma almeno è un contributo non immobile. Che oggi siamo nel bel mezzo di una crisi epocale, di una lunga decadenza, di una depressa sensazione di non avere un futuro, di non sapere da che parte cominciare per progettarlo, appare incontestabile.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Aspetta primavera, Bianciardi...

di Flavio Santi

Intendiamoci, a me Luciano Bianciardi mi fa una pippa. Prima ho visto il film “La vita agra” di Lizzani, con Ugo Tognazzi e Giovanna Ralli, poi ho letto il libro. Embè? Questo è niente, mi sono detto al termine della lettura, le tue disavventure nel mondo editoriale e culturale sono niente, caro Bianciardi, ovunque tu sia adesso. Ci sarà, no, un paradiso degli scrittori? Anzi no, ti vedo meglio in una specie di purgatorio o addirittura all’inferno.

Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Come formichine laboriose

di Clara Sereni
Era un altro secolo. Un altro mondo. Un’altra vita. Avevo pubblicato un primo libro, scivolato via perché innovativo ma sopratutto brutto. Stavo cercando di scrivere qualcos’altro: perché scrivere mi piaceva, e di scrivere avevo bisogno.
Il mio compagno di allora lesse, analizzò, stroncò. Discutemmo. Più che altro mi difendevo, difendevo il desiderio di scrivere.
Grand Tour. Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Il carattere degli italiani e il signor B.

di Sebastiano Vassalli

Quello del carattere nazionale è un tema importante: direi addirittura un tema obbligato, se vuoi fare il mestiere dello scrittore in modo non superficiale. Naturalmente se scrivi romanzi di genere: i romanzi neri, i gialli, i rosa, i verdastri (come diceva Céline…), puoi anche non occuparti di queste faccende, perché ti muovi nell’universalità della superficialità. Sei un “cittadino del mondo”: i sentimenti e gli orifizi, più o meno sono gli stessi dovunque. Ma se vuoi andare al di là dell’intrattenimento non puoi sfuggire alla consapevolezza di appartenere a una lingua, a una storia, a una comunità di parlanti. Ti piaccia o no.