La Germania si rimette in movimento

Di Redazione Lunedì 01 Settembre 2003 02:00 Stampa

Una volta lei ha affermato che i partiti della sinistra in Europa devono accettare la realtà come punto di partenza della loro politica per modificare questa realtà. Ma quali sono i passi necessari? In tutta l’Europa siamo confrontati con immense sfide connesse alla globalizzazione e allo sviluppo demografico. Questo è il punto di partenza. Se vogliamo salvaguardare il modello di Stato sociale europeo, e questo deve essere l’obiettivo dei partiti socialdemocratici in Europa, allora dobbiamo rinnovare le strutture dei sistemi di sicurezza sociale.

 

Italianieuropei intervista Gerhard Schröder

 

Una volta lei ha affermato che i partiti della sinistra in Europa devono accettare la realtà come punto di partenza della loro politica per modificare questa realtà. Ma quali sono i passi necessari?

In tutta l’Europa siamo confrontati con immense sfide connesse alla globalizzazione e allo sviluppo demografico. Questo è il punto di partenza. Se vogliamo salvaguardare il modello di Stato sociale europeo, e questo deve essere l’obiettivo dei partiti socialdemocratici in Europa, allora dobbiamo rinnovare le strutture dei sistemi di sicurezza sociale.

 

Quali sono gli obiettivi principali delle riforme strutturali che il Governo federale vuole realizzare in Germania e che genere di risposta può dare a chi si oppone a queste riforme sostenendo che non sono socialmente bilanciate?

I dieci maggiori progetti di riforma, che io ho presentato con il nome di «Agenda 2010», modificheranno le strutture sul mercato del lavoro e nei sistemi di previdenza sociale. L’obiettivo è quello di creare una base per una maggiore crescita e per nuovi posti di lavoro. Che di questo si discuta in maniera controversa, è comprensibile considerando anche i tagli di prestazioni. Se vogliamo tuttavia creare giustizia a lungo termine, allora queste riforme sono ineludibili. Intendiamo infatti dare lavoro alla gente, proteggerla dai grandi rischi che la vita può comportare e soprattutto fare in modo che la provenienza sociale non sia determinante per le opportunità di vita di una persona.

 

Lei ha constatato giustamente che il «Patto di stabilità e crescita» deve venire interpretato in maniera flessibile. Potrebbe essere più preciso?

Al momento è indispensabile sostenere la ripresa economica che si sta prospettando in Europa tramite una politica per più crescita sostenibile e più occupazione. È necessario un trinomio di riforme strutturali, consolidamento di bilancio e impulsi congiunturali. In questo modo è dato anche il punto di riferimento diretto con il Patto di stabilità e crescita. Si tratta di un patto che alcuni considerano essere esclusivamente un patto di stabilità in Europa. Si chiama però Patto di stabilità e crescita. Da un canto ciò significa che in una fase nella quale si registrano i primi segnali positivi di ripresa congiunturale in Europa, l’obiettivo della stabilità non può essere proclamato unico obiettivo. L’obiettivo della crescita è di altrettanta importanza, e vi sono delle fasi in cui l’obiettivo di crescita deve venire maggiormente accentuato in modo che i segnali congiunturali positivi si trasformino in crescita economica reale. Noi ci troviamo in una fase di questo genere.

 

Come si può potenziare la competitività industriale dell’Europa?

Per quanto concerne la crescita e l’occupazione, ma anche l’innovazione, l’industria svolge un ruolo chiave, contribuisce infatti all’economia dell’Unione europea nel suo complesso per un quarto e dà lavoro a quarantacinque milioni di persone. Pertanto, in occasione del Consiglio europeo di Bruxelles nel marzo 2003, abbiamo preso importanti decisioni, peraltro su iniziativa di Germania, Francia e Gran Bretagna. Abbiamo bisogno di una verifica delle condizioni quadro e di una sistematica valutazione dell’impatto di importanti progetti della legislatura in corso in modo che il settore industriale possa esaurire completamente il suo potenziale.

 

Quali sono gli interessi e gli obiettivi comuni che dovrebbero fungere da filo conduttore per trovare un consenso sulle proposte della Convenzione sul futuro dell’Europa? Quali sono i risultati che lei si attende dalla Conferenza intergovernativa?

La Convenzione ha presentato un progetto di Costituzione europea che, se verrà accettato, migliorerà notevolmente la democrazia, la capacità di azione e la trasparenza nell’Unione europea. L’obiettivo principale è la gestibilità politica dell’Unione europea allargata a 25 e più Stati membri. Il successo della Convenzione è dovuto in larga misura all’eccellente lavoro svolto dal Presidium. In questo senso rivolgo un particolare complimento a Giuliano Amato che, nella sua veste di vicepresidente, vi ha concorso notevolmente. È stato anche Giuliano Amato che nel 2000, allora egli era presidente del Consiglio italiano, ha avviato il processo di elaborazione di una Costituzione europea. Sono dell’avviso che il risultato della Convenzione rappresenti anche un giusto compromesso tra gli interessi dei grandi e dei piccoli Stati membri. Questo compromesso non dovrebbe venir rimesso in dubbio in occasione della Conferenza intergovernativa che inizierà il 4 ottobre, diversamente verrà messo in pericolo il successo della Conferenza.

 

Dove si colloca il giusto equilibrio tra centralizzazione e principio di sussidiarietà nell’Unione europea?

Anche a questo proposito, la Convenzione ha trovato un buon compromesso. Grazie alle disposizioni messe a punto dalla Convenzione, in futuro saranno più chiare le competenze del livello europeo e quelle del livello nazionale. La Germania, come Stato federale, considera di particolare importanza la posizione delle regioni e dei comuni nella struttura europea. I cittadini pretendono però anche che l’Unione europea, nei settori di sua competenza, sia veramente in grado di agire e di decidere. E in questo senso la nuova Costituzione ha compiuto grandi passi in avanti. Il presidente della Commissione viene nettamente rafforzato e sarà in futuro eletto dal Parlamento europeo. Il Consiglio europeo avrà un presidente permanente eletto. La nuova carica di un ministro degli Esteri europeo consentirà alla Politica estera e di sicurezza dell’Unione europea di compiere notevoli progressi.

 

Quali sono le comunanze fra Germania e Stati Uniti rispetto alla questione della ricostruzione dell’Iraq? Quali sono gli eventuali passi che potrebbero venir supportati dagli Stati Uniti e dall’Unione europea per consentire uno svolgimento positivo del processo di stabilizzazione in Iraq?

In comune abbiamo l’obiettivo e l’interesse di portare avanti con successo la ricostruzione dell’Iraq nell’ottica della stabilizzazione e della democratizzazione del paese. Per raggiungere la pacificazione dell’Iraq riteniamo necessario che il ruolo delle Nazioni Unite venga potenziato e ampliato. L’Iraq necessita di una prospettiva concreta di riconquista della sua sovranità e di passaggio dei poteri a una autorità irachena legittimata. Inoltre è importante che vengano ripristinate le infrastrutture e che le condizioni di vita della popolazione migliorino.

 

La Germania si impegna fortemente nell’ambito della missione internazionale in Afghanistan. Potrebbe spiegare ai lettori italiani i motivi della presenza tedesca in questo paese?

Dopo l’11 settembre 2001, la Germania ha partecipato militarmente, nell’ambito dell’operazione «Enduring Freedom», alla lotta contro il terrorismo internazionale. L’Afghanistan era la patria e la base logistica dei terroristi. Dopo lo smantellamento del regime dei talebani in Afghanistan, la comunità internazionale ha il compito di impedire che il paese torni a essere un «porto sicuro» per i terroristi e di organizzare, sotto l’egida delle Nazioni Unite, la ricostruzione politica ed economica del paese. Organizzando la prima conferenza sull’Afghanistan delle Nazioni Unite a Petersberg presso Bonn nel dicembre del 2001, la Germania in Afghanistan si è assunta una parte di responsabilità politica per il processo di nation-building. Sono certo che il nostro forte impegno, anche nell’ambito degli aiuti umanitari e della ricostruzione del paese, vi concorrerà.