Le ragioni della nostra Waterloo

Di Massimo Mucchetti Martedì 17 Aprile 2018 16:06 Stampa

Quale può essere il commento della sinistra sulla sua Waterloo del 4 marzo? E quali lezioni ne può trarre? La risposta alla prima domanda si articola nell’analisi dei cambiamenti della politica e della società, indotti dalla tecnologia, dall’economia e dalla politica stessa. La risposta alla seconda domanda si articola anch’essa su due piani. Il primo è costituito dal posizionamento e dalla leadership dei partiti della sinistra, il secondo dalla azione di governo possibile per la sinistra, ma mi verrebbe da dire per la politica democratica in generale. L’analisi non può non partire da un fatto incontestabile: il risultato elettorale del PD e di LeU cala una pietra tombale sul ceto politico che si era formato nella prima Repubblica alle scuole, un tempo concorrenti, della DC e del PCI. Questo risultato completa la rottamazione dei partiti di massa novecenteschi, iniziata nei primi anni Novanta con la critica radicale del parlamentarismo, sottesa al referendum di Mario Segni, e con le inchieste giudiziarie di Mani pulite o, per essere più precisi, con la gestione politica di quelle inchieste da parte delle classi dirigenti ex comuniste ed ex democristiane.

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