Sulle conquiste di ieri si costruisce il Brasile di domani

Di Italianieuropei intervista Luiz Inácio Lula da Silva Mercoledì 03 Settembre 2014 08:54 Stampa

Dei temi che saranno al centro della campagna presidenziale di ottobre, dei progressi economici e sociali del gigante sudamericano, dell’esperienza dei mondiali di calcio, delle sfide che attendono il Brasile e, in particolare, il Partido dos Trabalhadores, Italianieuropei ha discusso con l’ex presidente brasiliano Lula da Silva.

Italianieuropei Il Brasile si prepara ad affrontare un importante appuntamento elettorale. Su quali temi si giocherà la campagna? Quale peso avranno le misure di intervento nel sociale che, ricordiamolo, nei suoi due mandati e in quello di Dilma Rousseff hanno permesso a 40 milioni di persone di uscire dalla povertà? Quale può essere la ricetta giusta per vincere ancora una volta?

Luiz Inácio Lula da Silva La campagna sarà imperniata sull’eredità lasciata da dodici anni di governo del Partido dos Trabalhadores (PT). L’investimento nelle politiche sociali ha portato alla più importante crescita collettiva che il paese abbia mai conosciuto. Oltre al dato citato, ricordiamo che sono stati creati 20 milioni di posti di lavoro ufficiali, più di 50 milioni di ettari di terra sono stati resi disponibili per la riforma agraria e il Brasile è diventato la settima economia del mondo. È importante consolidare i progressi ottenuti e garantire che non si verifichino battute d’arresto. È questa la posta in gioco delle prossime elezioni. Il nostro progetto per il Brasile prevede uno sviluppo che comprenda l’inclusione sociale, in contrapposizione al progetto, fondamentalmente neoliberista, del governo precedente, che favoriva solo un terzo della popolazione. Il nostro PIL è passato da 550 miliardi di dollari a 2200 miliardi. Per la prima volta nella storia abbiamo raggiunto, dal punto di vista tecnico, la piena occupazione. E, insieme all’inclusione sociale, abbiamo messo in atto una vera e propria rivoluzione educativa, dalle scuole elementari alle università, che ha aumentato il livello culturale e professionale della popolazione e la produttività della nostra economia. Penso che non esista una ricetta per vincere le elezioni. È sufficiente mostrare ciò che è stato fatto e presentare le proposte per il futuro, spiegare che il Brasile ha compiuto grandi progressi, sia economici che sociali, in un contesto internazionale assai difficile, in cui molte delle maggiori economie mondiali hanno avuto problemi nel mantenere alta la crescita economica e in cui la disoccupazione è aumentata.

 

IE Nel processo di maturazione economica il sistema di istruzione, formazione e ricerca ha un ruolo fondamentale. Tuttavia, su questo fronte il Brasile registra ancora un certo ritardo. Cosa occorrerebbe fare, a suo giudizio, per recuperare questo gap?

Lula È vero che il Brasile è storicamente in ritardo nel campo dell’istruzione, anche rispetto ad altri paesi del Sud America. Ad esempio, il Perù nel 1550 aveva già la sua prima università. Il Brasile ne avrà una soltanto nel 1930; insomma, abbiamo avuto la nostra prima università dopo quasi quattrocento anni. Ma in dodici anni abbiamo fatto ciò che non è stato fatto in un secolo. Abbiamo incrementato il bilancio del ministero dell’Istruzione da circa 15 miliardi di dollari nel 2003 a 45,5 miliardi nel 2013. In questo modo è stato possibile ampliare tutte le università federali esistenti, creare 18 nuove università e 126 nuovi campus all’interno del paese. Tutto ciò senza parlare del Pro-Uni, un programma che copre le tasse universitarie con borse di studio per giovani in difficoltà, che ha già consentito a 1,4 milioni di giovani poveri l’accesso alle scuole superiori e al FIES, un programma di credito educativo in cui il governo si fa garante di un prestito che lo studente rimborserà quattro o cinque anni più tardi, dopo la laurea. Con tutte queste iniziative il numero degli studenti universitari è raddoppiato, passando da 3,5 milioni a 7 milioni, la maggioranza dei quali rappresenta la prima generazione della famiglia di provenienza a conseguire un diploma universitario. E la presidente Dilma sta andando sempre più avanti in questa direzione. È consapevole dell’importanza di investire nell’istruzione per portare il Brasile nell’era della conoscenza. Ha creato il programma speciale denominato Scienze senza Frontiere, che ha consentito a 60.000 giovani studenti e ricercatori brasiliani di studiare nelle migliori università del mondo. E il Congresso ha approvato il progetto della presidente Dilma che riserva il 50% del fondo Pré-Sal (risorse provenienti dal petrolio rinvenuto sulle coste brasiliane) all’istruzione e il 25% alla sanità. Questo progetto è stato convertito in legge, una conquista storica per la popolazione. Se siamo riusciti a fare tanto per l’istruzione senza le risorse del Pré-Sal, figuriamoci cosa potremo fare ora con questa voce aggiuntiva. Le borse di studio per i master sono passate da 13.000 a 48.600; per il dottorato, da 10.400 a 38.300 nel 2013. Le borse di studio regolare all’estero, che erano 2600 nel 2002 sono diventate 24.400 nel 2013. Per citare soltanto un esempio, la Petrobras negli ultimi dieci anni ha fatto richiesta di 450 brevetti e questo numero è legato alla grande domanda di tecnologia e innovazione per lo sfruttamento auspicato dal Pré-Sal. Questo dimostra il talento e la capacità dei brasiliani.

 

IE Al di là degli aspetti economici, forti si stanno facendo, da parte di associazioni e società civile, le richieste di un ulteriore progresso in materia di diritti civili e sociali. Cosa occorre fare per dotare il Brasile di un sistema di welfare adeguato al suo status di grande potenza economica? Qual è il suo giudizio sui movimenti di protesta che hanno interessato il paese nel giugno 2013?

Lula Negli ultimi undici anni il Brasile ha avuto un grande sviluppo economico e sociale. È chiaro che ora abbiamo una nuova generazione di persone che vogliono di più perché hanno già ottenuto tanto. Ed è comprensibile che sia così. C’è inoltre da tener conto che le persone in Brasile non hanno fatto richieste neoliberiste. Non vogliono fare a meno dello Stato. Chiedono più servizi pubblici e uno Stato più efficiente. E io credo che queste manifestazioni nascondano anche la necessità di ampliare ancora di più la democrazia e la partecipazione da parte dei cittadini. Crediamo che la nuova politica consista nell’adeguare i diritti di base ai nuovi diritti, come quelli delle minoranze, delle donne e dei giovani. È per questo che nel nostro paese urge una riforma politica. Abbiamo bisogno di dare un nuovo senso alla politica attraverso una maggiore partecipazione della popolazione e, in particolare, dei giovani. È necessario rinnovare la politica, non solo in Brasile, avvicinandola di più alle persone, ai giovani, ai nuovi mezzi di comunicazione e alle loro aspirazioni quotidiane. Spetta a noi politici lavorare per rendere realizzabili queste nuove aspirazioni, che a volte non sono semplici e riflettono spesso una società complessa come quella brasiliana, che sta vivendo una grande trasformazione.

 

IE Il passaggio alla maturità economica, il consolidamento delle istituzioni democratiche, l’emergere di diritti sociali e politici da parte di una nuova classe media più consapevole rappresentano sfide epocali per le forze della sinistra progressista brasiliana che è chiamata ad aggiornare la propria agenda politica, il suo messaggio e gli strumenti di comunicazione che utilizza. Come si sta attrezzando il Partido dos Trabalhadores ad affrontare questa sfida?

Lula Il Partido dos Trabalhadores ha contribuito in maniera determinante al coinvolgimento di migliaia di persone in politica, alla modernizzazione e alla democratizzazione della politica brasiliana, governando il Brasile da dieci anni; e, spesso, per il PT, non è semplice essere il partito di governo. Sono convinto che abbia bisogno non solo di un rinnovamento profondo ma anche di recuperare il suo legame con i movimenti sociali, avvicinandosi ancora di più ai giovani brasiliani, per dare risposte nuove a problemi nuovi. Il PT non può essere incarnato soltanto da Lula o Dilma e dai suoi rappresentanti eletti. Il PT sono migliaia di brasiliani che lottano e si sacrificano per costruire questo partito che sta modernizzando il paese. Abbiamo bisogno di recuperare la vita di partito, oltre la sfida elettorale, e farò tutto ciò che mi è possibile per contribuire in tal senso. Oggi il Brasile ha bisogno (e il Partido dos Trabalhadores difende e lotta per una riforma politica in questa direzione) di eliminare il peso del potere economico nelle sfide elettorali, rafforzare i partiti e rendere la politica più accessibile, più vicina e più partecipativa per i cittadini.

 

IE Come è possibile rispondere alla preoccupante crisi di credibilità che, in America Latina come nei paesi del cosiddetto “Nord del mondo”, colpisce i partiti politici? Non è forse in crisi il concetto stesso di democrazia così come l’abbiamo conosciuta finora?

Lula La mia militanza politica è iniziata durante la dittatura. Ciò che dico ai giovani, ogni volta ne ho l’opportunità, è che non vi sono soluzioni fuori dalla politica e dalla democrazia. Perché tutte le alternative sono peggiori. Gli italiani sanno che l’alternativa alla politica è stata rappresentata dal fascismo. Noi latinoamericani sappiamo che l’alternativa alla politica sono state le dittature. Solo con la politica un metalmeccanico e poi una donna sono potuti diventare presidenti del Brasile, un indio è diventato presidente della Bolivia e un nero presidente degli Stati Uniti. Penso che dobbiamo affrontare la crisi della politica, invitando le persone ad avvicinarsi alla politica e a porsi delle domande su di essa. Quando sono entrato nel partito, volevo verificare che fosse possibile dare una risposta alle rivendicazioni che ponevo come sindacalista. Quindi trovo che dobbiamo includere le leadership giovanili, sindacali, delle donne, per rinnovare la politica. È stato detto, e a ragione, che mentre la società è entrata nell’era digitale la politica è rimasta analogica. In Brasile il Partido dos Trabalhadores sta combattendo anche per riformare il sistema politico, per fare in modo che la società possa trovare nuove forme di partecipazione.

 

IE Il Brasile è stato al centro dell’attenzione internazionale perché sede dei mondiali di calcio 2014. Qual è il suo giudizio su questa esperienza, anche in vista dei giochi olimpici che il paese si prepara a ospitare nel 2016?

Lula Penso sia stata un’esperienza molto positiva. La stampa brasiliana, per motivi politici, ha commesso un errore di valutazione che ha influenzato in tal senso la stampa straniera. Ancora prima che la competizione iniziasse ero molto preoccupato per la nostra squadra, mentre avevo la certezza che il Brasile sarebbe stato in grado, come in effetti è stato, di organizzare quella che probabilmente è stata la miglior Coppa del mondo di tutti i tempi. Dicevano che gli stadi non sarebbero stati pronti in tempo, che gli aeroporti sarebbero stati caotici, che ci sarebbero stati problemi di sicurezza, invece tutto è andato bene. Penso sia stata una lezione contro i preconcetti di cui ancora soffrono i paesi in via di sviluppo, i paesi del Sud America, come il Brasile, che ha dimostrato di essere in grado di far fronte a eventi di questa portata, ospitando circa un milione di turisti stranieri, in un felice incontro di civiltà. La preparazione delle Olimpiadi del 2016, che avranno luogo a Rio de Janeiro, procede bene e la Coppa si è rivelata una grande esperienza. Penso che le Olimpiadi saranno un altro grande avvenimento, in cui le persone avranno nuovamente l’opportunità di conoscere ancora di più il Brasile e ciò che il paese ha di meglio da offrire: il suo popolo.

 

IE A marzo lei ha incontrato il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Cosa si sente di suggerire al futuro governo brasiliano per rafforzare i rapporti con il nostro paese?

Lula Penso che il Brasile e l’Italia possano rafforzare i loro già intensi rapporti e lavorare affinché il Sud America e l’Europa si avvicinino ancora di più. Abbiamo una grande comunità italo-brasiliana e numerose aziende italiane sono in Brasile da decenni. Ora, sempre di più, le aziende brasiliane operano in Italia. Considero importante che molte persone in Europa sappiano che in Sud America non c’è mai stato un momento storico con tanta pace, democrazia e inclusione sociale. È per questo che risulta importante rafforzare i nostri legami politici ed economici, senza preconcetti, sapendo che è necessario non soltanto voler vendere, ma anche acquistare di più dai partner commerciali, per poter avere scambi commerciali equilibrati e investimenti produttivi. Ho avuto un’ottima impressione del primo ministro Matteo Renzi. Un uomo molto maturo e determinato a portare avanti le riforme di cui l’Italia ha bisogno, difendendo i diritti dei ceti popolari e modernizzando il paese. Ha manifestato interesse per le politiche sociali brasiliane, soprattutto per la quantità di persone che abbiamo sottratto alla povertà in questi ultimi dieci anni. Penso che Renzi stia preparando l’Italia per le sfide del XXI secolo e che darà una buona prova di governo, diventando un punto di riferimento europeo.

 

IE Il Brasile è ormai una potenza economica, una democrazia consolidata e un attore globale. Come immagina le future relazioni con Stati Uniti e Unione europea?

Lula Con il maggior ottimismo possibile. Mi è piaciuta molto una dichiarazione del cantante Chico Buarque sulla nostra politica estera: «È un governo che discute alla pari con tutti: non parla a bassa voce con Washington e ad alta voce con la Bolivia e il Paraguay». Ed è questo che auspichiamo per i rapporti internazionali: di non essere né meglio né peggio di nessuno, ma di essere uguali agli altri. Abbiamo mantenuto buoni rapporti con gli Stati Uniti e abbiamo sviluppato rapporti diversificati, anche con i paesi dell’America Latina, dell’Africa e dei BRICS. Perché non esiste contraddizione tra le due cose. In realtà, dal 2003, abbiamo incrementato i rapporti commerciali anche con i paesi sviluppati. Inoltre, è aumentato il numero di turisti e, tramite Scienze senza Frontiere, abbiamo mandato studenti nelle università europee e degli Stati Uniti. Lo sviluppo del Brasile e l’inclusione sociale ed economica di milioni di brasiliani hanno ampliato il mercato dei consumi per le imprese, i prodotti e i servizi europei. Un Brasile più giusto e con una democrazia consolidata sarà in grado di mantenere un rapporto sempre più profondo e produttivo sia con l’Europa che con gli Stati Uniti, per la costruzione di un mondo più prospero, con più pace e meno fame e povertà.