Vizi e virtù delle infrastrutture lombarde

Di Filippo Penati Venerdì 29 Febbraio 2008 16:38 Stampa

Quella tra il territorio milanese e le infrastrutture è sicuramente una relazione molto complessa: Milano è una città in cui la crescita non si è concentrata sullo sviluppo di un unico mercato di riferimento; al contrario, il capoluogo lombardo può vantare un tessuto economico diversificato e caratterizzato dalla presenza di imprese in grado di rappresentare l’eccellenza in molti, differenti, settori.


Queste società oggi affrontano una serie di problemi legati al fatto che negli ultimi anni l’impresa è stata in grado di crescere molto più velocemente di quanto, nel frattempo, non abbiano fatto le infrastrutture. Per questo, da tempo la Provincia di Milano si è data una priorità che ancora oggi considera di importanza critica: guidare lo sviluppo della rete e dei servizi, sostenendo la crescita economica dell’area metropolitana, tenendo conto delle esigenze degli enti coinvolti e della qualità ambientale del progetto. Il punto di partenza deve tuttavia essere una analisi attenta dello stato dell’arte.

La rete c’è, funziona, ma non basta Partiamo da qui, dalla rete. Le aziende che oggi operano sul territorio, nonostante appartengano a settori tanto diversi, sono strettamente collegate tra loro da una fitta rete di relazioni. Una rete di scambi che alimenta e al tempo stesso si alimenta del passaggio di persone e merci. Il traffico, però, si sviluppa su un’area relativamente poco estesa, che deve fare i conti con limiti strutturali legati alla storia, alle caratteristiche dell’area metropolitana e alla forte ten denza all’utilizzo dell’auto da parte di chi ha bisogno di spostarsi, anche all’interno della città.

Ecco perché le infrastrutture esistenti nell’area metropolitana, nonostante abbiano un discreto livello di qualità, spesso lavorano al limite massimo della propria capacità. Un limite che, in molti casi, finisce per essere addirittura superato: si pensi, ad esempio, ai periodi in cui Milano ospita fiere o eventi di particolare rilevanza culturale, oppure ai guasti o problemi sulla rete infrastrutturale. Quando questo succede, quello stesso interscambio che alimenta la vita e l’economia dell’area metropolitana finisce per soffocare questa vitalità.

Milano e le altre grandi città lombarde La fitta rete di relazioni che lega le imprese milanesi si ritrova anche nel rapporto che la città ha con gli altri grandi centri della Lombardia. La prossimità di poli come Bergamo e Brescia – solo per citare i più vicini – molto dinamici dal punto di vista dello sviluppo e della creazione di ricchezza, ha fatto sì che all’interno dell’area metropolitana si sia creato un sistema economico estremamente efficiente.

Secondo i dati di Confindustria Lombardia, la regione rappresenta una delle più importanti concentrazioni produttive in Italia e un centro economico di livello europeo: 9,4 milioni di abitanti, 4,2 milioni di occupati, 20,1% del prodotto interno lordo, 27,9% dell’export e 37,2% dell’import italiano. Impressionante, poi, è il dato di crescita del nostro territorio, che ha fatto registrare un aumento del PIL di oltre il 2% lo scorso anno.

Le infrastrutture rincorrono l’economia Secondo gli stessi studi dell’osservatorio attivato da Confindustria Lombardia, la crescita economica che si è registrata negli ultimi decenni ha generato una forte pressione sulle infrastrutture lombarde: la rete, tuttavia, non è stata adeguata in maniera sistematica alle nuove esigenze di trasporto di persone e di merci. Si tratta di un dato che emerge chiaramente dalle statistiche e di cui i cittadini e le imprese sono quotidianamente consapevoli.

L’avvio degli interventi è stato spesso ritardato dalla mancanza di fondi, da procedure complesse e percorsi politici accidentati. Di fronte a questa situazione il sistema logistico lombardo si è trovato in uno stato di forte difficoltà al quale, negli ultimi anni, il Comune, la Provincia e la Regione hanno cercato di dare una risposta, stanziando i fondi necessari per realizzare le opere più urgenti e instaurando con il governo centrale un dialogo che ha portato a risultati estremamente significativi. Si fa riferimento, ad esempio, all’avvio delle procedure necessarie al via libera dei finanziamenti per la Pedemontana e alla realizzazione delle nuove linee della metropolitana.

I tre volti dell’emergenza Il centro, la periferia e il collegamento con le altre grandi città lombarde sono i tre volti di quella che spesso viene definita l’emergenza infrastrutture a Milano. Emergenza a cui la Provincia sta cercando oggi di dare una risposta, lavorando come ponte tra i piccoli comuni della cintura metropolitana e il capoluogo. Questa è l’attività che si sta portando avanti per cercare di affrontare i problemi relativi alla mobilità in centro e nell’hinterland.

Sul fronte del collegamento con gli altri grandi centri della Lombardia, invece, la Provincia lavora a stretto contatto con la Regione: l’obiettivo è dare il via ad un numero elevato di interventi in grado di rendere le infrastrutture capaci di sostenere e agevolare lo sviluppo economico del nostro territorio.

Se lo scopo è sostenere lo sviluppo dell’economia lombarda e milanese, dotandola di una rete infrastrutturale che sia davvero adeguata alla crescita dell’area, la chance dell’Expo 2015 è un’occasione da non perdere. Secondo le stime, per rendere la rete davvero efficiente servirebbero 11 mila milioni di euro, di cui circa 5 milioni nel 2008. In questo senso, ci si è dati l’obiettivo di avviare i lavori per la Pedemontana – l’autostrada che dovrebbe collegare i principali centri dell’area a Nord di Milano – entro il 10 marzo 2010 per terminarli nel 2015 e quelli per la Brescia-Bergamo-Milano (conosciuta come «Brebemi») entro il 14 giugno 2009 per completarli nel 2012.

Nella maggior parte dei casi queste opere, che si avviano ad essere realizzate, si sono appoggiate a un contributo pubblico che ha sostenuto solo in parte l’investimento fatto sulla rete. Si tratta di un segnale importante: significa che, se da un lato le istituzioni territoriali si sono attivate per sostenere la crescita dell’area con interventi puntuali sulla rete, dall’altro questi interventi sono stati inquadrati nella realizzazione di infrastrutture che avessero alle spalle società sane, in grado di progettare investimenti importanti attraverso cui creare valore.

Un esempio è sicuramente costituito da Milano Serravalle. Sin dall’inizio la Provincia ha considerato l’impegno nella società un dovere, che corrisponde a quello che un’istituzione pubblica ha nei confronti del proprio territorio: fare tutto il possibile per creare le condizioni che ne consentano lo sviluppo economico e sociale, anche quando questo comporti un impegno finanziario importante, come è stato in questo caso. Serravalle è una società che agisce nell’interesse collettivo e i progetti che ha presentato sono stati pensati a beneficio di tutta la comunità. I progressi che la società ha compiuto sono stati particolarmente rilevanti, avendo recuperato un grave ritardo in termini di investimenti e progettato un ambizioso percorso di sviluppo che la porterà a ricoprire un ruolo sempre più determinante nel sistema infrastrutturale dell’intero paese.

Il dialogo sulle infrastrutture In questo scenario emerge con chiarezza l’importanza di un’azione sinergica fra istituzioni pubbliche e operatori privati per raggiungere gli obiettivi di efficienza di cui il sistema infrastrutturale ha bisogno. Molto è stato compiuto, soprattutto per la viabilità su gomma e rotaia. Si pensi ad opere come la stessa Pedemontana, la Brebemi, la tangenziale esterna di Milano, ma anche al prolungamento della Metropolitana 1 verso Monza. Un elemento di preoccupazione rimane invece Malpensa.

Punto di partenza è un dato, abbastanza paradossale: il 31 marzo, quando sarà pronto il collegamento dell’autostrada A4 con Malpensa, Alitalia rischia di abbandonare l’hub di Varese. Non si sa ancora chi acquisirà la compagnia, né se veramente la compagnia di bandiera deciderà di spostare in maniera definitiva gran parte del proprio traffico sull’aeroporto di Roma-Fiumicino. Resta il fatto che, nonostante la presenza di Linate, Milano non possa fare a meno di uno scalo internazionale. In questo le preoccupazioni espresse nelle ultime settimane dalla Regione Lombardia sono fortemente condivisibili.

All’inizio di questo contributo si era parlato del dato di crescita della Lombardia che, l’anno passato, aveva fatto registrare un aumento del proprio PIL di oltre il 2%. Si tratta di un dato più che significativo, paragonabile alle aree più sviluppate delle migliori regioni d’Europa. La domanda è come si possa continuare a sostenere un simile tasso di crescita senza uno scalo internazionale in grado di alimentare e far aumentare il traffico di persone e di merci, e di rappresentare un punto di riferimento per la nuova Fiera.

Il principale obiettivo che le istituzioni della Lombardia debbono porsi è sicuramente quello di garantire che l’area metropolitana milanese possa continuare a svolgere il proprio ruolo naturale, quello di capitale economica a livello europeo, contribuendo alla crescita di tutto il Nord e con esso del sistema paese. Mettere in collegamento l’Italia con il resto dell’Europa è un’opportunità che non possiamo perdere. Garantire le condizioni perché le aziende possano continuare a crescere e perché idee e persone possano muoversi liberamente deve invece essere un dovere delle istituzioni locali.