Marcello Messori

Marcello Messori

insegna Economia dei mercati monetari e finanziari all’Università di Roma “Tor Vergata”.

Come utilizzare una terza possibile tregua della crisi del debito

Dopo il voto greco, il vertice G20 di Los Cabos e la serie di incontri dei leader dei principali paesi europei della fi ne di giugno, la crisi europea del debito sovrano potrebbe concedere un breve periodo di tregua. Sarebbe una nuova e imperdibile occasione per affrontare e risolvere i problemi strutturali dell’Unione economica e monetaria europea. A questo riguardo, il neopresidente francese Hollande ha un ruolo cruciale da svolgere: deve essere pronto a cedere sovranità nazionale in materia fi scale in cambio dell’introduzione di elementi solidaristici nella gestione del debito sovrano.

Perché il Nord Italia vota centrodestra? Alcune riflessioni da economista

I politologi stanno esaminando nel dettaglio i flussi di voto delle elezioni politiche dell’aprile 2006 per fornirci un’analisi sofisticata degli spostamenti intervenuti nelle diverse aree territoriali e nei vari aggregati sociali. Ciò consentirà di elaborare interpretazioni più articolate, rispetto a quelle finora disponibili, delle scelte politiche espresse dagli italiani qualche settimana fa. In queste brevi note, più che provare ad affinare i dati disponibili o a fornire un quadro generale e coerente, si concentrerà invece l’attenzione su un problema più circoscritto, che è così ben definito da non richiedere ulteriore evidenza empirica: fatta eccezione per le due regioni centro-settentrionali (Emilia Romagna e Toscana) di consolidata tradizione comunista e socialista e per due regioni a statuto speciale (Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige) con forti partiti locali, la parte economicamente più avanzata del paese (Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia) ha assicurato una larga maggioranza alla coalizione di centrodestra, sancendone la prevalenza elettorale nell’intera area settentrionale. Il problema sarà qui affrontato con una chiave di lettura esplicitamente parziale: quella dell’economista.

Il sistema bancario italiano in Europa. Italianieuropei intervista Marcello Messori

Italianieuropei Dopo il rapido processo di consolidamento degli anni Novanta, il sistema bancario italiano sembrava essersi bloccato. Invece, di recente, vi sono state nuove aggregazioni. Che cosa è cambiato? 

Marcello Messori Credo che vi siano state almeno due novità di rilievo. Innanzitutto, a metà del 2005 uno dei maggiori gruppi bancari italiani (Unicredit), che già aveva acquisito una posizione di leadership nei mercati dell’Europa dell’Est grazie a lungimiranti acquisizioni di importanti banche in molti di quei paesi e che già vantava una dimensione internazionale nelle attività di asset management, specie grazie all’acquisto di società statunitensi, si è trasformato in uno dei maggiori player bancari europei mediante l’incorporazione del secondo gruppo bancario tedesco per dimensione dell’attivo (cioè HVB). In secondo luogo, a seguito del fallito tentativo di difendere l’italianità di Antonveneta e di BNL a scapito della trasparenza e del corretto funzionamento dei mercati, a metà dicembre 2005 si è dimesso il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio. Oltre a permettere la ridefinizione della governance della nostra banca centrale, ciò ha portato – dopo molti anni – alla nomina di un governatore (Mario Draghi), che non era un membro del direttorio della banca stessa e che ha posto fine a uno stile molto intrusivo di vigilanza bancaria.

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