Livia Turco

Livia Turco

già ministra per la Solidarietà sociale e ministra della Salute, è presidente della Fondazione Nilde Iotti.

Riscoprire una stagione di buon governo dell’immigrazione

Il tempo, grande scultore! Rileggere e tornare a riflettere su processi e fatti vissuti, nel fluire del tempo, consente di cogliere in modo più veritiero il senso e la portata di quei processi. Tanto più quando essi sono stati tumultuosi, coinvolgenti nei pensieri e nei sentimenti e anche duri da vivere e da governare. E si avverte anche il dovere che tali riflessioni diventino parte di una storia collettiva, tanto più rispetto ad un tema complesso come l’immigrazione che da tanti anni ormai viene narrato nella sfera pubblica come “emergenza immigrazione”, “confini nazionali ed europei” “fortezza Europa” ed è alimentato dal sentimento della paura verso l’altro.

Per una società materna

I dati allarmanti sulla denatalità resi pubblici in questi giorni dovrebbero spingerci a promuovere una svolta politica e culturale. Una svolta nell’agenda del governo: assegno per i figli, buona e piena occupazione femminile, un piano per gli asili nido e per la non autosufficienza, congedi per i padri, investimenti sul Servizio sanitario nazionale, universalistico e solidale, e su una rete integrata dei servizi sociali. Sono priorità assolute. Ma c’è bisogno anche di una svolta culturale che si avvalga di un dibattito ampio, schietto e profondo. Un dibattito in cui le donne devono riprendere la parola sulla potenza creativa della maternità che può realizzare una profonda trasformazione sociale e costruire una società umana a misura di donne e uomini.

Ripartire dall’Italia della convivenza

L’inedita alleanza che ci governa, composta da Lega e Movimento 5 Stelle, esprime una egemonia culturale che ha saldato ceti sociali portatori non solo di interessi ma di culture molto diverse tra loro attorno a una visione comune della società: la “società del guscio” per usare una espressione efficace di Richard Sennett. Il “guscio” protettivo non vuole gli immigrati, difende il territorio in cui vive, la sua economia e la sua identità culturale. E popolata da individui che vivono in solitudine perche soffrono la rottura dei legami sociali e sperimentano una condizione di fragilità, che sono in difficoltà per mancanza di reddito e di certezze; ma e popolata anche da individui soli perche esaltano la cultura individualista del fare da se e del pensare solo a se nel condurre un’azienda, nella gestione di una partita IVA, nella più generale partita della vita.

Sessant’anni dopo la legge Merlin

Il 29 gennaio 1958 fu approvata, dopo un lungo e tormentato iter parlamentare, la legge “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui” (legge 75/1958), nota come “legge Merlin”, dal cognome della senatrice socialista, la quale nella prima legislatura democratica, il 6 agosto 1948, ebbe il coraggio di presentare una proposta di legge che mirava ad abolire le cosiddette “case chiuse” privando così gli uomini di quel luogo di potere e di piacere che, cancellato ormai ovunque, era sopravvissuto in Italia per scelta del regime fascista.

Per un’Italia e un’Europa della convivenza

I modelli di integrazione attivati in numerosi paesi europei, pur nelle loro diversità, hanno realizzato una inclusione subalterna della persona migrante, cui è stato chiesto doverosamente di accettare il sistema di regole e di valori del paese ospitante ma senza praticare la reciprocità, quella “interazione” che pure costituisce l’indirizzo delle politiche dell’Unione europea in materia di integrazione. Si è rimasti all’interno di una unilateralità che non ha consentito di vedere l’altro come persona differente. In tutti i paesi europei permangono limiti sia nell’integrazione culturale che in quella economica e sociale. I migranti, le loro vite, le loro culture non sono diventati ingredienti delle identità nazionali ed europea. Perché ciò è accaduto?

Le madri della Repubblica italiana. Nilde Iotti nell’Assemblea costituente

La Repubblica italiana ha dei padri e delle madri. Tra queste ultime un ruolo di assoluta protagonista spetta senza dubbio a Nilde Iotti. Eletta all’Assemblea costituente il 2 giugno 1946 – per la giovane costituente la più grande “scuola di democrazia e di sentimenti” –, fu tra le promotrici delle grandi battaglie delle donne, ideatrice di una politica innovativa sulla famiglia, sulle tutele da costruire per essa e sulla emancipazione femminile. Si contraddistinse anche per il suo impegno sul tema delle riforme costituzionali.

Lotta alla povertà: una battaglia che non abbiamo mai combattuto

Con l’eccezione dei due governi Prodi, ben poco è stato compiuto in Italia per sviluppare politiche che mirino espli­citamente a combattere la povertà. Eppure i dati sottoli­neano che l’Italia è un paese con un serio problema di po­vertà costante e che il rischio è in crescita fra i giovani più che fra gli anziani. Il reddito minimo di inserimento, speri­mentato negli anni 1999-2004, potrebbe costituire una valida opportunità per offrire servizi e assistenza a quanti vivono in stato di bisogno e devono essere reinseriti nel mondo del lavoro.

Una legge da cancellare

Sono bastati pochi mesi, dopo l’approvazione e l’entrata in vigore della nuova legge sulla fecondazione medicalmente assistita, per avere la conferma, purtroppo anche attraverso la denuncia di situazioni drammatiche, degli effetti negativi che essa produce. Per questo è urgente cancellarne subito le norme più gravi. Vale a dire: il divieto di utilizzare le tecniche di fecondazione assistita con diagnosi pre-impianto e selezione embrionaria per la prevenzione delle malattie trasmesse per via genetica; la possibilità di revocare la volontà di accedere alle tecniche di fecondazione assistita da parte dei due soggetti della coppia solo fino al momento della fecondazione dell’ovulo; l’obbligo per le tecniche d fecondazione assistita di non creare un numero di embrioni superiore a tre e comunque non superiore a quello strettamente necessario a un unico e contemporaneo impianto; il divieto assoluto di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo; il divieto di qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano.

Governare l'immigrazione, sconfiggere la paura

Siamo sicuri che la paura degli europei nei confronti degli immigrati non lasci alternative ad una politica dell’immigrazione restrittiva e di chiusura delle frontiere, pena la sconfitta elettorale? I dati relativi alla storia dell’immigrazione in Europa e quelli che riguardano il futuro del vecchio continente, soprattutto quelli connessi alla sua composizione demografica e alle necessità dei suoi mercati del lavoro, suggeriscono al contrario che è possibile liberare i cittadini europei dalle paure dello straniero.