L’America Latina tra le priorità della politica estera dell’Italia

Di Marina Sereni Martedì 14 Luglio 2020 15:18 Stampa
L’America Latina tra le priorità della politica estera dell’Italia ©iStockphoto.com/Oliver Kufner

Quali conseguenze sta avendo e avrà la crisi del Covid-19 sulla sce­na mondiale? Crisi del multilateralismo, bipolarismo asimmetrico USA-Cina, indebolimento del progetto europeo, aumento delle diseguaglianze e dei conflitti, aggravarsi della crisi climatica: que­ste tendenze, presenti su scala globale prima della pandemia, sono destinate tutte ad accentuarsi oppure è possibile immaginare un qualche, auspicabile, cambiamento di rotta? Impossibile dare una risposta univoca. Possiamo però notare con sollievo e soddisfazione che l’Europa, dopo un primo momento di incertezza, ha imboccato una strada coraggiosa e nuova, mostrando la capacità di reagire non solo all’emergenza sanitaria ma anche alle conseguenze economiche e sociali durissime della crisi causata dal Covid-19. Le scelte sin qui compiute dalle istituzioni europee e quelle in discussione difficil­mente potranno, a mio avviso, rimanere confinate nella sfera della straordinarietà del momento. Esse nascono dalla consapevolezza dei maggiori paesi – in primis della Germania – della inscindibilità dei nostri destini e sono state rese possibili grazie alla caduta di molti tabù: sugli aiuti di Stato, sui parametri di Maastricht e sulla discipli­na di bilancio degli Stati membri e, soprattutto, sulla condivisione del rischio di fronte a una recessione che investe tutta l’Unione an­che se con effetti diversi tra i paesi. Quello che fino a pochi mesi fa sembrava impossibile ora è successo, a dimostrazione di una vitalità del progetto europeo sulla quale anche l’attuale governo italiano ha investito e che speriamo possa essere alla base di future riforme sul piano dell’architettura istituzionale e del ruolo politico dell’Unione europea.

Dunque niente è scritto sulla pietra, gli assetti del mondo post-Co­vid sono ancora da scrivere e non è inutile ragionare su cosa può fare l’Italia in questo contesto per rilanciare il suo ruolo e la sua proiezio­ne nel mondo. Inserisco dentro questa cornice il tema delle nostre relazioni con l’America Latina e i Caraibi, il continente in questo momento più duramente colpito dalla pandemia.

L’impatto del Covid-19 sui paesi della regione accresce alcuni ele­menti di criticità già noti. In primo luogo la recessione sarà pesante e comporterà un sensibile aumento della povertà e delle diseguaglianze, come avverte con grande chiarezza e dovizia di dati la CEPAL. Complessivamente, consideran­do anche i profondi segnali di malessere sociale, provenienti in particolare dalle classi medie, che si erano già manifestati nell’autunno del 2019 in diversi paesi – in Cile ma anche in Colombia e in Ecuador – alcune sfide si fanno ancora più cruciali per l’America Latina del dopo-Covid: la riduzione delle diseguaglianze, la necessità di imboccare la strada di uno sviluppo sostenibile sia sotto il profilo sociale che ambientale. Torna qui anche il nodo del ruolo dello Stato per favorire la ripresa e dunque l’ineludibile questione della lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, terreno sul quale da molti anni l’Italia ha sviluppato una forte coope­razione sia in ambito bilaterale che multilaterale.

Per alcuni paesi inoltre – in primis l’Argentina alle prese con il default ma anche altri come l’Ecuador – la necessità di misure che possano limitare l’impatto sociale ed economico della pandemia aggraverà i problemi di sostenibilità finanziaria e di accesso al credito. Ciò ri­propone il tema del debito nell’agenda internazionale, anche oltre la positiva decisione assunta dai paesi del G7 di una sospensione dei pa­gamenti per i paesi più poveri. L’Italia, che il prossimo anno assumerà la presidenza del G20, sarà chiamata a favorire una riflessione sulla opportunità di estendere temporalmente e geograficamente le misure di alleggerimento del peso del debito sui paesi più in difficoltà.

Anche sul piano politico, in una regione nella quale già prima dell’e­pidemia si registrava un malessere generalizzato nei confronti della politica e delle istituzioni, non mancano segnali di un accentuarsi delle contraddizioni.

In Brasile la gestione stessa dell’emergenza sanitaria sta provocando una tensione politica e istituzionale senza precedenti non solo tra sostenitori e oppositori del presidente Bolsonaro ma anche tra Stato centrale e governatori nonché tra i diversi poteri – giudiziario, legi­slativo, esecutivo. Anche in Cile la crisi sanitaria ha aperto contrad­dizioni nella compagine di governo, pur in un quadro di accordo con una parte delle opposizioni sulle misure di contenimento contro la diffusione del virus, mentre il percorso ipotizzato per il referendum costituzionale potrebbe subire uno slittamento a causa del prolunga­mento dello stato di emergenza causa Covid-19. In Bolivia, dove le elezioni inizialmente previste in agosto dovrebbero essere nuovamen­te rinviate al 6 settembre, si surriscalda il clima e aumenta la tensione politica tra la presidente in carica e l’Assemblea a maggioranza masi­sta e ciò chiama in causa l’attenzione della comunità internazionale – a partire dall’OSA e dall’UE, che hanno già svolto un ruolo essen­ziale in occasione delle precedenti elezioni.

D’altro canto la pandemia ha reso ancora più drammatico il quadro in Venezuela. Mentre persistono la grave crisi umanitaria e la fuga dal paese di milioni di venezuelani non si intravedono spiragli di cambiamento positivi. La recente “operazione Gedeone”, il tenta­tivo fallito di rovesciare il regime di Maduro attraverso mercenari stranieri, ha finito per indebolire l’opposizione e ha reso ancora più impervia la via per un qualche dialogo tra componenti del governo e delle opposizioni. La proposta statunitense di un Piano di transizio­ne – che ricalca positivamente molti dei punti avanzati e accordati dalla mediazione norvegese – non sembra sufficiente a innescare una nuova dinamica. Tanto che negli ultimi giorni il regime ha compiuto l’ennesimo strappo costituzionale, facendo nominare dal Tribuna­le supremo di Giustizia, anziché dall’Assemblea nazionale, il nuovo Consiglio nazionale elettorale, gettando così un’ombra sullo svol­gimento delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea nazionale alle quali buona parte delle opposizioni ha già dichiarato di non voler partecipare. Ce n’è abbastanza per una rinnovata iniziativa della co­munità internazionale, anche attraverso la riattivazione del Gruppo di contatto di cui l’Italia fa parte.

L’Italia gode di ottime relazioni bilaterali con i paesi dell’America Latina e Caraibi, molte tra le nostre più importanti aziende sono da tempo insediate nella regione, vivono qui grandi comunità di origi­ne italiana, spesso molto ben integrate e affermate in ogni campo, dall’economia al mondo della scienza e della cultura, alla politica e alle istituzioni. Si tratta di un patrimonio solido di legami, peraltro scevro da ingombranti trascorsi coloniali, sul quale vale la pena far leva per una nuova agenda italiana verso l’America Latina.

I riflessi della pandemia d’altra parte rendono più evidenti alcune sfide comuni. La prima riguarda il rilancio e la riforma del multila­teralismo. Il sistema ONU è certo imperfetto e soffre oggi, in parti­colare a livello del Consiglio di sicurezza, dei contrasti tra USA, Cina e Russia. Eppure mai come in questa emergenza abbiamo avvertito il bisogno di istituzioni sovranazionali efficienti ed efficaci: come il cambiamento climatico anche il Covid-19 non conosce confini e la sicurezza di ciascun paese dipende dalla sicurezza di tutti. Non si può essere sani in un mondo malato, non ci si salva da soli, c’è bisogno di più cooperazione internazionale per trovare le soluzio­ni, a cominciare dalla ricerca per ottenere un vaccino da produrre e distribuire a tutti per sconfiggere davvero il virus. D’altra parte, l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli Accordi di Parigi appaiono essere – alla luce degli effetti della pandemia – ancora più attuali e restano i pilastri attorno ai quali i singoli paesi ma anche le aree re­gionali possono trovare ispirazione per la ripresa: sostenibilità e transizione verso la green economy; più equa distribuzione delle risorse e delle op­portunità; tutela della salute pubblica; parità di genere e promozione dei talenti femminili: sono tutti obiettivi che la pandemia ha reso semplice­mente più urgenti.

In questo quadro, l’integrazione regionale, la cooperazione e il dialogo politico tra Europa e America Latina sono fondamentali. Non dubi­to che l’Alto rappresentante per la politica estera UE Josep Borrell voglia sviluppare un’azione in questa direzione, muovendosi nel solco della vi­sione strategica adottata da Federica Mogherini nel 2019. È interesse dell’Italia e dell’Europa in­terpretare – come spesso ci invita a fare Donato Di Santo – le relazio­ni transatlantiche guardando non solo al Nord-America e agli Stati Uniti. Anche per intercettare e semmai controbilanciare l’influenza della Cina, e dell’Asia in generale, che certo è molto presente nei pae-si che si affacciano sul Pacifico, come ho avuto modo di constatare in una mia visita a Santiago del Cile nel novembre scorso. È indicativo che, volendo razionalizzare la propria rete diplomatica all’estero, solo pochi giorni fa il Cile abbia deciso di chiudere tre ambasciate in Europa (Atene, Bucarest e Copenaghen, oltre a quelle di Damasco e Algeri), mandando un segnale di allentamento dei rapporti con l’UE con cui pure sta negoziando il nuovo Accordo di associazione. Nella strategia europea di confronto e dialogo autonomo con la Cina – che Borrell ha inaugurato nei giorni scorsi – il rilancio delle relazioni tra Europa e America Latina può avere dunque un peso non irrilevante. Europa e America Latina, tra l’altro, rischiano di fare le spese nella competizione tra Stati Uniti e Cina sul tema del commercio inter­nazionale, sia che essa si concluda con nuovi dazi sia che porti ad accordi bilaterali tra le due grandi potenze, e dunque hanno tutto l’interesse a chiedere regole nuove e più eque del commercio mon­diale e a pretendere di sedersi al tavolo in cui saranno ridiscusse.

L’Italia – forte delle positive relazioni economiche, politiche e cultu­rali con i paesi dell’area – può e deve dare in Europa, certo insieme ad altri, un contributo originale e di primo piano.

Altrettanto importante è l’impegno per rilanciare, coltivare e svi­luppare le relazioni bilaterali: nelle missioni che ho potuto svolgere prima dello scoppio della pandemia in Brasile, Cile, Messico – così come nei contatti con gli ambasciatori in Italia di tutti gli altri paesi – ho constatato una forte volontà dei nostri interlocutori per accre­scere il confronto politico e consolidare la cooperazione in campo economico, sul terreno della sicurezza e della lotta alla corruzione e al crimine organizzato, sul piano culturale e scientifico, sullo sviluppo sostenibile. Oggi, proprio di fronte alle tante sofferenze causate dal Covid-19, è giusto far sentire a quei paesi la vicinanza e la concreta solidarietà dell’Italia e lavorare, già da ora, per quando – sperabil­mente presto – sarà possibile riprendere a viaggiare e a incontrarsi direttamente.

Ci aiutano due strumenti che in questi ultimi anni hanno dimostra­to tutta la loro potenzialità: l’Istituto Italo-Latino Americano-IILA e la Conferenza Italia-America Latina e Caraibi.

La natura di organismo internazionale dell’IILA, esaltata dallo sfor­zo straordinario di riforma e di rivitalizzazione operato da Di Santo nella sua veste di segretario generale nel triennio appena concluso, rende questa istituzione il luogo ideale per dare continuità al dialogo politico tra l’Italia e i paesi dell’America Latina. Come sa molto bene la nuova segretaria generale, Antonella Cavallari, l’IILA è uno strumento potente anche per la Farnesina, che può così esprimere una visione più ampia, regionale. Penso, solo per fare alcuni esempi, al Forum delle piccole medie imprese, che tanto interesse ha suscita­to negli anni; alla possibilità di attingere a fondi della cooperazione europea per progetti che vanno oltre i paesi prioritari per la coopera­zione italiana; alla collaborazione e agli scambi tra università e centri di ricerca e alla promozione di iniziative culturali che travalicano i confini dei singoli paesi.

Anche nella costruzione delle Conferenze Italia-America Latina e Caraibi l’IILA si è rivelata in questi anni un luogo essenziale di dialo­go politico. Lo sarà a maggior ragione oggi, nello spazio che ci separa dalla X edizione della Conferenza che si terrà nel 2021, anno in cui l’Italia avrà anche la responsabilità di presiedere il G20 e di ospitare gli eventi preparatori delle Cop26 sul clima.

Questa felice coincidenza ci consente di pensare a un vero e proprio percorso “verso la X Conferenza Italia-America Latina e Caraibi”. Si potrebbe infatti immaginare di proporre ai nostri partner latinoame­ricani alcuni appuntamenti di “avvicinamento”, come un incontro con i delegati latino-americani alla Pre-Cop o con i giovani di quel continente che verranno in Italia per l’evento “Youth4Climate”. E ancora potremmo pensare a riunioni informali con i paesi latino­americani che partecipano al G20, o ad un incontro – organizzato dal MAECI insieme al MEF – con le banche di sviluppo operanti in America Latina. E ancora, sul versante europeo, si potrebbe proporre all’Alto rappresentante UE Borrell e al presidente del Parlamento europeo Sassoli di co-organizzare un appuntamento con i paesi ade­renti all’IILA e le istituzioni dell’Unione.

Insomma, a causa del Covid-19 abbiamo attraversato e stiamo attra­versando momenti duri e altri ne verranno. Ci sarà molto da lavorare nei prossimi mesi per ripartire, per spendere bene le risorse nazionali ed europee utilizzandole per modernizzare il sistema, fare investi­menti, promuovere la transizione verso un’economia più sostenibile, ridurre le diseguaglianze sociali. In questo sforzo la politica estera dovrà operare per ridefinire le priorità e il nostro nuovo posto nel mondo: accanto al Mediterraneo e all’Africa – necessariamente aree strategiche per il nostro paese – sono convinta che l’America Latina offra straordinarie possibilità e meriti un’attenzione davvero speciale.

Mi fa piacere ricordare l’iniziativa della Pirelli in Brasile che ha do­nato nuovi pneumatici per le autoambulanze impegnate nell’emer­genza. Così come credo sia molto bella l’iniziativa a cui sta lavorando la nostra Ambasciata in Cile che ha creato le condizioni per una collaborazione tra l’Universidad de Chile e alcune strutture private italiane per far arrivare delle equipe di medici e operatori sanitari italiani nel loro ospedale e per inviare un certo numero di respiratori che potrebbero essere acquistati grazie alla generosità di diverse im­prese italiane.