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La sinistra senza popolo

Se l’attuale centrosinistra, almeno a parole, si definisce erede delle tradizioni popolari della prima Repubblica, nella realtà dimostra invece di avere perso il contatto con le trasformazioni in atto nella società e soprattutto con le istanze dei ceti più popolari. Da quando si è prodotto questo distacco, la sinistra ha cominciato a etichettare come antipolitica e populismo ciò che non rientrava nelle sue categorie di analisi, nascondendo così, innanzitutto a se stessa, la sua più grande e inaccettabile anomalia: l’essersi trasformata in un riformismo senza popolo. Fino a quando vogliamo continuare lungo questa strada? Come superare gli ostacoli che impediscono alla sinistra di fare popolo?

Dall'antipolitica alla difficoltà di governare

Le recenti elezioni hanno sancito la fine del bipolarismo e imposto una condizione di ingovernabilità, caratterizzata dalla presenza di tre poli ugualmente rilevanti e poco propensi a cumulare i consensi ottenuti. Il vero sconfitto è, però, il PD, che non è risultato credibile né come rinnovatore delle istituzioni, né come partito della società. Gli elettori hanno premiato l’antipolitica, che venti anni fa aveva i volti di Berlusconi e di Bossi, oggi quello di Grillo. Un estremo tentativo per salvare il paese dalla deriva consiste nel puntare sulle componenti pragmatiche e progressiste presenti nel M5S.

Elogio del politico al tempo dei tecnici

Cosa accomuna Grillo a Monti? Pur  con tutte le innumerevoli differenze di stile e linguaggio, entrambi sono animati da un profondo disprezzo verso la politica di professione. È invece necessario recuperare anche in politica il senso del valore positivo dell’esperienza, e ristabilire un corretto rapporto tra politici e tecnici che sia rispettoso delle naturali gerarchie del sistema politico.

Casta, costi e altre mitologie

In Italia la dilagante retorica della casta vuole che la classe dei politici costituisca, fra le tante, quella più privilegiata, meno soggetta al ricambio generazionale e, soprattutto, più costosa. Si tratta di un fatto o di mistificazione?

Dare voce alla protesta: il sistema dell’informazione e l’antipartitismo

Le elezioni amministrative dello scorso maggio hanno radicalmente mutato lo scenario politico nazionale. Rispetto al passato, il voto di “protesta” che le ha caratterizzate ha incrociato una forte debolezza del tessuto connettivo della politica, alle prese con una profonda crisi e con un diffuso sentimento antipartitico, descritto e amplifi cato dal sistema dell’informazione. Su questi temi Italianieuropei ha intervistato il direttore de “il Fatto Quotidiano”.

La retorica dell’antipolitica

Se si analizza il significato dell’espressione “antipolitica”, si nota che l’oggetto della critica non è tanto la politica quanto la degenerazione della politica partitica. Come ha dimostrato il partito-azienda di Silvio Berlusconi in quest’ultimo ventennio, la politica è stata usata come affare. Tuttavia, i partiti sono entità pubbliche, anzi beni pubblici dei quali la democrazia non può fare a meno. Rifiutare la privatizzazione della politica è la premessa indispensabile per rispondere con successo all’antipolitica.


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