Carlo Buttaroni

Carlo Buttaroni

sociologo e politologo, è presidente dell’istituto Tecnè.

Il voto amministrativo in chiave socioeconomica

Seppur nei limiti di una tornata parziale e a carattere locale, le elezioni amministrative di ottobre offrono chiavi di lettura generalizzabili alla fase sociale e politica del paese. In questo lavoro prenderemo in esame due aspetti, già ampiamente trattati da molti commentatori e analisti: il calo dei consensi al Movimento 5 Stelle e l’astensionismo che, in quest’ultima tornata elettorale, ha toccato livelli mai così alti. Lo faremo, però, con un approccio di tipo socioeconomico e sotto questo punto di vista, pur partendo da piani diversi, entrambi gli aspetti sembrano rivelarsi espressione dello stesso fenomeno.

 

Le mappe politiche del disagio sociale

Quando l’ufficiale giudiziario, inviato dal tribunale per eseguire lo sfratto, aprì la porta, trovò il cadavere di Maria Carmela riverso per terra, con addosso il pigiama di casa, il viso mummificato e gli occhiali ancora sul naso. Era morta almeno da due anni ma qualche metro più in là i fornelli della cucina erano ancora accesi, a rappresentare una quotidianità improvvisamente spezzata. E la sua immensa solitudine. Chissà quanto tempo ha aspettato, incapace di muoversi, ascoltando ogni rumore che veniva dagli appartamenti vicini, separati da pareti talmente sottili – “foratelle” come le chiamano a Roma – dove passano tutti i suoni e gli odori delle esistenze distratte che li abitano.

Il divorzio della sinistra con il mondo del lavoro

C’era una volta il lavoro stabile, paradigma di una società che faceva perno intorno alla fabbrica e all’ufficio. Ritmi scanditi, spazi organizzati, sincronie che comprendevano l’attività lavorativa vera e propria, ma anche l’educazione dei giovani, la sfera personale, il tempo libero, le relazioni sociali, lo spazio dedicato alla famiglia. La scuola accompagnava il giovane all’età lavorativa, la sanità pubblica si occupava di ridurre i rischi individuali derivanti dalle malattie, le pensioni di anzianità garantivano la sicurezza economica all’uscita dal mondo del lavoro. Un modello di organizzazione economica e sociale, riflesso di una pienezza che copriva l’intero ciclo di vita, il cui tracciato era incastonato nel primo articolo della Costituzione: una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

La crisi di senso che avvolge la politica post Muro

Mitte è il cuore di Berlino e ai tempi in cui la città era divisa gran parte dei suoi confini erano rappresentati proprio dal “muro”. In nessun altro luogo al mondo, come in questo quartiere berlinese, si respira la storia del Novecento. Era a Mitte (sulla Friedrichstraße, ai confini con Kreuzberg) che c’era il famoso Checkpoint Charlie, il più noto punto di passaggio tra l’Ovest e l’Est della Germania. Oggi il quartiere è un centro poliedrico di colori e stili, dove convivono musei e gallerie d’arte moderna, ostelli e hotel di lusso, architetture popolari ed edifici futuristici. Nelle strade si incontrano persone di ogni continente, turisti e residenti, tra cui moltissimi giovani.

La società dietro il voto

Come tutti i fenomeni sociali, anche le elezioni si prestano a svariate interpretazioni, secondo il versante di osservazione. I risultati del voto europeo, a prima vista, non lasciano spazio a equivoci. Sicuramente, come molti analisti hanno sottolineato, è stato il secondo tempo delle elezioni politiche, con un rovesciamento dei rapporti di forza all’interno della maggioranza di governo.
Per la Lega si prevedeva un incremento dei consensi e per il Movimento 5 Stelle un deciso calo. Tutto questo è avvenuto, ma le dimensioni del ribaltamento sono andate ben oltre le previsioni.

La sinistra vittima del pensiero debole

Questo contributo ha preso forma mentre la crisi che si è aperta dopo il voto continua ad avvitarsi. Lo stallo dura ormai da quasi tre mesi e ogni giorno si susseguono colpi di scena. È impossibile, al momento, prevedere se nascerà un governo, quanto potrà durare e quali riforme sarà in grado di mettere effettivamente in campo. Sono troppe le variabili in gioco, molte delle quali esogene ai protagonisti politici. Se, al contrario, si tornerà al voto, è difficile immaginare con quali geometrie politiche e quali potrebbero essere gli esiti elettorali. Scomporre le diverse coalizioni e sommare le singole percentuali, cercando di calcolarne il peso elettorale (come si fa ipotizzando un’alleanza elettorale M5S-Lega) è un esercizio inutile, perché questa è l’epoca dei legami deboli e del consenso provvisorio e gli “zoccoli duri” che rappresentavano le basi del consenso dei partiti del Novecento non esistono più.