Cartoline dalle elezioni italiane

Di Marco Almagisti e Paolo Graziano Martedì 17 Aprile 2018 16:07 Stampa

Nel 1995 venne pubblicato un saggio postumo di Christopher Lasch intitolato “La rivolta delle élite. Il tradimento della democrazia” in cui si denunciava la progressiva autoreferenzialità delle élite politiche ed economiche americane. L’analisi di Lasch era riferita al contesto statunitense, ma il dibattito a cui diede vita il suo contributo mostrò la validità più generale della sua diagnosi. Le elezioni italiane del 4 marzo 2018 hanno sancito la vittoria di due partiti che, in forme diverse, hanno incarnato o incarnano la rivolta dei cittadini (non delle masse, per riprendere un altro famoso contributo di Ortega y Gasset del 1930). Cittadini, non masse, perché il risultato della Lega (non più Nord) e del Movimento 5 Stelle rappresenta un indubbio successo di formazioni politiche che si sono sviluppate a partire dalla critica radicale al cosiddetto “establishment” (prima “Roma ladrona” in un caso, poi “la casta” nell’altro). La Lega ha quadruplicato i voti rispetto al 2013, mentre l’avanzata del Movimento 5 Stelle è stata più contenuta (+5%) ma solo perché partiva da un eccellente risultato elettorale del 2013.

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