Gianluca Busilacchi

Gianluca Busilacchi

insegna Sociologia del welfare europeo all’Università di Macerata.

Il lavoro fragile in cerca di rappresentanza politica

I risultati elettorali degli ultimi anni, in molti paesi europei e in particolare in Italia, hanno mostrato che esiste un problema di rappresentanza politica del mondo del lavoro. Terminata l’epoca storica in cui i grandi partiti di massa costituivano il principale riferimento politico dei lavoratori, già negli anni Novanta il nostro paese ha visto indebolirsi la relazione tra appartenenza alla classe dei lavoratori e voto alle forze progressiste. In estrema sintesi possiamo individuare due ordini di questioni legate all’allentamento di tale legame.
Il primo aspetto ha a che fare con l’emersione di nuovi schemi di competizione politica: sebbene lo schema tradizionale progressisti vs. conservatori permanga, esso appare affievolito nella capacità di interpretare gli attuali comportamenti elettorali.

Il welfare state tra diritti e investimento sociale

Storicamente il welfare state ha rappresentato uno dei principali meccanismi di regolazione degli effetti distributivi del mercato. Fin dalla sua nascita, sul finire del XIX secolo, è stato grazie alle prime assicurazioni sociali obbligatorie che i lavoratori hanno potuto godere di una minima tutela della loro condizione economica nei casi in cui si trovavano sprovvisti di salario a causa dei rischi sociali.

Il welfare delle capacità

L’approccio delle capacità, introdotto dal premio Nobel Amartya Sen, costituisce ormai un punto di riferimento al­l’interno dell’apparato teorico volto a definire strumenti di politiche pubbliche nella lotta alla povertà. Nella valutazio­ne del benessere individuale, esso sposta l’attenzione dai mezzi (il reddito), ai fini (libertà sostanziale). Questo ap­proccio ha un ampio spazio applicativo nel campo delle politiche sociali e potrebbe orientare il futuro del Modello sociale europeo.