insegna Scienza politica all’Università di Pisa ed è co-direttore dell’Osservatorio sui partiti politici e la rappresentanza dell’Istituto universitario europeo di Firenze
L’obiettivo della politicizzazione della candidatura alla presidenza della Commissione europea è forse stato mancato per la legislatura che sta per cominciare, a causa di risultati elettorali che non permettono di individuare un vincitore netto. Tuttavia non è ancora persa l’occasione per una sua parlamentarizzazione: spetterà agli europartiti cercare di giocare un ruolo determinante, facendosi interpreti della scelta fatta dagli elettori europei.
Le prossime elezioni europee, le prime a tenersi dopo lo scoppio della crisi economica internazionale, rischiano di essere un referendum contro l’Europa a causa del dilagante euroscetticismo, sia di quello tradizionale sia di quello cosiddetto “selettivo”, rivolto non tanto contro le istituzioni sovranazionali quanto contro gli altri Stati membri. Eppure, proprio questa minaccia euroscettica potrebbe contribuire ad accelerare la ricerca degli strumenti atti a porre rimedio al deficit democratico dell’Unione. In questo contesto, l’indicazione del candidato alla presidenza della Commissione europea da parte di ogni europartito potrebbe avere un impatto significativo sul processo di politicizzazione del sistema partitico europeo, della dialettica parlamentare e dei rapporti fra Commissione e Parlamento. Gli effetti di questa innovazione dipenderanno però in larga parte dall’esito elettorale e si mostreranno probabilmente solo nel lungo periodo.
Puoi acquistare il numero 1/2024
Dove va l'Europa? | L'approssimarsi del voto per il rinnovo del Parlamento europeo impone una riflessione sulle proposte su cui i partiti e le famiglie politiche europee si confronteranno | Leggi tutto