La Grecia spaventa i mercati finanziari

Di Marica Frangakis Giovedì 18 Dicembre 2014 17:24 Stampa
La Grecia spaventa i mercati finanziari Foto: Maciej Zagozda

L’annuncio di elezioni anticipate in Grecia ha avuto immediate ripercussioni sui mercati finanziari a causa del timore che presto SYRIZA potrebbe essere chiamato a formare un nuovo governo, mettendo in discussione le brutali misure di austerità della troika e la stessa architettura dell’eurozona.


Il 9 dicembre il primo ministro greco Antonis Samaras ha indetto le elezioni anticipate del presidente della Repubblica. Quel giorno, la Borsa di Atene ha perso 13 punti percentuali, il maggiore ribasso dal 1987. Inoltre, il rendimento del debito greco è esploso di circa 300 punti base, raggiungendo il 9,52%, mentre anche il rendimento dei titoli di Stato italiano e portoghese ha subito un notevole incremento. Quali sono le ragioni di questi sviluppi nei mercati finanziari? Qual è l’ultima fase di questo dramma greco iniziato nel 2010? Sono queste le domande alle quali cercheremo di dare una risposta.

Secondo la Costituzione greca, il Parlamento deve eleggere un nuovo presidente un mese prima della fine del mandato presidenziale di cinque anni, che nel caso attuale si concluderà il marzo prossimo. In seguito all’annuncio delle elezioni anticipate, il primo voto per l’elezione del presidente della Repubblica si è tenuto il 17 dicembre e, nel caso in cui non si riuscisse a raggiungere la maggioranza di 200 voti su 300 membri del Parlamento, il secondo round si dovrebbe tenere il 23 dicembre (anche in questo caso la maggioranza richiesta sarebbe di 200 voti). Nel caso in cui nel terzo e ultimo round di votazioni, che dovrebbe avere luogo il 29 dicembre, l’attuale coalizione di governo non dovesse riuscire a ottenere la maggioranza, questa volta di 180 voti a favore, all’inizio di febbraio 2015 sarà necessario tenere in fretta le elezioni per il rinnovo del Parlamento.

Le probabilità che il candidato alla presidenza scelto dal governo riesca a essere eletto dal Parlamento in carica sono esigue, in quanto la coalizione fra conservatori (New Democracy) e socialisti (PASOK) conta solo 155 membri in Parlamento. Ha dunque bisogno di convincere altri 25 deputati a sostenere il proprio candidato. Sebbene sia possibile cooptare membri di altri partiti e deputati indipendenti, è improbabile che essi riescano a raggiungere la soglia dei 180 voti. Ne consegue che molto probabilmente sarà necessario tenere elezioni parlamentari anticipate (venti mesi prima del previsto). Eppure c’è da chiedersi per quale ragione un processo costituzionale legittimo abbia causato un tale furore nei mercati finanziari. E per quale ragione questo ha condotto a un immediato downgrading dei titoli di Stato greci.

La ragione è che il principale partito di opposizione, SYRIZA (Coalizione della sinistra radicale), sembra essere il probabile vincitore delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento greco. Il suo appeal sull’elettorato greco è andato crescendo a passi da gigante sin dal 2009, quando ottenne il 4,9% dei voti nelle elezioni che si tennero l’ottobre di quell’anno. Alle elezioni europee dello scorso maggio, SYRIZA ha ottenuto il 26,6% dei voti, contro il 22,7% di New Democracy. La prospettiva di un governo guidato da SYRIZA è inquietante per i mercati finanziari, dato che il partito greco mantiene un atteggiamento estremamente critico verso la “cura” imposta alla Grecia a partire dal 2010, che ha portato cinque anni di depressione, «più lunga e profonda dei peggiori episodi europei negli anni Trenta».

Sin dall’inizio del 2010 in Grecia è stata applicata una brutale austerità, che ha provocato una contrazione dell’economia del 30%, in quanto consumi e investimenti, sia privati che pubblici, continuano a diminuire, mentre le esportazioni non riescono a compensare per la crescita insufficiente della domanda interna. La disoccupazione si è quasi triplicata, raggiungendo il 26% della forza lavoro e colpendo soprattutto donne e giovani sotto i 25 anni, mentre ha luogo una fuga di cervelli verso Stati Uniti, Canada, Australia, Germania e Regno Unito, visto che greci giovani e qualificati continuano a lasciare il paese in massa. Disoccupazione di lungo termine e povertà crescono, creando le condizioni per una situazione esplosiva, che dovuta alla drammatica riduzione di servizi pubblici – soprattutto sanità e istruzione – a causa dei tagli alla spesa pubblica.

Le prescrizioni per la Grecia della Commissione europea, della BCE e del Fondo monetario internazionale (la cosiddetta troika) hanno miseramente fallito, anche se alle sue stesse condizioni. In particolare, il debito pubblico è passato dal 109,3% del PIL nel 2008 al 174,9% lo scorso anno, nonostante il tentativo di ristrutturarlo nel 2012, che comunque è stato finanziato attraverso l’indebitamento pubblico.

Le disastrose conseguenze economiche e sociali delle fallimentari politiche messe in atto in Grecia hanno condotto alla creazione di un ordine politico profondamente diverso: i partiti tradizionali – New Democracy e PASOK – hanno perso credibilità, mentre SYRIZA sta continuando a raccogliere consensi. Allo stesso tempo, la popolarità del partito fascista Golden Dawn è crescita nel corso della crisi, tanto da fargli ottenere il 9% dei voti alle ultime elezioni europee, nonostante il fatto che la sua leadership sia in carcere per condotta criminale!

La Grecia si trova in sostanza a un bivio. Molto probabilmente all’inizio del prossimo anno si terranno le elezioni politiche. Qualora ciò accadesse, SYRIZA sarà chiamato a formare un nuovo governo, che dovrà affrontare un ampio numero di questioni estremamente difficili, inclusi non solo la crisi umanitaria nella quale è precipitata una larga parte della popolazione e il collasso dell’economia greca, ma anche il reperimento di risorse finanziarie pari a 20 miliardi di euro (11% del PIL) nel 2015.

SYRIZA si è impegnato a rinegoziare i termini dell’accordo con l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale. Cercherà qualche forma di riduzione del debito, per fermare la spirale verso il basso nella quale la Grecia si trova e proverà a riavviare l’economia. Un tale rinegoziato potrebbe aprire la strada a una sostanziale ristrutturazione dell’architettura dell’eurozona, che è stata parte integrante della crisi dell’euro. Quanto più questo verrà fatto serenamente, tanto minori saranno le ripercussioni sui mercati finanziari.

Se però i partner dell’eurozona dovessero rifiutare di aprire i negoziati, la conseguenza sarà una nuova ondata speculativa nei mercati finanziari, che li destabilizzerebbe di nuovo e rischierebbe di contagiare altri paesi dell’Europa meridionale, come l’Italia. Inoltre, un tale rifiuto potrebbe avere seri contraccolpi politici, poiché umilierebbe la Grecia, ma anche la sinistra europea, spingendo porzioni sempre più ampie della popolazione fra le braccia dell’estrema destra.

 

 


Foto: Maciej Zagozda

 

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