Il testamento biologico va in aula

Di Ignazio R. Marino Giovedì 03 Febbraio 2011 10:50 Stampa
Il testamento biologico va in aula Foto: Marco Cinque

La persona che non è più in grado di decidere dovrebbe avere gli stessi diritti di cura di una persona in grado di far rispettare le proprie volontà. Si tratta di un principio fondamentale, che attiene ai diritti di ogni individuo…

 

La persona che non è più in grado di decidere dovrebbe avere gli stessi diritti di cura di una persona in grado di far rispettare le proprie volontà. Si tratta di un principio fondamentale, che attiene ai diritti di ogni individuo e proprio per questo, diversi anni fa, ho deciso di impegnarmi perché anche in Italia fosse approvata una legge sul testamento biologico. Si tratta di scrivere delle regole generali, che tutelino la volontà del cittadino, di chi vuole essere curato e assistito con tutte le tecnologie che la scienza mette a disposizione – quali che siano le sue condizioni – ma anche di chi invece, in frangenti drammatici dell’esistenza e della malattia, non vuole essere sottoposto a talune terapie, ancorché vitali. Così avviene già oggi, con il consenso informato, per le persone in grado di poter far ottemperare le proprie volontà.

Una legge servirebbe ad offrire le stesse opportunità a tutti coloro che vogliono vedere le proprie disposizioni rispettate, anche in caso non si sia più in grado di difenderle. Si tratta solo di estendere un diritto già esistente. Lo spirito della legge dovrebbe essere, dunque, sempre il rispetto all’autodeterminazione della persona. Di conseguenza tutte le norme dovrebbero essere scritte per proteggere le decisioni assunte quando si è e quando non si è più coscienti.

Credo che, rispetto al disegno di legge del centrodestra che tra poche settimane approderà in Aula a Montecitorio, il Parlamento debba lavorare sul valore attualmente non vincolante delle dichiarazioni anticipate di trattamento DAT, o più comunemente testamento biologico e sulla condizione del rapporto tra il medico e il suo paziente. L’obiettivo dovrebbe essere di restituire le scelte di cura al rapporto libero e responsabile tra medici, familiari e pazienti. Auspico che il PD farà, compatto, una netta opposizione contro l’attuale proposta di legge che toglie alle persone la possibilità di scegliere a quali cure sottoporsi o non sottoporsi nel caso in cui non vi sia più ragionevole speranza di recupero dell’integrità intellettiva. Con la legge scritta dalla destra, infatti, alimentazione e idratazione artificiali vengono imposte sempre e comunque, ignorando così la volontà del paziente e quella dei familiari. E il medico? Il testo della legge su questo punto non è chiaro ma il dovere di ogni medico, al contrario, lo è: i medici ritengono che idratazione e nutrizione siano terapie e che ogni operatore sanitario deve rispettare il testamento biologico del paziente, come rispetterebbe le scelte di quel paziente se fosse cosciente, perché nessuna laurea in medicina e nessuna confessione religiosa può permettersi di eludere o tradire la volontà espressa liberamente e consapevolmente da una persona. Tanto più, non possono essere i deputati di una sola parte politica temporaneamente in maggioranza in Parlamento a decidere su come gli italiani, tutti gli italiani, potranno affrontare le fasi finali della loro vita.

Il voto in Aula a Montecitorio non si annuncia semplice né pacifico ed è facile immaginare che non vi sarà ampio spazio per il dialogo e il confronto. Ma una cosa deve essere chiara a tutti e cioè che se la legge sarà approvata senza modifiche sostanziali, tutti noi dovremo rispettare quelle norme al contempo ideologiche ed emotive, votate due anni fa al Senato, sull’onda della drammatica vicenda di Eluana Englaro. Norme scritte ignorando la voce della scienza e quella di milioni di italiani che credono nel principio dell’autodeterminazione dell’individuo.

Il disegno di legge in procinto di essere approvato non è “per” ma “contro” il testamento biologico, contro la libertà di scelta sulla sospensione di idratazione e nutrizione artificiali, contro la vincolatività delle dichiarazioni anticipate di trattamento, contro il diritto fondamentale di proseguire oppure sospendere alcune terapie, nel rispetto delle proprie convinzioni, della propria cultura e – per chi ce l’ha – della propria fede.

Sono sempre stato convinto che la strada giusta sia quella di un dialogo aperto, franco, libero da condizionamenti ideologici. Solo così vi può essere un percorso condiviso e solo così si può sperare in una legge, grazie alla quale ciascuno di noi sia effettivamente libero di scegliere. L’auspicio è che il Governo della destra non voglia utilizzare la logica degli schieramenti contrapposti per imporre sul testamento biologico, ancora una volta, regole contrarie alle evidenze scientifiche e alle libertà individuali. La richiesta resta quella di una legge per il diritto alla salute, ma contro l’obbligo alle terapie, una legge laica, tracciata nel solco dell’art. 32 della nostra Costituzione, utile e fruibile per tutti i cittadini italiani.

 

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Foto di Marco Cinque

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