Un futuro migliore per l'Italia: da dove ripartire. La salute

Di Italianieuropei Martedì 26 Ottobre 2010 17:08 Stampa


Garantire a tutti il diritto alla salute e l’accessibilità alle strutture sanitarie implica non solo la necessità di incisivi interventi di ammodernamento del SSN, ma anche misure che impediscano che la riforma federalista comprometta la qualità delle prestazioni fornite nelle aree più svantaggiate del paese. Investimenti in tecnologia e innovazione, riduzione degli sprechi, promozione della salute e prevenzione delle malattie, creazione di un organismo indipendente con un reale potere di valutazione e di controllo sulla qualità dei servizi offerti sono gli strumenti necessari per raggiungere l’obiettivo.

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Garantire a tutti il diritto alla salute e l’accessibilità alle prestazioni sanitarie è ancora oggi, a trent’anni dalla sua istituzione, l’obiettivo del Servizio Sanitario Nazionale. Chiunque soffra personalmente, o indirettamente attraverso l’esperienza di un familiare o conoscente, per una malattia più o meno grave può sperimentare quanto il raggiungimento di questo obiettivo sia ancora lontano.
I cambiamenti sociali e demografici sopraggiunti stanno inoltre mettendo a dura prova la tenuta complessiva di un sistema che, a fronte anche delle innovazioni realizzate in ambito medico, deve ripensare il concetto stesso di salute e il ruolo della sanità pubblica nel garantirne la tutela. Il sistema sanitario italiano, in particolare, ha oggi bisogno di rinnovarsi e diventare più moderno dal punto di vista strutturale, tecnologico, dell’organizzazione e dei servizi offerti.
Questa necessità di ammodernamento si scontra con la limitatezza delle risorse disponibili. La spesa sanitaria, infatti, pur contando per oltre cento miliardi di euro di investimento pubblico annuo (pari al 7% del PIL nazionale, comunque inferiore all’8,9% della Francia e all’8,1% della Germania), è appena sufficiente a garantire il livello qualitativo (considerato buono, nonostante l’immagine contraria offerta dai recenti casi di malasanità) delle prestazioni offerte, e non può sperare in significativi aumenti della dotazione finanziaria per i prossimi anni a causa dei vincoli di bilancio imposti dal Patto per la Salute 2010-2012. È quindi necessario recuperare le risorse da investire in tecnologia e innovazione attraverso la riduzione degli sprechi.
È profondamente errato, però, considerare la sanità solo come un costo. Un servizio sanitario efficiente è un diritto delle persone, ma è anche un elemento strategico per lo sviluppo del paese, oltre che un investimento per il futuro.
Per ottenere una maggiore tutela del benessere dei cittadini ottimizzando le risorse a disposizione diventa strategica l’integrazione dell’azione di cura con la promozione della salute e la prevenzione delle malattie. L’attività di prevenzione va intesa però sia nel senso tradizionale di evitare le attività potenzialmente dannose per la salute, sia nelle modalità innovative introdotte dall’approccio della Salute in Tutte le Politiche: attenta valutazione dell’impatto di ogni attività umana sulla salute delle persone (ad esempio nella pianificazione di grandi opere, dell’elaborazione dei piani regolatori delle città, nelle scelte di politica energetica, ambientale e industriale ecc.).
Il miglioramento generale della nostra sanità pubblica passa anche attraverso lo strumento del federalismo, i cui decreti attuativi – in particolare quello sui costi standard – sono attualmente in discussione. Ad esso vanno però associati un sano e corretto rapporto tra pubblico e privato, un maggiore coinvolgimento, anche a livello decisionale, del terzo settore, degli enti locali, delle associazioni dei pazienti e dei familiari. Solo in questo modo è possibile dare alla nostra sanità pubblica un volto moderno, capace di coniugare efficienza e solidarietà. Nell’attuazione della riforma federalista è necessario però difendere il principio dell’equità e dell’uguaglianza di accesso alle cure, contrastando l’aumento delle disparità tra il Nord e il Sud del paese. Il federalismo è nato per dare efficacia ed efficienza al sistema; bisogna evitare il pericolo che esso diventi un elemento di ulteriore divaricazione in un paese che soffre di disomogeneità, dove tutto può essere letto secondo un gradiente Nord-Sud, perché a quel punto le divaricazioni possono essere laceranti. Le differenze regionali non si limitano a dimensioni e caratteristiche socio-economiche: altrettanto rilevanti sembrano essere le diversità legate ai bisogni della popolazione, per diversità di età media e di aspettativa di vita alla nascita. In altre parole va trovato un giusto equilibrio tra perequazione delle risorse fiscali  e dei bisogni sanitari.
Per garantire tali principi e assicurare a tutti, indipendentemente dalla Regione di residenza e delle possibilità economiche, un servizio di qualità, è necessario che anche il nostro paese si doti di severi e moderni sistemi di controllo, creando un organismo indipendente con un reale potere di valutazione e di controllo, che verifichi gli aspetti gestionali e clinici delle strutture sanitarie, accerti i requisiti per l’accreditamento, controlli nel tempo la qualità dei servizi, l’appropriatezza delle prestazioni e i risultati in termini di sopravvivenza dei pazienti, complicanze o ricoveri inutili; monitori l’adeguatezza delle strutture e delle tecnologie impiegate e della performance degli operatori, per migliorare così la qualità effettiva delle cure e quella percepita dai cittadini.
Per far ciò, anche la selezione delle figure apicali, in particolare direttori generali e primari, deve avvenire secondo modalità e criteri trasparenti, che permettano di scegliere le persone in base alla preparazione e all’esperienza, valutando poi i risultati del lavoro svolto.
Altro punto strategico è quello che riguarda l’assistenza alla non autosufficienza, affinché il peso di una persona anziana non più autosufficiente non gravi direttamente sulle famiglie, sia dal punto di vista organizzativo che economico. Una recente ricerca del CENSIS conferma che questa è la maggiore preoccupazione degli italiani riguardo alla nostra salute Manca infatti una rete di assistenza socio-sanitaria adeguata, in presenza invece di una spesa per l’assistenza domiciliare di gran lunga inferiore rispetto al resto dell’Europa. Nella congiuntura attuale, è necessario ricoverare in ospedale solo chi ne ha stretta necessità, incrementando l’offerta di cure residenziali e distrettuali. Solo così verrà fornita una risposta adeguata ai cambiamenti demografici e ai mutati bisogni di salute cui il nostro paese è andato incontro negli ultimi cinquant’anni.

 

Documenti


Patto per la Salute 2010-2012

Sistema salute. Analisi e prospettive per il futuro della sanità italiana, a cura di Ignazio R. Marino

 

Interventi


La nuova medicina territoriale di Roberto B. Polillo | Dal numero 2/2009 de “i Quaderni di Italianieuropei”

La legge 180: situazione generale e proposte di modifica di Massimo Cozza | Dal numero 2/2009 de “i Quaderni di Italianieuropei”

Nuovi percorsi del paziente ospedalizzato/deospedalizzato di Lorenzo Sommella | Dal numero 2/2009 de “i Quaderni di Italianieuropei”

La valutazione multidimensionale della performance in sanità di Sabina Nuti | Dal numero 2/2009 de “i Quaderni di Italianieuropei”

L'Importanza di un'Agenzia indipendenteper la valutazionere di Giuseppe Benagiano e Giulia Ajello | Dal numero 2/2009 de “i Quaderni di Italianieuropei”

Sanità e sussidiarietà di Federico Spandonaro | Dal numero 2/2009 de “i Quaderni di Italianieuropei”

La sussidiarietà presa sul serio di Claudio De Vincenti e Andrea Tardiola | Dal numero 2/2009 de “i Quaderni di Italianieuropei”

La salute in tutte le politiche di Roberto Bertollini | Dal numero 2/2009 de “i Quaderni di Italianieuropei”

 

le Pubblicazioni


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