A proposito del libro di Pierluigi Battista «I conformisti. L’estinzione degli intellettuali d’Italia»

Di Claudio Giunta Mercoledì 13 Ottobre 2010 16:46 Stampa

Claudio Giunta commenta il libro di Pierluigi Battista «I conformisti. L’estinzione degli intellettuali d’Italia» (Rizzoli, Milano 2009).

Il libro I conformisti. L’estinzione degli intellettuali d’Italia raccoglie una serie di articoli che Pierluigi Battista ha pubblicato negli ultimi anni sul Corriere della Sera. Per la verità, che si tratti di articoli di giornale non viene detto da nessuna parte: il libro si presenta come un libro-libro, fatto di paragrafi e di capitoli. Ma sono articoli: la misura e il tono sono quelli.

Questa forma, la forma-articolo, influenza sia la scrittura di Battista sia il modo in cui Battista argomenta le sue opinioni. È soprattutto questa la ragione per cui questo non-libro merita di essere letto. La discussione pubblica, in Italia, non passa attraverso i libri-libri, i libri scritti dagli specialisti, accademici e no, perché i libri-libri li legge un numero irrilevante di persone; e non passa neppure attraverso lunghi articoli-saggio come quelli che si possono leggere sulle riviste europee o americane, perché queste riviste in Italia praticamente non esistono. La discussione pubblica italiana passa soprattutto attraverso i quotidiani, cioè attraverso articoli come quelli di Battista. Per quanto ne so, è tipicamente italiano anche il fatto che articoli del genere – non lunghi articoli-saggio ma brevi, disimpegnati articoli di commento – vengano raccolti in volume, cioè che sparsi scritti occasionali vengano promossi alla categoria di ‘saggio’. La conseguenza è che per sapere di che cosa si parla in Italia e, soprattutto, per sapere come se ne parla, la lettura di un non-libro come quello di Battista è molto più utile della lettura di un libro-libro sugli stessi temi.

I temi toccati in questo non-libro sono parecchi, tutti molto seri: il comunismo, la scuola, l’immigrazione, la religione, i media. Ma il tema dominante è, come dice il titolo, l’atteggiamento che gli intellettuali hanno tenuto di fronte a questi fenomeni o eventi. Gli intellettuali sono gli intellettuali di sinistra. Se vi cade l’occhio sulla quarta di copertina e leggete «La sinistra ha smesso di pensare. La destra non ha mai cominciato», non credeteci, perché questo equilibrio tra i due poli non c’è: quasi tutti gli articoli sono contro gli intellettuali di sinistra. Perché gli intellettuali sono stati e sono quasi tutti di sinistra? Anche. Ma anche perché Battista condivide praticamente tutto ciò che fa e dice la destra, la destra attuale, e quasi nulla di ciò che fa e dice la sinistra. Le sue rare critiche alla destra riguardano per lo più le libertà civili, come i diritti delle coppie non sposate e degli omosessuali, cioè temi che erano tabù per i conservatori di un tempo ma rispetto ai quali gran parte della destra europea è, oggi, a sinistra della sinistra. Anche per questo, il tono delle critiche è bonario, più che altro un invito a non essere troppo bacchettoni: «Il conformista di destra vede nella pensione di reversibilità per il convivente di fatto nientemeno che un attentato alla famiglia». Ma per quanto riguarda la politica e l’economia, Battista è più a destra di Kissinger o della Thatcher: approva la guerra in Iraq, invoca «rispetto» per la memoria dei repubblichini, e l’articolo in cui elogia il liberismo degli anni Ottanta, «anni crudeli ma non cinici» potrebbe averlo scritto il Gordon Gekko di Wall Street (anche per lo spiazzante ossimoro della «crudeltà non cinica»): «Greed is good. Greed is right. Greed works...».

Dunque bisogna fare tre cose. (1) Prendere sul serio il non-libro di Pierluigi Battista; (2) riflettere sulla sua forma, perché è la forma attraverso la quale le idee circolano, oggi, nel dibattito; (3) riflettere sul suo contenuto, perché ciò che scrive Battista viene pubblicato in prima pagina sul Corriere della Sera, e dunque influenza le idee degli altri. Per fare tutte e tre le cose serve un po’ di spazio, perciò il lettore interessato potrà leggere un saggio più ampio su questo tema sul mio sito: www.claudiogiunta.it. E ringrazio Italianieuropei per l’ospitalità.

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