La Terra dei bambini non esiste più

Di Massimo Annibale Rossi Mercoledì 30 Luglio 2014 16:22 Stampa
La Terra dei bambini non esiste più Foto: Vento di Terra

La notte fra il 29 e il 30 luglio è stata colpita una scuola dell’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi, causando oltre venti morti. Il 17 luglio scorso era stata Terra dei bambini, una scuola costruita dalla ONG Vento di Terra grazie alla cooperazione italiana, a essere distrutta dalle ruspe israeliane. Pubblichiamo un articolo del presidente di Vento di Terra che denuncia una palese violazione del diritto internazionale.


Nel novembre 2011 veniva inaugurato a Um Al Nasser, nella Striscia di Gaza, la Terra dei bambini, un centro dedicato all’infanzia, finanziato dalla cooperazione italiana e realizzato dalla ONG Vento di Terra. L’intento era intervenire sui bambini dai 3 ai 6 anni di una comunità beduina che evidenziava indici di mortalità infantile importanti, anche a causa del contesto locale.

Si trattava di una comunità poverissima, con un tasso di disoccupazione dell’85%, situata in un’area particolarmente colpita dalle azioni militari degli ultimi cinque anni. La struttura era realizzata in architettura bioclimatica, aveva un’estensione di 450m2 coperti e altrettanti aperti e ospitava una scuola materna, un centro per le donne e uno sportello pediatrico. Da alcuni mesi la Terra dei bambini offriva anche una mensa alla comunità.

Il progetto intendeva offrire un servizio con standard alti e trasmettere, in un’area di conflitto, un messaggio sui diritti dei bambini. Allo stesso tempo, si desiderava diffondere a Gaza, sotto embargo dal 2007, tecnologie in grado di rispondere alle esigenze locali.

Il centro fu realizzato utilizzando sacchi di sabbia, prevedendo un utilizzo minimo di cemento, materiale di scarsissima reperibilità in loco. Beneficiava di un sistema di climatizzazione naturale e di produzione di energia solare. La Terra dei bambini era inoltre dotata di un impianto di fitodepurazione delle acque grigie.

Lo start up metodologico del servizio, destinato a centotrenta bambini e a settanta madri, ha rappresentato una sintesi creativa tra un approccio ispirato alla Scuola di Reggio Emilia e metodiche locali. La particolare struttura del plesso mirava a sviluppare percorsi ludico creativi, introducendo nuovi elementi nella pedagogia tradizionale palestinese, centrata sulla memorizzazione. In breve il centro è divenuto un simbolo di educazione alla pace, considerato progetto di punta della cooperazione italiana. Nel settembre dello scorso anno, venne visitato dal viceministro agli Affari esteri Lapo Pistelli e il 16 gennaio 2014 ospitò la presidente della Camera Laura Boldrini in occasione della sua prima visita a Gaza.

La Terra dei bambini non esiste più. La notte del 17 luglio la fanteria israeliana ha occupato il villaggio di Um Al Nasser. Agli abitanti sono stati dati cinque minuti per lasciare le abitazioni e così una lunga fila di sfollati è stata costretta a dirigersi verso il campo profughi di Jabalya. La Terra dei bambini non è stata bombardata, come hanno riportato i media. È stata demolita dalle ruspe dell’esercito israeliano.

È importante, in questi giorni di estrema sofferenza della popolazione civile di Gaza, evidenziare la continua violazione del diritto internazionale. Il 75% delle oltre 1200 vittime sono civili inermi. Citiamo l’articolo 53 della Quarta Convenzione di Ginevra: «È vietato alla potenza occupante distruggere beni mobili o immobili (…) salvo nel caso in cui tali distruzioni fossero rese assolutamente necessarie dalle operazioni militari».

Che il nostro centro potesse costituire un obiettivo militare è contraddetto dai fatti. La Terra dei bambini è stata costantemente presidiata dal personale espatriato di Vento di Terra e non si sono mai verificati episodi di contiguità o contatto con le fazioni armate islamiche. Sia durante i lavori di edificazione, sia durante il funzionamento del servizio, non sono stati rilevati indizi della presenza di tunnel nelle vicinanze.

Appare importante denunciare l’arbitrarietà della demolizione del centro, alla cui realizzazione oltre al ministero degli Esteri, avevano contribuito la Conferenza Episcopale Italiana e l’Unione europea. Le autorità israeliane sono state informate della sua ubicazione e degli sviluppi progettuali, con il tramite dell’unità tecnica locale della cooperazione. La demolizione richiama il tema più ampio del rispetto del diritto internazionale e dell’opera delle agenzie di cooperazione. Ne deriva la richiesta al governo italiano e alle istituzioni europee di intervenire presso le autorità israeliane perché rendano conto della distruzione di un’opera realizzata con il denaro dei contribuenti.

 

 


Foto: Vento di Terra