L’economia sociale: una risposta alla crisi

Di Italianieuropei Martedì 03 Luglio 2012 15:25 Stampa

Dal 3 luglio in libreria il volume "L’economia sociale: una risposta alla crisi", a cura di Massimo Bray e Mattia Granata. Con contributi di Alessandro Azzi, Carlo Borzaga, Francesco Clementi, Enzo Di Nuoscio, Flavio Felice, Maurizio Ferrera, Giorgio Fiorentini, Mattia Granata, Noreena Hertz, Franca Maino, Giulia Mallone, Luigi Marino, Pier Angelo Mori, Stefano Zamagni, Vera Zamagni, Alberto Zevi.



C’è un mercato in cui non si scambiano le merci con altre merci e non si fanno gli affari per gli affari ma in cui al centro del modello d’impresa c’è la persona.




copertinaDa ormai quattro anni una crisi economica che forse non ha precedenti nella storia incombe sui paesi più sviluppati. Partita dagli Stati Uniti, diffusasi in Europa attraverso le economie più fragili del conti nente, giunge ora alla sua fase culminante e più drammatica; e soprattutto, scaturita dagli eccessi e dalla sregolatezza dei mercati finanziari e precipitata, anche attraverso politiche poco accorte, sui sistemi produttivi europei, si manifesta ora con le sue piene conseguenze.
Ha colpito le strutture di paesi probabilmente già esposti al contagio, ma contromisure insufficienti non ne hanno impedito il propagarsi e ora, oltre alle economie di questi paesi, ne affligge le società, i consumi, i livelli occupazionali.
La crisi, dopo che la si è lasciata correre e prendere velocità, con il suo impatto, fa tremare e oscillare le stesse istituzioni europee, pone in discussione le conquiste frutto di decenni di sforzi, allarga un’ombra di sfiducia sulle popolazioni del continente e sulle loro prospettive di benessere.
Il confronto sul modo in cui combattere questo male, che si è impadronito dell’Europa e che giunge a preoccupare Stati Uniti e paesi asiatici si è svolto, sempre più aspro, nelle istituzioni nazionali e sovranazionali. Le politiche di austerità, promosse in particolare per la ferma volontà tedesca, sono ampiamente poste in discussione non solo dall’emergere di visioni alternative, ma anche dal manifestarsi della volontà popolare espressa tramite il voto laddove si siano svolte elezioni di recente.
La crisi economica è, sempre più chiaramente, anche una crisi delle idee e delle convinzioni che hanno orientato per decenni politiche e comportamenti. Alla visione finora prevalente si oppone una sempre più evidente alternativa, sostenuta dalle forze progressiste continentali e anglosassoni, che ha posto l’accento sull’esigenza improrogabile di sostenere i livelli occupazionali, lo sviluppo dei consumi e la ripresa dei sistemi produttivi, fortemente sofferenti per la contrazione di credito e mercati.
A partire da queste considerazioni suscita ancora maggiore interesse il progetto di osservare un settore che, nonostante le difficoltà di questi ultimi quattro anni e l’aggravamento delle condizioni nell’ultima fase della crisi, ha mostrato vitalità e capacità di reazione in diversi comparti.
L’economia sociale, nelle sue varie declinazioni, nel nostro paese ha tradizionalmente funzionato come una sorta di ammortizzatore sociale ed economico, in grado di temperare le conseguenze della crisi, per quanto possibile, in senso anticiclico. Ma, soprattutto, questo settore rappresentativo dell’“economia reale” ha, più che in altri momenti, indicato una modalità – sempre più richiamata come necessaria – di interpretare l’azione imprenditoriale e di mercato in modo da valorizzare lo scopo della coesione sociale nelle comunità locali e nazionali.
Riteniamo che osservare questa componente del tessuto produttivo italiano possa fornire ispirazioni utili a individuare non solo una via per uscire dalla crisi, ma soprattutto modalità di elaborazione di culture e di progettazione di politiche che, all’efficienza e alla fluidità dei mercati, sappiano connettere i valori fondanti della solidarietà e della riduzione delle diseguaglianze sociali.
Su questo binomio sarà necessario ricostruire il prima possibile le nostre economie affinché siano in grado di promuovere uno sviluppo sostenibile sempre più finalizzato a innalzare il benessere e il livello di civiltà delle nostre società.

     — Massimo Bray e Mattia Granata




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