Fine della questione romana

Di Italianieuropei Lunedì 20 Settembre 2010 16:23 Stampa
Benedetto XVI indossa il cappello piumato Benedetto XVI indossa il cappello piumato Adnkronos 2010

 

Con questo titolo Palmiro Togliatti, nel 1929, in un lungo articolo su Stato Operaio, commentò la stipula dei patti lateranensi e del relativo concordato. L’articolo si può considerare l’incunabolo del voto a favore dell’articolo 7 della Costituzione (l’articolo che recepiva i patti lateranensi) da parte del PCI, peraltro preannunciato da Togliatti alla Santa Sede attraverso un incontro riservato di Eugenio Reale con il cardinale Tardini.
Il PCI fu l’unico partito di sinistra a votare l’articolo 7, distinguendosi dai socialisti e dagli azionisti. Ma non era una sorpresa, poiché le motivazioni che Togliatti illustrò nel suo intervento all’assemblea costituente erano state già tutte anticipate nel rapporto al V congresso del PCI, alla fine di dicembre 1945.
Ma forse si deve dire che la questione romana finisce davvero oggi, con l’invio da parte di Ratzinger del segretario di Stato alle celebrazioni dei 140 anni dalla breccia di Porta Pia, e più ancora con la sorprendente immagine di papa Benedetto XVI che indossa un cappello da bersagliere.
Quali echi possono suscitare questi eventi in una società dell’immagine come quella in cui viviamo? Probabilmente né sorpresa, né immediata consapevolezza del loro significato storico. La ridondanza delle immagini in cui sono immerse soprattutto le nuove generazioni può far percepire la foto come una delle tante immagini della società dello spettacolo. La presenza del cardinal Bertone è stata commentata solo da alcuni media, ma tardi e tutto sommato pigramente. In realtà si tratta di eventi che segnalano, con una carica simbolica straordinaria e sapiente, l’intento di portare a compimento la conciliazione del Vaticano non solo con lo Stato laico e con le sue istituzioni, ma con il popolo italiano, credenti e non credenti, vecchi e giovani, donne e uomini, “nordici” e “sudici”. Correndo il rischio di sbagliare, si può azzardare un’interpretazione non congiunturale di tali eventi. Il pontefice ha compiuto un gesto profondamente meditato a tutela dell’unità della nazione italiana forse anche perché sia, da un lato, sempre più consapevole dell’importanza civile e culturale – non solo religiosa – di ospitare il governo mondiale della Chiesa cattolica, dall’altro per dire che la Chiesa di Roma è perfettamente a suo agio in questa nostra penisola, fra la nostra gente, e vuole continuare ad operare per la propria missione, che comprende anche una sapiente azione di legamento di questa nazione e di questo popolo perché non si sbriciolino. Un ruolo – quello di Roma capitale – che, ha sottolineato il Capo dello Stato, non può essere negato, contestato o sfilacciato nella prospettiva che si è aperta e sta prendendo corpo di un’evoluzione più marcatamente autonomista e federalista dello Stato italiano.

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