Presentazione del Quaderno sulla Scuola

Written by Massimo Bray Wednesday, 08 October 2008 16:43 Print

Alla rivista affiancheremo una serie di quaderni che vorrebbero entrare nelle questioni di maggiore attualità nel dibattito sociale, politico e culturale cercando di suggerire forme di discussione costruttive, modi di lettura del presente, contributi all’arricchimento e al miglioramento di un confronto troppe volte affidato esclusivamente alle polemiche,
Il primo quaderno è dedicato alla scuola ed è pubblicato il giorno dopo l’approvazione di un progetto di riforma che ha suscitato non poche discussioni.

Dirò subito che  il dibattito andrebbe a nostro avviso impostato sulle forme necessarie a garantire al sistema scolastico quegli standard qualitativi in linea con gli sviluppi che la società ha di fronte. In questo senso la discussione sul modo di misurare il valore degli studenti – attraverso dei giudizi o dei voti – non ci appassiona, mentre riteniamo che molta più attenzione vada rivolta alla scelta di capire come e cosa si voglia valutare del lavoro scolastico dei ragazzi. La scuola pubblica, come scrive molto bene Francesco Profumo in uno dei saggi del Quaderno, deve avere come obiettivo primario la formazione delle nuove generazioni, dotandosi di un’organizzazione moderna, innovando le tecnologie utilizzate, investendo nella formazione della classe docente e adottando un sistema di valutazione rigoroso.

Il superamento dell’esperienza didattica affidata ad un lavoro di equipe e il ritorno alla figura unica del docente nella suola primaria è invece difficilmente condivisibile se si pensa che esso scaturisce non da un dibattito teorico o dal confronto tra forme di esperienze differenti, quanto da esigenze dettate da scelte di politica finanziaria.
Diciamo questo perché leggere il valore dell’istruzione o della ricerca scientifica non come un valore in sé, ma subordinato ad altre scelte, significa non coglierne la sua autonomia  e il suo valore nella formazione di una società e del suo futuro.

E’ quindi anzitutto un problema di metodo: dopo molte esperienze ministeriali – bipartisan verrebbe da dire – volte a realizzare e migliorare l’esperienza dell’autonomia del sistema scolastico, le scelte fatte sembrano tornare ad un centralismo del sistema scolastico in chiara contraddizione con quello che accade in altri paesi europei.
L’attenzione ad esperienze di autonomia, come  scrive Mauro Palma, potrebbe invece favorire la definizione di un sistema più dinamico in cui la scuole possano rendere visibili i risultati del loro lavoro e favorire la nascita di quelli reti delle conoscenze  che mettono in dialogo le proprie esperienze e le competenze - con altri luoghi di elaborazione culturale – questo sì  con possibilità di razionalizzare l’organizzazione del lavoro scolastico favorendo forme di risparmio.

In questo senso l’istruzione e la ricerca devono essere un valore su cui puntare e investire per la costruzione di una società più consapevole e culturalmente adulta.
Un solo esempio che vorrei fare è quello dalla necessità di colmare il grande ritardo della scuola italiana nell’uso delle tecnologie più avanzate e in particolare degli strumenti di e-learning.
Mentre presentiamo questo Quaderno il governo portoghese ha adottato una scelta coraggiosa che sembra andare incontro alla convinzione che un miglioramento sensibile e generalizzato del sistema scolastico si possa raggiungere grazie all’incentivazione dell’uso delle nuove tecnologie: la definizione del progetto Magellano, presentato ieri dal presidente Socrates, che dovrebbe portare in 24 mese alla diffusione di un pc ogni 2 studenti, favorirà l’adozione nelle scuole di un pc a basso costo – da 0 a 50 euro in base al reddito familiare- e di prodotti multimediali finalizzati alla formazione dei docenti e degli studenti. Il personal computer verrà prodotto in Portogallo grazie alla collaborazione tra la principale società privata di informatica e un accordo tra lo stato e la Microsoft ed è l’esempio di come il settore privato e quello pubblico possano lavorare insieme per creare sinergie se si voglia davvero sviluppare nella scuola una nuova mentalità capace di garantire, oggi agli studenti e domani ai cittadini, quegli strumenti formativi che possano favorire il miglioramento qualitativo del sistema paese.

Non crediamo che sia l’utilizzo del grembiule la risposta che ci attendiamo dal governo italiano e non crediamo che sia questo ciò che consentirà di riportare i ragazzi in aula e a ricreare quel senso di rispetto verso l’altro. Non crediamo che al termine delle ore scolastiche questo sia sufficiente a evitare situazioni di violenza o di disordine ormai quotidiani. Bisognerebbe forse chiedersi da dove riprendere il dibattito sui contenuti da insegnare, su quali debbano essere le responsabilità delle famiglie nei valori da trasmettere ai propri figli, su quali forme e contenuti si debba puntare per creare in loro il rispetto verso l’altro, e non favorire forme di poca o scarsa tolleranza verso tutto ciò che appare diverso da noi e dalle nostri tradizioni culturale.

Anche qui non ci si dovrà dividere, come si è fatto in passato, tra difensori del vecchio e sostenitore del nuovo, partendo dal presupposto che ogni disciplina è in continua evoluzione nei suoi stessi contenuti e che gli  ambiti disciplinari tendono a rimodellarsi creando nuovi ambiti del sapere e ampie zone di dialogo multidisciplinari. Da questa consapevolezza sarà necessario riprendere il confronto sulle conoscenze proposte nella scuola, in un contesto orientato al lavoro condiviso e alla valorizzazione delle migliori esperienze fatte.
Non sarà un’operazione facile perché difficile è cercare di tenere insieme gli specialismi in cui il sapere va declinando.
Anche qui sarebbe auspicabile un maggiore attenzione e confronto costruttivo con i protagonisti del mondo scolastico - i docenti prima di tutto, e con le molte istituzioni culturali e i centri di eccellenza presenti nel nostro Paese.