Carlo Freccero

Carlo Freccero

è direttore di Rai4.

La verità nell’era del video

Con la separazione tra sapere e potere e il massiccio diffondersi della televisione, le democrazie odierne assomigliano sempre più a delle sondocrazie: tutto è lecito in nome del consenso, dell’“audience”, e l’unica verità che conta è quella dei sondaggi, del marketing. Tuttavia, nell’Italia berlusconiana e nell’Inghilterra di Murdoch si scorgono i primi segnali di un’inversione di rotta.

Immagine, realtà e filosofia

La filosofia, con Debord, Baudrillard e altri, comincia a parlare di superamento del reale attraverso i concetti di spettacolo, simulacro, simulazione ancor prima che l’immagine virtuale trovi una compiuta realizzazione. Tuttavia, sarà la rivoluzione dell’“immateriale” − che dagli anni Ottanta in avanti porta all’affermarsi del concetto di realtà virtuale − a determinare radicali trasformazioni nel cinema, nell’informazione e nella comunicazione in generale, con conseguenze importanti sulla percezione degli eventi (a partire dal prevalere dell’approccio emotivo su quello analitico) e sullo stesso concetto di verità.

L'expo al tempo della sfiducia nel futuro

L’ingenuo ottimismo positivista che ha caratterizza­to le prime esposizioni della seconda metà dell’Ot­tocento ha ceduto il passo ad un sentimento di sfi­ducia. L’expo non è più, quindi, sinonimo di progres­so, ma piuttosto di ricerca di un rimedio a quegli eccessi che il progresso ha imposto come effetti se­condari e di riflessione su un discorso complesso che non può esaurirsi nella semplice messa in mostra di una serie di oggetti. Per questi motivi l’idea stessa di expo ha bisogno di un profondo ripensamento.

Spostamenti nel pubblico televisivo: dalla maggioranza ai nativi digitali

Dalla nascita della televisione come servizio pubblico all’attuale epoca di integrazione dei media, il pubblico televisivo ha subito una trasformazione radicale, passando da mero fruitore ad artefice della programmazione, ad attore e autore delle trasmissioni. Si tratta di una rivoluzione che non ha travolto soltanto i mezzi di comunicazione ma la società intera. Come ha dimostrato la campagna elettorale di Obama, infatti, la generazione dei millennial non è disinteressata alla politica, come si crede comunemente, ma alle ormai anacronistiche modalità di partecipazione alla vita democratica.