Gianni Toniolo

Gianni Toniolo

insegna Economia all’Università di Roma “Tor Vergata” e alla Duke University di Durham, Stati Uniti.

Produttività e benessere: passato e futuro dell'Europa

La crisi finanziaria e reale che stiamo attraversando si è rivelata più lunga e profonda in Europa che negli Stati Uniti, mentre non è stata pressoché avvertita in gran parte delle economie emergenti, a cominciare dal gigante cinese. L’Unione europea si presenta quindi come il grande malato dell’economia mondiale e il “modello” di economia sociale di mercato che la caratterizza viene additato come il principale responsabile di ogni difficoltà. A guardar bene, però, vi sono molti elementi che non solo invitano a non abbandonarsi al pessimismo, ma che testimoniano come, tutto sommato, il modello economico europeo non meriti di essere considerato sconfitto dalla crisi e, per questo, definitivamente accantonato.

Un modello di sviluppo dell'economia italiana?

Il sistema economico italiano non rientra in nessuno dei modelli di sviluppo identificati dagli economisti italiani e stranieri. Molte domande sulle peculiarità e sulle carenze dello sviluppo economico dell’Italia rimangono dunque sen­za una chiara risposta. Le ragioni di tale diversità sarebbe­ro da ricondurre al blocco che caratterizza la società italia­na e a una conseguente carenza culturale: l’Italia non è sta­ta in grado di capire la grande rivoluzione che, a cavallo del millennio, stava cambiando i modi di produrre, di distribui­re e di vivere. Ne è conseguita l’incapacità di agganciarsi alla crescita dell’economia globale. Oggi l’Italia affronta, dunque, la crisi internazionale in una posizione di profonda debolezza economica.

I figli di Alessandro Rossi

Quanto è cambiato il capitalismo italiano – o quanto sono cambiati i capitalisti italiani – dal tempo di Alessandro Rossi? Sarà forse una deformazione professionale ma mi pare utile partire da questa domanda per discutere le questioni sollevate dallo scambio tra D’Alema e Profumo. È lo stesso D’Alema, d’altra parte, a ricordare che «le nostre debolezze vengono da lontano» (anche se forse non pensa vengano da tanto lontano…). Si può partire utilmente da Alessandro Rossi per chiederci quale fosse il «senso della direzione» prima che esso andasse perduto, come lamentata da Profumo. E per chiederci se sia desiderabile recuperare vecchi ordini di marcia e, in caso di risposta negativa, se e come sia possibile individuare e perseguire direzioni nuove, che rispondano più che in passato agli interessi nazionali, tenuto delle «condizioni al contorno», soprattutto internazionali, dalle quali il nostro capitalismo, piaccia o meno, non può astrarsi.

Il buio oltre la FIAT?

Alla «Balilla a 4 marce» di mio nonno sono legati i miei ricordi infantili di magiche gite dolomitiche, lungo strade non del tutto risanate dalle ferite della guerra. Cresciuto, non ho mai posseduto un’automobile FIAT, ritenendomi, a torto o ragione, un consumatore razionale. Se pure esiste, tuttavia, questa razionalità non mi rende più facile il parlare di FIAT in modo distaccato, privo di emozioni: forse a causa di quella «Balilla», forse perché ne conosco un po’ la storia, forse semplicemente perché sono italiano.