Nata tra il primo e il secondo Romanticismo come medium espressivo della personalità e dell’appartenenza di classe, la “moda” ha attraversato il Novecento e, dopo l’utopica “liberazione” stile anni Sessanta, in un mondo mediato dalle immagini il suo dettato è diventato uniforme. Ma, che cos’è oggi la moda e come si relaziona con il corpo e con l’immagine?
Il peso e l’immagine del corpo nella cultura degli ultimi decenni sono la grande rivoluzione narrativa dei nostri tempi. Quando e perché il “grasso è bello” delle donne di Tiziano e Rubens ha ceduto il passo al mito della magrezza? Quando è iniziato il mito del corpo? Quando l’immagine è diventata dominante?
Nella società dello spettacolo il corpo delle donne è merce di scambio ed elemento rassicurante per l’identità maschile. Con la complicità del mondo femminile, il “populismo mediatico” degli ultimi vent’anni ha intrappolato la donna nel suo atavico ruolo di oggetto di piacere. È lecito allora chiedersi: come mai la lunga storia di lotte e di consapevolezza è stata cancellata nello spazio di uno spot?
Le spinte al cambiamento che dal 2008 interessano diverse zone del mondo, dall’America di Obama al Nord Africa in rivolta, sino alla Grecia e alla Spagna “indignata”, sembrano essere giunte ora anche in Italia. I giovani non sono più disposti ad aspettare e la politica deve sempre più fare i conti con la comunicazione interattiva del web 2.0. Il potere istituzionale deve allora imparare a dare voce a queste rinnovate esigenze di aggregazione e confronto.
L’atteggiamento dell’opinione pubblica britannica nei confronti della politica è largamente caratterizzato da disaffezione e disillusione. Le ragioni di questo disincanto sono molteplici: dai cambiamenti avvenuti nei partiti poli - tici, sempre meno ideologici e sempre più frutto dei trattamenti “estetici” operati da esperti della comunicazione, all’informazione prodotta dai media, troppo semplicistica per cogliere e trasmettere la complessità della politica contemporanea. Un paradossale elemento di interesse è che la stessa classe politica britannica sembra aver sviluppato un’opinione negativa di se stessa, alimentando la tendenza alla depoliticizzazione, verso cui sembra essere orientata.