Rigenerare la democrazia attraverso la rete

Written by Simon Hampton Wednesday, 03 October 2012 14:38 Print

Che impatto può avere internet sulla politica? Gli esempi sono ormai innumerevoli: la Primavera araba, le elezioni estoni del 2005 e del 2011, ma anche il blog del ministro svedese Carl Bildt e i numerosi movimenti sociali nati online. La rete, priva di gerarchie com’è, permette uno scambio alla pari, favorisce il contatto tra cittadini e istituzioni e può dare un nuovo slancio alla democrazia, cambiandone profondamente le regole del gioco.

La politica è comunicazione. La comunicazione è anche un elemento intrinseco al lavoro dell’artista, sia esso musicista, pittore, attore o perfino architetto. La comunicazione è importante. Come il suono non può attraversare il vuoto, così tutte le forme di comunicazione hanno bisogno di mezzi che le veicolino.

Qualche mese fa, il mondo ha festeggiato il ventunesimo anniversario del mezzo più nuovo, più aperto e più globale nella storia delle comunicazioni: internet. Il mondo della creatività e quello del business si stanno trasformando per sfruttare al meglio le nuove opportunità e lo stesso vale, e varrà sempre di più in futuro, per la politica.

Internet ha influenzato in modo inevitabile e irreversibile il mondo della politica e le tradizionali istituzioni delle democrazie elettorali. Se la Primavera araba rappresenta uno degli esempi più eclatanti di questo fenomeno, la sua incidenza sulle democrazie consolidate non è meno sensazionale. Quest’anno verrà eletto il nuovo presidente degli Stati Uniti e, subito dopo, un esercito di esperti analizzerà l’impatto di una nuova serie di tecniche di propaganda elettorale online sperimentate dai due partiti.

Ciò che è evidente sin da ora è che internet ha favorito una nuova partecipazione democratica, ad esempio con l’improvviso sorgere di vivaci movimenti in rete come quello contro l’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), che ha portato al fallimento dell’accordo commerciale al Parlamento europeo, e con la nascita di nuovi partiti, come il Partito dei Pirati, costituito completamente online e che ha conquistato la fiducia di un numero crescente di cittadini.

Nel mondo degli affari, i nuovi attori sono stati i primi a capitalizzare al meglio le opportunità di internet, ma il mondo economico sta recuperando terreno. In politica, i primi ad avvantaggiarsene sono stati i populisti o, ancor peggio, alcuni soggetti che, a conti fatti, indeboliscono la democrazia. Sta quindi alla classe politica fare proprie queste opportunità e trasformarsi in modo da usufruire dei vantaggi offerti dalla rete. Questa è la vera leadership democratica e sarà anche fonte di ispirazione per le attività economiche europee, che devono affrontare una sfi da analoga. Possiamo, anzi dobbiamo rafforzare i nostri sistemi democratici.

 

LE MODERNE DEMOCRAZIE EUROPEE... E LE LORO CARENZE

Il nesso tra democrazia e tecnologia esiste da secoli. L’invenzione della stampa portò alla condivisione delle idee a dimensioni mai viste e fu foriera di un significativo allargamento della partecipazione democratica. Successivamente, i progressi nel campo dei trasporti sono stati fondamentali per fare sorgere democrazie rappresentative su scala nazionale (e anzi continentale), quali le conosciamo oggi.

Le tecnologie delle comunicazioni e dei trasporti hanno insieme contribuito a formare il moderno concetto di cittadinanza e hanno fatto del “popolo” la fonte principale di legittimazione politica. Il Ventesimo secolo appare ora come una “età dell’oro” della democrazia occidentale, con partiti politici responsabili e coesi, affiancati da movimenti sociali impegnati e affidabili.

Dagli anni Settanta del secolo scorso, però, la partecipazione alle elezioni è gradualmente diminuita, così come si è ridotto l’interesse per la politica ed è calata la fiducia nei partiti. La crisi economica ha aggravato le difficoltà dei leader politici europei nel dare risposte ai crescenti bisogni dei cittadini. La forza della rete sta nel fatto che è aperta a tutti. Purtroppo, i più rapidi a coglierne le opportunità per diffondere il proprio messaggio e attaccare le istituzioni tradizionali sono stati i populisti. Troppo spesso gli utenti di internet – soprattutto i più giovani che non accedono ai media tradizionali – trovano con maggiore facilità i messaggi dei populisti che, in alcuni casi, assumono la forma di un’estrema xenofobia.

Come si inseriscono in tale quadro la rivoluzione delle comunicazioni cui abbiamo assistito in questo stesso periodo e internet in particolare?

 

LA RETE È UN ECOSISTEMA DI “PIATTAFORME”

Vale la pena soffermarsi un momento per chiarire che cosa sia esattamente internet. Costruito su connessioni a banda larga per abitazioni e uffici, su link a fibra ottica che si intrecciano su tutta la superficie del globo e su “centri di raccolta dati” di dimensioni industriali che comprendono migliaia di computer che trasmettono contenuti agli utenti che li ricercano, internet unisce queste tecnologie grazie a un “linguaggio” comune che indirizza i dati verso la destinazione voluta.

Un secondo “linguaggio” – quello della rete – utilizza internet per fornire a chi crea contenuti un mezzo per presentarli agli utenti attraverso i browsers. Un aspetto essenziale è il fatto che internet e la rete utilizzano linguaggi aperti e costituiscono quelle che sono chiamate “piattaforme aperte”. C’è una continua stratificazione di piattaforme che cominciano a essere direttamente accessibili a tutti gli utenti e non solo a quelli che dispongono di competenze tecniche. Un esempio di queste piattaforme è YouTube, con centinaia di milioni di accessi in tutto il mondo. Le piattaforme favoriscono la partecipazione attiva – ad esempio, su YouTube è possibile sia caricare i video che guardarli. E questa partecipazione è utilizzata attivamente: ogni minuto si caricano su YouTube 72 ore di contenuti video! Le piattaforme web, perciò, permettono una libertà di parola a un livello senza precedenti nella storia. Questo fatto offre l’occasione per riconsiderare la vexata quaestio della pluralità dei mezzi di comunicazione, che tante preoccupazioni ha creato nel secolo scorso e che ha ovviamente amplificato il meglio e il peggio della società. Le piattaforme sono come l’agorà, nella quale le persone si incontrano e dibattono faccia a faccia. Certo, ogni agorà o piazza o foro ha bisogno di qualche regola e di una certa autodisciplina per funzionare bene. Per questo prosperare del dibattito è stata fondamentale una decisione presa dall’Unione europea nel 2000, che stabiliva regole chiare per la responsabilità delle piattaforme web, la cosiddetta “direttiva sull’e-commerce”. Il legislatore ha disposto specificatamente che gli intermediari non hanno l’obbligo di verificare i contenuti dei loro servizi, ma che sono tenuti a reagire con prontezza alla notifica di contenuti illeciti. Queste norme di legge rispecchiano in genere i termini e le condizioni delle piattaforme, molte delle quali cercano di attirare un pubblico ampio, che comprende anche i minori.

 

RIGENERARE LE DEMOCRAZIE

La rete ha chiaramente cambiato le regole del gioco per le nostre strutture democratiche. Il cambiamento ha toccato in sostanza due elementi basilari di qualunque democrazia: l’accesso alle informazioni e la loro diffusione. L’esempio più vistoso, ovviamente, è stato quello della Primavera araba, in cui la tecnologia ha prima dato modo ai cittadini di condividere la generale frustrazione nei confronti dei propri governi dispotici e poi di organizzarsi e pretendere un cambiamento.

Ma già negli anni precedenti internet aveva offerto la possibilità di condividere l’esperienza di chi subiva abusi nel campo dei diritti umani, ad esempio con i video caricati su YouTube che mostravano quanto avveniva in Birmania e in Iran. Non sorprende che i governi oppressivi blocchino spesso i servizi: la OpenNet Initiative riferisce che oggi la censura a internet è applicata in quaranta paesi e che Google è stato bloccato in più di venticinque diversi paesi.

La storia ci insegna che l’incidenza dei progressi nel campo delle comunicazioni cresce nel tempo; ci sono voluti secoli perché la stampa a caratteri mobili di Gutenberg offrisse realmente un accesso diffuso ai libri e avesse la meglio sull’analfabetismo nell’Europa occidentale, eppure quell’innovazione ha forgiato le nostre società. Per questo, non ho difficoltà a prevedere un enorme cambiamento sulle forme di diffusione delle informazioni nelle nostre società, le quali, però, avranno quasi certamente caratteristiche che oggi non possiamo nemmeno immaginare. È una prospettiva che ritengo stimolante! In questo modo, la rete può diventare la polis di una nuova era. Un posto nel quale si incontrano persone vere, per discutere e contribuire al bene delle proprie comunità.

Una tendenza che persiste nella breve storia della rete è il fatto che essa non è gerarchica e permette a chiunque non solo di accedere alle informazioni, ma anche di commentarle e di produrne di nuove.

Per questo, per i partiti politici che vogliono sfruttare le risorse offerte dalla rete non si tratta semplicemente di “andare dove c’è la gente”. Occorre accettare una conversazione nei due sensi. Anche se sembra cosa da poco e forse scontata, io immagino che avrà un’incidenza profonda (e positiva) sui meccanismi della democrazia e che, a conti fatti, premierà i democratici seri e i politici coraggiosi.

La rete non “ucciderà” i partiti né le altre istituzioni tradizionali. Ma ogni politico al potere rischia l’eccessivo compiacimento e le istituzioni tradizionali dovranno impegnarsi per cambiare ed entrare nell’era digitale. Se il compito della politica e dei partiti è quello di raccogliere e rappresentare interessi e idee differenti e di favorire la partecipazione alla vita pubblica, la rete può essere un perfetto alleato. Un partito moderno non solo utilizzerà la rete per diffondere messaggi, ma ripenserà tutto il proprio modello organizzativo per utilizzarne il potenziale. Per citare un esempio si pensi al partito conservatore inglese che ha utilizzato la rete per raccogliere idee per il proprio manifesto prima delle elezioni del 2009.

Se sapranno rendersi conto che i cittadini oggi si aspettano che ci si rivolga loro in questo modo, è probabile che i primi partiti che sapranno aprirsi alle voci esterne saranno quelli che conquisteranno la fiducia dei cittadini. Inoltre, l’apertura alle nuove idee permetterà ai partiti di tenere il passo con l’attuale velocissimo ritmo del cambiamento.

 

STA GIÀ ACCADENDO

L’ampio uso degli strumenti di democrazia digitale non riguarda il futuro. Molti di questi meccanismi sono ormai da tempo in fase di elaborazione a vari livelli dei processi politici, ad esempio da parte di singoli candidati nelle campagne elettorali per restare in contatto con il proprio elettorato, da parte dei partiti per garantire la trasparenza all’interno e all’esterno del partito, da parte degli organismi amministrativi centrali per migliorare l’accesso alle informazioni pubbliche e coniugare i tradizionali meccanismi della democrazia con il contesto delle nuove tecnologie.

Carl Bildt, ministro degli Esteri svedese dal 2006 ed ex premier, gestisce uno dei più popolari e più letti blog politici del paese, seguito da più di 15.000 persone su Twitter. Bildt è stato fra i primi a utilizzare internet per le comunicazioni politiche – a quanto si dice, sarebbe lui l’autore della prima mail pubblicamente nota scambiata tra due capi di governo. Inoltre, nel 2007 Bildt ha aperto un’ambasciata ufficiale della Svezia su Second Life e, l’anno successivo, ha creato un canale YouTube che contiene più di 23.000 filmati.

Il sito del Partito verde europeo riunisce messaggi, attivisti e informazioni di quarantasei diversi partiti ecologisti di quarantuno paesi e la Commissione elettorale in Gran Bretagna ha utilizzato la rete per coinvolgere i cittadini e aiutarli a partecipare alle elezioni tradizionali. Attualmente, più di venti paesi democratici stanno esaminando le possibilità di migliorare i processi elettorali introducendo il voto via internet a vari livelli di governo. Le prime elezioni con valore legale su internet si sono svolte in Estonia nel 2005 e il loro successo ha fatto sì, per la prima volta al mondo, che fosse possibile esercitare il proprio diritto di voto in elezioni parlamentari via internet. Nelle elezioni più recenti (2011) hanno votato online quasi 150.000 estoni (il 15,4% delle persone con diritto di voto e quasi un quarto dei votanti effettivi) e, per la prima volta in assoluto, è stato possibile votare col telefono portatile a scheda sicura. L’affluenza alle urne nel 2011 ha superato quella delle due precedenti elezioni del 2007 e del 2003.

Le piattaforme e gli strumenti di Google, uno dei principali providers di tecnologie della rete, sono stati sperimentati spesso e hanno sostenuto con esito positivo una serie di contatti politici. Ad esempio, la Casa Bianca ha utilizzato gli hangouts di Google per conversazioni video con i cittadini e vari enti locali sfruttano Google Maps per consentire ai cittadini di segnalare, ad esempio, la posizione di un lampione fuori uso.

Il numero degli sperimentatori è in aumento. Ora c’è la possibilità di raccogliere tutte queste esperienze e considerarle come i primi passi nella direzione di una democrazia di nuovo tipo.

 

CONCLUSIONI

Internet non sta solo trasformando le comunicazioni, ma sta anche producendo aspettative molto più profonde nei consumatori e nei cittadini, i quali desiderano soprattutto essere ascoltati.

I politici si dovrebbero trovare in una posizione ideale per reagire a questi cambiamenti: saper ascoltare è un aspetto intrinseco al processo politico. Ma cambiare non è mai facile, anche se il vantaggio per chi è più pronto ad adeguarsi è sostanziale.

Per i governi l’occasione non è di poco conto, ma richiede una disponibilità al cambiamento e una gestione decisa. Ci sono segni che dimostrano come un governo aperto e una politica aperta siano più efficaci e rispondano chiaramente meglio alle attese della cittadinanza. Il governo ha un ruolo essenziale nella guida del cambiamento, nell’ambito di un impegno più vasto per fare uscire gli europei dalla presente crisi economica.

Google ha la profonda convinzione che la tecnologia possa cambiare in meglio le condizioni di vita: la forza della rete si adatta perfettamente alle esigenze di una democrazia di nuovo tipo. Siamo orgogliosi di fare tanto perché questo accada e contiamo di fare ancora di più.1

 

 


[1] Desidero ringraziare in particolare Diego Ciulli e Marta Poslad, entrambi colleghi di Google, per il loro contributo alla preparazione di questo articolo.