Aldo Garzia

Aldo Garzia

giornalista e scrittore.

Magri e il suo peculiare modo di essere comunista

Il libro di Simone Oggionni, “Lucio Magri. Non post-comunista, ma neo-comunista”, pubblicato da Edizioni Efesto, ripropone la discussione sulla radiazione dal PCI del Manifesto (nelle celebrazioni sul centenario di quel partito si dimentica spesso il “caso” del 1969) e sul percorso teorico/politico di Lucio Magri (Ferrara 1932-Bellinzona 2011), che fu uno dei leader di quel gruppo. L’onda lunga del 1968 studentesco e del 1969 operaio apparve ai promotori del mensile “il manifesto” – Magri ne fu direttore con Rossana Rossanda – l’occasione giusta per proporre al Partito comunista l’opportunità di una discussione sul neocapitalismo italiano negli anni del boom economico, sulle esperienze e i limiti evidenti delle società del “socialismo reale” a iniziare dall’URSS (era in corso la crisi cecoslovacca) e sulla “forma partito” in una società che andava mutando socialmente a grande velocità e di cui il PCI faceva fatica a prendere le misure.

 

Eroismo

Raitre ha mandato in onda per alcune settimane i ritratti di “Nuovi eroi”. Si trattava di “eroi civili”: gente comune che nel proprio ambito di impegno lavorativo o sociale si era distinta fino a ottenere una onorificenza della presidenza della Repubblica. Sono quindi eroi massificati, “popolari” nel rappresentare un punto di riferimento. Niente a che fare con gli eroi dell’antichità (dalle tragedie greche alla retorica mussoliniana di «Un popolo di poeti di artisti di eroi/ di santi di pensatori di scienziati/ di navigatori di trasmigratori»). Piuttosto piccoli eroi moderni del quotidiano che ci dicono come è cambiato il paradigma di eroe.

Pedro Sánchez, el guapo

“El guapo” (il bello) è il nomignolo popolare di Pedro Sánchez, premier di Spagna dallo scorso giugno e segretario del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE). Nato a Madrid il 29 febbraio 1972 da genitori militanti socialisti, sposato con María Begoña Gómez esperta di marketing, padre di due figlie (Ainhoa e Carlota), alto un metro e novanta, iscritto al partito già nel 1993 con Felipe González e José Luis Rodríguez Zapatero come punti di riferimento (i suoi predecessori nel ruolo di primi ministri), tifoso dell’Atlético Madrid, immagine sportiva e accattivante (un passato da giocatore accanito di basket), abile politicamente, ottimo oratore, Sánchez sembra avere tutti i requisiti del leader nell’era in cui oltre alle virtù politiche contano quelle dell’immagine. È stato facile per lui dare la spallata decisiva a Mariano Rajoy, leader stanco e opaco di un Partito Popolare (PP) in declino sotto i colpi delle sentenze giudiziarie per i molti casi di corruzione e che deve subire la concorrenza elettorale a destra di Ciudadanos, radicale e moderno partito nato sull’onda di un civismo moderato (sembra di assistere al replay del rapporto Forza Italia-Lega in salsa spagnola).

Guédiguian e l’introspezione intima e politica di chi non si arrende

È un film denso, forse troppo. Dove si intrecciano bilanci esistenziali, storie personali e familiari, delusioni politiche e d’amore. “La casa sul mare” del francese Robert Guédiguian (classe 1953, figlio di padre armeno e madre tedesca, regista e produttore di successo) non fa velo della melanconia che si mescola a una accennata nostalgia, almeno per le generazioni che hanno intensamente vissuto le stagioni delle speranze della politica capace di cambiare la realtà dal dopoguerra al dopo Sessantotto.

Tom Hayden, icona della rivolta americana

Il Sessantotto statunitense coincide con l’assassinio di Bob Kennedy. Le proteste degli studenti – a differenza di quanto accadde in Europa – erano già esplose nel settembre 1964 con la rivolta di Berkeley (indimenticabile il film “Fragole e sangue” del 1970 di Stuart Hagmann, che ricostruisce una vicenda di quel movimento ambientandola a San Francisco e descrive il pestaggio dei manifestanti da parte della polizia mentre ritmano la canzone “Give peace a chance” scritta da John Lennon). Nel 1965 l’assassinio di Malcom X, leader del movimento degli afroamericani, aveva gettato ulteriore benzina sul fuoco della ribellione contro le discriminazioni razziali, la guerra in Vietnam, la fragilità dei diritti civili e di libertà. Tom Hayden (Detroit 1930-Santa Monica 2016), di origini irlandesi, è stato uno dei leader di quel movimento degli studenti e dei diritti civili fin dall’inizio. Poco più che ventenne, era già entrato a far parte dell’organizzazione antiapartheid Freedom Riders.