Daniela Preziosi

Daniela Preziosi

giornalista.

Il futuro quantico dell’umanità migrante

«Il 2019 era stato un anno record per il turismo, con gli arrivi internazionali che avevano toccato il miliardo e mezzo di viaggiatori, il dato più alto di sempre. Più di 275 milioni di persone erano state registrate come migranti internazionali – dai lavoratori indiani dell’edilizia e dalle colf Filippine a Dubai agli executives americani e agli insegnanti di inglese da un capo all’altro dell’Asia –, la cifra più alta mai registrata. Poi tutto si è fermato. Il lockdown ha sostituito l’incremento delle migrazioni e degli spostamenti con un improvviso reset della popolazione mondiale». Ma ora tutto riparte perché «migrare è il nostro destino» e la storia del mondo è una storia di eterno e inarrestabile movimento di uomini e donne.

 

La galassia dei soggetti in costruzione

“L’amore è finito, ora aspettiamo che la fidanzata ci lasci”. All’indomani delle elezioni abruzzesi, all’uscita da uno studio televisivo, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, sorriso bonaccione, così sospirava parlando di mali d’amore. L’argomento però era lo stato di salute dell’alleanza giallo-verde. La sera prima, in una cena fra leghisti di governo, nel mezzo della generale euforia per la vittoria nella Regione, Matteo Salvini, che non è uomo da toni sorvegliati, aveva esortato tutti a non calcare la mano contro l’alleato grillino in difficoltà. Nei talk e davanti ai cronisti. L’ordine di scuderia si è ripetuto dopo le elezioni in Sardegna, dove pure la Lega ha avuto un risultato meno smagliante ma i 5 Stelle hanno replicato il tonfo.

I protagonisti della fine di un mondo in ottanta giorni

Questo film che vi racconto è stato girato per ottanta giorni circa. Il finale sarà scritto dopo. Voi lo conoscete, io, mentre scrivo, no. Di questo film ci interessano più i veri protagonisti che la trama. E i protagonisti sono Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.
Cominciamo dal primo. «Si sta scrivendo la storia e ci vuole un po’ di tempo». La frase di Luigi Di Maio, pronunciata il 13 maggio alla fine del terzo incontro con Matteo Salvini trabocca di enfasi e velleitarismo. Tanto più perché pronunciata all’uscita dallo studio del commercialista, deputato M5S e legato alla Casaleggio Associati, Stefano Buffagni.