La redazione di Italianieuropei, anche a seguito di alcune faziose ricostruzioni giornalistiche, ha deciso di rendere accessibili i contributi di tutti gli autori della rubrica: “BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale”, per rispetto degli autori stessi e dei nostri lettori.
BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale C'è un gruppo di paesi, i cosiddetti BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che, con la scelta di dare vita a una grande banca multilaterale e promuovere in prospettiva scambi commerciali liberi dalla signoria incontrastata del dollaro, si fanno promotori di grandi cambiamenti che sono destinati a mutare radicalmente gli equilibri e i rapporti di forza nel corso dei prossimi decenni.
Berlusconi nella politica e nella società italiana Silvio Berlusconi emerge sulla scena pubblica italiana nel vivo di una crisi drammatica del nostro sistema democratico, e di quella stagione fu in un certo senso il frutto.
«Adesso l’America è, per il mondo, nient’altro che gli Stati Uniti: noi abitiamo in una sub-America, un’America di seconda classe, difficile da identificare. È l’America Latina, la regione delle vene aperte». Con queste parole Eduardo Galeano negli anni Settanta evidenziava la marginalità del continente latinoamericano nello scenario globale, quasi una “non identità” che era evidente fin dalla sua denominazione, perché nei paesi terzi riferirsi all’America significava riferirsi solo agli Stati Uniti e non all’intero continente. Sono passati cinquant’anni da quella frase e l’America Latina, seppur a fatica, è riuscita a ritagliarsi un suo spazio nel mondo anche grazie all’opera politica e allo sforzo economico di un paese tra tutti: il Brasile.
È una gioia tornare a Johannesburg, una città che è stata una tappa importante nella lotta contro l’apartheid e che continua a essere fon- te d’ispirazione per la lotta contro ogni forma di discriminazione e diseguaglianza.
L’ultima volta che ho partecipato a questo summit, nel 2010, ho avuto l’onore di accogliere, a Brasilia, i capi di Stato e di governo di Russia, India e Cina, oltre al Sudafrica come ospite. Appena un anno dopo, abbiamo confermato l’ingresso del Sudafrica nel primo ampliamento del nostro gruppo. La sua inclusione ci ha permesso di riflettere meglio la nuova configurazione del potere mondiale. Ne usciamo rafforzati.
Oggi rappresentiamo il 41% della popolazione e siamo responsabili del 31% del PIL mondiale a parità di potere d’acquisto. Ma ci troviamo di fronte a uno scenario più complesso rispetto a quando ci siamo riuniti per la prima volta. In pochi anni siamo passati da uno scenario di multipolarità benigna a uno che riprende la mentalità obsoleta della guerra fredda e della competizione geopolitica. Questa è una follia che genera grandi incertezze e corrode il multilateralismo. Sappiamo dove questo percorso può portarci. Il mondo deve capire che i rischi connessi sono inaccettabili per l’umanità. Non possiamo evitare di affrontare il principale conflitto attuale, che si svolge in Ucraina e ha effetti globali.
La redazione di Italianieuropei, anche a seguito di alcune faziose ricostruzioni giornalistiche, ha deciso di rendere accessibili i contributi di tutti gli autori della rubrica: “BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale”, per rispetto degli autori stessi e dei nostri lettori.
BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale C'è un gruppo di paesi, i cosiddetti BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che, con la scelta di dare vita a una grande banca multilaterale e promuovere in prospettiva scambi commerciali liberi dalla signoria incontrastata del dollaro, si fanno promotori di grandi cambiamenti che sono destinati a mutare radicalmente gli equilibri e i rapporti di forza nel corso dei prossimi decenni.
Berlusconi nella politica e nella società italiana Silvio Berlusconi emerge sulla scena pubblica italiana nel vivo di una crisi drammatica del nostro sistema democratico, e di quella stagione fu in un certo senso il frutto.
La parabola della storia recente del Brasile è ben sintetizzata da tre copertine del settimanale inglese “The Economist”. La prima nel 2009: la statua del Cristo Redentore, costruita negli anni Venti del secolo scorso sulle colline che dominano Rio de Janeiro, trasformata in una specie di razzo fiammeggiante, e il titolo “Brazil takes off”, il Brasile decolla. La seconda copertina nel 2013: il razzo del Cristo Redentore è in picchiata, apparentemente fuori controllo, e la rivista si chiede “Did Brazil screw it up?”, il Brasile ha rovinato tutto? La terza copertina è del giugno di quest’anno. Il Cristo Redentore è immobile, con una maschera collegata a una bombola d’ossigeno, simbolo della catastrofica gestione della pandemia di Covid-19 nel paese, e la diagnosi non ha chiaroscuri: “Brazil’s dismal decade”, il cupo decennio del Brasile.