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Dove va l'Europa? Riannodare i fili dell'opposizione. Italianieuropei 1/2024

Dove va l'Europa? | L'approssimarsi del voto per il rinnovo del Parlamento europeo impone una riflessione sulle proposte su cui i partiti e le famiglie politiche europee si confronteranno e, soprattutto, sul modello di Europa che intendono costruire alla luce dei cambiamenti sopraggiunti degli ultimi anni e che riguardano sia gli scenari globali sia quelli interni al continente.

Riannodare i fili dell'opposizione | A quasi un anno e mezzo dal voto che ha portato alla formazione del governo Meloni, le forze politiche d'opposizione non hanno ancora trovato quella sintonia che non solo potrebbe contribuire nell'immediato a contrastare l'azione dell'esecutivo ma che, nel lungo periodo, è indispensabile per costruire una piattaforma alternativa a quella della destra.

Guardare al mondo con occhi mai indossati prima

Riprendere il cammino interrotto della giustizia sociale e coniugarlo con la giustizia ambientale o ecologica. Un imperativo di fronte al precipitare delle cose. Per farlo servono: il coraggio di credere e comunicare valori e visione mobilitanti di un modo migliore e più giusto di vivere; la capacità di indicare e praticare le proposte radicali che, con un rinnovato metodo democratico, consentano di cambiare rotta e muovere verso questa visione. Se ascoltiamo e siamo capaci di capire angosce e incertezze di tutte e tutti noi di fronte al turbinio delle trasformazioni climatiche, tecnologiche e geopolitiche e la rabbia di chi sta male e non può neppure vedere un futuro differente e migliore, se ci scrolliamo di dosso il cinismo individualista in cui il neoliberismo ci ha avvinto, privatizzando persino la speranza, allora, ma solo allora, ci sarà chiaro che valori e visione mobilitante e proposte radicali sono l’unica, realistica strada.

Costruire un campo vincente

Per capire perché a detta di tanti osservatori l’opposizione al governo Meloni sia da considerarsi addirittura inesistente, e comunque farla sia un mestiere così particolarmente duro e ingrato, si può forse partire da tre flash temporali. Proviamo ad elencarli, e conviene cominciare dalla fine.
Intanto, il futuro è un’ipotesi. Nel senso che l’obiettivo finale non è condiviso. Il cosiddetto “Campo largo”, la cui indeterminatezza, com’è stato notato, è dimostrata fin dal fatto che ancora non gli si è trovato un nome migliore, non ha – come vedremo – confini chiari e condivisi.

Politica a sinistra?

C’è vita a sinistra? Esiste ancora uno spazio politico nel quale si organizzino forze dotate di pensiero critico, di capacità analitica, di progettualità orientata alla trasformazione in senso progressivo dei rapporti sociali? Ovvero, esiste ancora una politica che da una parte riconosca con realismo le contraddizioni del presente e dall’altra non le accetti come naturali, individuando sia uno spazio di azione emancipativa sia soggettività adeguate e interessate al cambiamento, a un’alternativa di paradigmi economici e sociali?

Costruire le alleanze. L’errore di cercare uno scontro a due

A un anno dalla sua scalata ai vertici del PD, Elly Schlein è ancora alle prese con la predisposizione di una strategia efficace per rimediare alla grave sconfitta incassata a settembre del 2022. Oltre alla scelta di correre in solitudine, e quindi nella assoluta certezza di andare incontro alla umiliazione al cospetto di una destra che invece si presentava saldamente coalizzata, Letta ha impostato le scelte del PD attorno a due pilastri: la rivendicazione dell’agenda Draghi come bandiera del riformismo di governo e l’operazione di sdoganamento della destra radicale. Riguardo alla discontinuità con l’atlantismo radicale imposto da Draghi, il PD non ha mutato l’atteggiamento.

La ricostruzione dello spazio politico e democratico: il diritto di contare

Sì, perché la democrazia è utopia, un’utopia che i grandi movimenti e partiti di massa e il costituzionalismo moderno hanno tentato di rendere possibile, spesso non riuscendoci. La fine del secolo scorso ha segnato, insieme alla crisi dei partiti di massa, il superamento del primato della politica a vantaggio dell’economia e della finanza globale, slegate dai vincoli normativi degli Stati nazionali e promotrici di un ordinamento sovranazionale che ha svuotato ruolo e funzioni dello Stato di diritto. Ma senza l’utopia democratica, senza l’ambizione folle e invincibile di costruire, anche di fronte alla vittoria del “turbocapitalismo globale”, un mondo più giusto e più uguale, un mondo in cui l’idea di giustizia e uguaglianza, in dignità e diritti, e quindi il diritto all’autodeterminazione dei popoli e l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica

In questo numero

Dove va l'Europa? | L'approssimarsi del voto per il rinnovo del Parlamento europeo impone una riflessione sulle proposte su cui i partiti e le famiglie politiche europee si confronteranno e, soprattutto, sul modello di Europa che intendono costruire alla luce dei cambiamenti sopraggiunti degli ultimi anni e che riguardano sia gli scenari globali sia quelli interni al continente.

Riannodare i fili dell'opposizione | A quasi un anno e mezzo dal voto che ha portato alla formazione del governo Meloni, le forze politiche d'opposizione non hanno ancora trovato quella sintonia che non solo potrebbe contribuire nell'immediato a contrastare l'azione dell'esecutivo ma che, nel lungo periodo, è indispensabile per costruire una piattaforma alternativa a quella della destra.

Migrazioni, da emergenza a opportunità. L'eredità della presidenza di Giorgio Napolitano. Italianieuropei 4/2023

Migrazioni, da emergenza a opportunità | La retorica prevalente nel dibattito pubblico in materia di migrazioni utilizza ormai da anni parole atte a descriverlo come un fenomeno dai tratti emergenziali. La realtà, invece, ci dice non solo che si tratta di un fenomeno che da sempre accompagna lo sviluppo della società umana, che i grandi flussi migratori mondiali si compiono su rotte e a latitudini diverse da quelle mediterranee, che dove i percorsi di integrazione funzionano l'incontro tra culture si tramuta in reciproco arricchimento, ma soprattutto che l'apporto degli immigrati è essenziale per garantire un futuro di benessere a una società demograficamente in declino ed economicamente stagnante come quella italiana.

L'eredità della presidenza di Giorgio Napolitano | La vicenda politica e istituzionale di Giorgio Napolitano si è intrecciata a doppio filo con quella dell'Italia repubblicana e con la costruzione della democrazia nel nostro paese, rappresentando per la sua generazione e per quelle più giovani un eccezionale esempio di impegno, rigore e coerenza. La sua esperienza alla presidenza della Repubblica ha costituito un punto di svolta nel modo di intendere il ruolo e interpretarne le funzioni con il quale tutto il mondo politico italiano è stato ed è chiamato a confrontarsi.

Un omaggio a Giorgio Napolitano

«Compagno e amico di anni lontani e vicini». Con questa dedica Giorgio Napolitano mi regalò la sua splendida autobiografia politica
“Dal PCI al socialismo europeo” edita da Laterza nel 2005. Una perfetta sintesi della nostra amicizia personale e della nostra progressiva convergenza politica, nella quale la sua presenza, fra senatoriale e cardinalizia, apportava sempre proposte costruttive.
In primis, condividemmo la lotta per la democrazia e la libertà nel mio paese; in seguito i nostri sforzi si concentrarono sulla costruzione di un’Europa democratica e unita. Debbo confessare, e non è solo un sentimento personale, che lavorando con lui, come spesso mi accade con gli italiani, io non mi sentivo straniero.

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