Italianieuropei 3/2012
Italianieuropei 3/2012

Agenda

Ripartire dalla scuola

Focus

Tempo moderno

In questo numero

Maltrattata, sotto finanziata, stigmatizzata per il suo non essere al passo con i tempi, sia nelle metodologie d’insegnamento che per i contenuti trasmessi, attaccata da più parti per il suo orizzonte laico, nazionale e pubblico, la scuola è ancora, nonostante i suoi tanti problemi, il luogo di resistenza della democrazia, in cui si forma la coscienza critica dei cittadini del futuro e si svilupperanno i modelli di comportamento del tempo che verrà.

il Sommario

l' Editoriale

La Primavera araba

È troppo presto per fare un bilancio definitivo di quello straordinario cambiamento dello scenario mondiale che è stato chiamato Primavera araba. Anzitutto perché il processo è tuttora in corso e ritengo sia destinato a investire progressivamente, anche se in forme diverse, l’intero mondo arabo, compresi i paesi del Golfo Persico.

gli Articoli

Agenda. Ripartire dalla scuola

Concreta, forte e autorevole: una scuola a misura di presente

di Giulio Ferroni

Di fronte all’impatto della crisi attuale, le generazioni future saranno chiamate a un compito di radicale correzione del modello di sviluppo seguito negli ultimi decenni. Una scuola davvero autorevole, pertanto, dovrebbe partecipare alla formazione di una nuova dimensione morale e fornire alle giovani generazioni gli strumenti per confrontarsi con le difficoltà e la complessità del presente.

Agenda. Ripartire dalla scuola

Scuola e democrazia: un nesso da reinventare

di Graziella Priulla

Esiste uno spread che non riguarda la finanza, bensì lo stato culturale dei giovani italiani. Cresciuti in una società consumistica che ha scelto di non investire sull’istruzione, hanno perso il senso dell’utilità di un bagaglio culturale personale, costretti in una scuola minata dalle continue ristrutturazioni interne. Se lo smarrimento della scuola è sintomo dello smarrimento del paese, combattere l’impoverimento intellettuale non può essere questione esclusiva degli addetti ai lavori, ma deve interessare tutti.

Agenda. Ripartire dalla scuola

Piagnistei. Sull’educazione, la globalizzazione, le tecnologie

di Claudio Giunta

Preminenza della formazione tecnico-scientifica su quella umanistica, disagio di fronte alle nuove tecnologie, marginalità dei classici: il mondo sembra sempre più refrattario al genere di educazione che le discipline umanistiche, storicamente, hanno mediato e difeso. Ma la battaglia non è affatto perduta: per avere qualche chance, però, è necessaria una certa dose di senso della realtà e di pragmatismo.

Agenda. Ripartire dalla scuola

La sottovalutazione del sapere scientifico

di Elena Ugolini

Un’ipotesi di lavoro comune contro la sottovalutazione del sapere scientifico risiede in una formazione culturale equilibrata nei due versanti umanistico e scientifico. Purtroppo nella scuola si assiste sempre più frequentemente a una riduzione didattica dell’insegnamento delle discipline scientifiche, che in verità sono proprio quelle che, più di altre, indicano un percorso pedagogico di grande interesse per tutte le materie: lo studio come scoperta, poiché resta nella memoria solo ciò che si scopre. Formare e valorizzare i docenti diventa una scelta strategica per tutta l’azione educativa, che renderà possibile evitare di ridurre il sapere scientifico a meccanismo e tecnica.

Agenda. Ripartire dalla scuola

Schola semper reformanda?

di Angelo Gaudio

Non è il momento di grandi riforme della scuola. È però necessario prestare attenzione ad alcuni problemi urgenti quali la valutazione degli apprendimenti, la formazione degli insegnanti e i rapporti tra scuola e università. Questioni di efficienza amministrativa che però devono ripartire da una direzione di senso che la politica deve indicare.

Agenda. Ripartire dalla scuola

Insegnare a imparare

di Marina D’Amato

L’elaborazione di politiche educative è un processo fondamentale per garantire la formazione di individui sereni e capaci. Nella recente riforma della scuola, e in particolare del corso di laurea che prepara i futuri insegnanti, a un maggiore peso delle materie scientifiche e tecniche nei programmi di insegnamento si accompagna una minore attenzione per lo sviluppo delle attitudini e delle potenzialità dei singoli alunni. Ma è davvero questa la scuola che il nostro paese vuole e di cui ha bisogno?

Agenda. Ripartire dalla scuola

Per una scuola della Costituzione

di Fabio Bentivoglio

La cosiddetta “scuola tradizionale”, anteriore all’entrata in vigore dell’autonomia, aveva bisogno di essere radicalmente riformata. I criteri della riforma, però, avrebbero dovuto essere attinti dalla cultura e dal pensiero e non da una sorta di aziendalismo caricaturale. A partire da una lettura storica della stagione delle riforme si propone qui l’avvio di un nuovo percorso che, ispirandosi alla fondamentale missione della scuola moderna – la formazione dell’uomo e del cittadino –, dia alle nuove generazioni risposte adeguate al nostro tempo.

Agenda. Ripartire dalla scuola

Economia in crisi e riforma della scuola pubblica

di Alessandro Catelani

La crisi nella quale il paese si trova in questo momento riguarda anche il settore educativo e della formazione. Per risolverla, il servizio scolastico, in tutte le sue componenti, deve garantire una adeguata preparazione per lo svolgimento delle attività produttive; così come deve far percepire alle nuove generazioni il significato morale dell’attività lavorativa che ciascuno è tenuto a svolgere. Per raggiungere tali obiettivi, lo Stato deve assicurare la presenza di un adeguato pluralismo scolastico, che consenta libertà di scelta ai genitori degli alunni, e renda funzionale ed efficiente anche la scuola pubblica, facendola diventare concorrenziale rispetto a quella privata.

Agenda. Ripartire dalla scuola

A scuola: perché?

di Daniele Checchi ed Elena Meschi

A partire dai dati contenuti in un’indagine su scala internazionale rivolta agli adulti, è possibile analizzare la particolare dimensione della diseguaglianza legata al possesso di competenze cognitive che comportano vantaggi non solo sul mercato del lavoro, ma anche in altri aspetti della vita, dalla salute alla partecipazione sociale.

Agenda. Ripartire dalla scuola

Inclusività e integrazione nella scuola italiana

di Dario Ianes

La scuola secondaria di primo grado e l’integrazione degli alunni con disabilità sono due realtà particolari eppure simili nel sistema scolastico italiano. Benché entrambe animate da alti valori di integrazione e uguaglianza, sono purtroppo segnate da enormi problemi strutturali e da risultati molto scarsi rispetto agli obiettivi. Un cambiamento è possibile, a patto che si lavori nella direzione di una più vasta autonomia delle scuole, una maggiore competenza dei docenti e una nuova definizione della figura dell’insegnante di sostegno.

Agenda. Ripartire dalla scuola

Scuola e nuove tecnologie

di Silvano Tagliagambe

Il corretto impiego delle tecnologie, integrate da specifiche condizioni di contorno, può consentire il potenziamento dello spazio fisico dell’aula scolastica, creando ambienti ibridi naturali/artificiali che rispondano meglio alle specifiche esigenze dei processi d’insegnamento e di apprendimento. Lo scopo è quello di disporre uno sfondo cognitivo a partire dal quale si possa più agevolmente pervenire a un chiaro inquadramento dei problemi da affrontare, acquisendo inoltre tutti gli strumenti necessari per risolverli.

Agenda. Ripartire dalla scuola

Riorganizzare il sistema di valutazione della scuola

di Giorgio Allulli

Negli ultimi anni nella scuola italiana si è assistito all’introduzione di una cultura della valutazione basata sulla convinzione che una maggiore attenzione alle prestazioni degli alunni spinga le scuole e i docenti a rendere più efficaci i processi di insegnamento. Tuttavia il sistema di valutazione non costituisce un elemento sufficiente per ottenere un reale miglioramento: occorrono piuttosto una decisa azione di governo e una revisione degli obiettivi e dei piani sulla base delle indicazioni provenienti dalla valutazione.

Agenda. Ripartire dalla scuola

Uno sguardo sull’istruzione in Italia

di Andreas Schleicher

Nonostante timidi segnali di miglioramento, nel complesso la qualità delle scuole italiane rimane al di sotto della media OCSE. Per colmare la distanza e garantire progresso e crescita nel lungo periodo, l’Italia dovrà adottare misure volte a migliorare efficacia e rendimento dei propri sistemi formativi e a adeguare l’insegnamento a standard che non sono più nazionali ma globali.

Focus. Tempo moderno

Uscire dalla trappola del carpe diem

di Sabino Di Chio

Il culto della velocità e l’imperativo all’accelerazione, simboli della modernità industriale, hanno progressivamente lasciato spazio alla compressione, all’enfasi sull’adesso e alla conseguente svalutazione del futuro. Ecco che allora, immerso nel capitalismo dei consumi, l’individuo coglie sì l’attimo, ma poi lo consuma in fretta, pronto a disfarsene per coglierne subito un altro.

Focus. Tempo moderno

Il tempo in Freud: riflessioni di uno storico

di Giovanni Levi

La concezione più diffusa della storiografia vede nella linearità e nella unidirezionalità il modello più funzionale per comprendere gli eventi. A questo proposito la riflessione di Freud sulla temporalità appare particolarmente illuminante: essa infatti, recuperando elementi di discontinuità e rottura, permette di sfuggire a un’idea unica ed evolutiva della storiografia e di offrire una descrizione migliore e più articolata della realtà.

Focus. Tempo moderno

Il tempo del lavoro

di Fabrizio Pirro

A partire dalla Rivoluzione industriale il concetto di lavoro è cambiato, lentamente e inesorabilmente; oggi, con la facilità di reperimento fornita da cellulari e computer, il tempo del lavoro si è dilatato tanto da non essere più distinguibile, e quindi nemmeno tutelabile e tutelante. Lavorare è sì una necessità, ma deve diventare prima di tutto un diritto praticato.

Focus. Tempo moderno

Il tempo dello smartphone

di Marco Niada

Con l’arrivo dello smartphone lo spazio non è più un fattore di rallentamento del tempo: sintetizzando telefonino e computer, esso ci consente di comunicare a qualsiasi ora del giorno e della notte, ovunque nel mondo. C’è però un aspetto del “tempo breve” che continua ad accelerare e a pervaderci: la multifunzionalità cui viene obbligata la nostra mente, e la conseguente dissociazione dell’attenzione, sfocia in una superficialità dilagante che diventa un tratto distintivo del nostro tempo.

Focus. Tempo moderno

Libero, liberato, liberatorio. I mutamenti del leisure time tra modernità e postmodernità

di Fabio Massimo Lo Verde

Per quanto si tratti di una dimensione della vita quotidiana sempre meno nettamente distinguibile da quella dell’impegno lavorativo, è evidente come anche il “tempo libero” costituisca una “risorsa”. Risorsa che, come tutte le altre, continua a essere non equamente distribuita. Proprio a causa della contrazione dei tempi e di una organizzazione quotidiana spesso vincolata a una cronemica stringente, sono sempre di più le persone che preferiscono “consumare” il tempo libero a disposizione – in attività, ad esempio, poco impegnative – piuttosto che “investirlo” in attività anche più gratificanti a medio-lungo termine, ma certamente più impegnative.

Focus. Tempo moderno

Come il tempo quotidiano rivela le diseguaglianze

di Maria Carmen Belloni

Gli studi dimostrano come la società italiana sia di fatto disattenta alle diseguaglianze che passano attraverso la “discriminazione temporale”: l’uso del tempo dipende strettamente dal potere e dal grado di opportunità e libertà di cui si dispone. Una breve panoramica sui dati a disposizione, soprattutto riguardo all’utilizzo del tempo da parte di donne e bambini, può dare conto dell’entità del fenomeno.

Focus. Tempo moderno

Il tempo di diventare grandi

di Fausta Ongaro

Con l’avvio della discussione sulle misure per rivitalizzare il mercato del lavoro e promuovere l’occupazione tra i giovani è di nuovo di attualità un tema che periodicamente ricorre nei discorsi dei media e dei politici: quello del persistente ritardo con cui i giovani italiani si affacciano alla vita adulta rispetto ai coetanei di altri paesi industrializzati. L’argomento, di questi tempi, è incentrato sull’ingresso nel mondo del lavoro e sull’uscita dalla formazione scolastica, ma in realtà il fenomeno è più ampio e riguarda anche alcuni eventi familiari che sono collegati all’avvio delle carriere sociali: l’uscita dalla famiglia dei genitori, la formazione di una coppia stabile, la messa al mondo del primo figlio.

Focus. Tempo moderno

Donne, tempi di vita e ritmi biologici

di Carla Facchini e Marita Rampazi

La sfasatura fra il tempo biologico, quello del lavoro e quello della cura familiare si ripercuote soprattutto sulle donne, giovani e meno giovani, con importanti conseguenze sugli equilibri familiari. Tenuto conto della costante contrazione dei servizi pubblici e del prolungamento dell’età pensionabile, sono quanto mai necessarie politiche di conciliazione e nuove forme di solidarietà sociale.

Focus. Tempo moderno

Il tempo delle donne fra lavoro, famiglia e socialità

di Luisa De Vita e Adriana Signorelli

Il persistere di forti stereotipi di genere e la bassa condivisione dei carichi domestici rendono difficile per le donne la conciliazione di famiglia e lavoro. Si parla di donne acrobate, equilibriste o super donne, tuttavia senza una migliore gestione dei tempi di vita e servizi di cura adeguati si giungerà a una crisi strutturale causata dall’insostenibilità dell’impegno richiesto all’universo femminile.

Focus. Tempo moderno

La democrazia senza tempo dei beni comuni

di Luca Nivarra

Due valori animano, più o meno chiaramente e consapevolmente, il concetto di “bene comune”, in opposizione a quelli che stanno alla base del pensiero liberista: il primato del valore d’uso sul valore di scambio e la democrazia. Due idee folli? Così sembrerebbe, se non fosse che, nella situazione attuale, si configurano come gli unici possibili “antidoti” al dilagare incontrollato del capitalismo e dell’avvilente antropologia liberista ad esso correlata.

Il caso italiano. Le liberalizzazioni

Opache trasparenze della liberalizzazione

di Giovanna De Minico

Il disegno di legge A.S. 3110/2012 fornisce strumenti utili a rompere l’integrazione verticale dell’operatore unico delle industrie a rete. Tali mezzi non sono però da soli sufficienti. Si impone pertanto che lo Stato si riappropri del ruolo di architetto di sistema e di controllore dell’osservanza delle regole per un progresso a beneficio di tutti.

Il caso italiano. Le liberalizzazioni

Liberalizzazioni: il bicchiere è mezzo pieno!

di Giuseppe Coco

Nonostante alcuni motivi di insoddisfazione, il giudizio complessivo sulle misure del decreto liberalizzazioni, in particolare quelle su gas, trasporti e servizi pubblici locali, appare positivo. Si tratta di un primo passo nella direzione giusta, che però ha già sollevato una levata di scudi: piuttosto che lamentarsi di quanto manca nel decreto bisogna augurarsi che quello che c’è venga effettivamente attuato e che si continui sulla strada delle liberalizzazioni.

Il caso italiano. Le liberalizzazioni

Liberalizzazioni: si sarebe potuto fare di più

di Antonio Lirosi

Sebbene il decreto Cresci Italia tocchi quasi tutti i settori bisognosi di intervento pro-concorrenziale, le misure previste non sempre si rivelano soddisfacenti. Occorre intervenire su assetti oligopolistici, privilegi e rendite di posizione accelerando sul terreno delle liberalizzazioni, intese nella loro accezione moderna e innovatrice, al fine di rendere più dinamica l’Italia e liberare risorse a sostegno della crescita economica e sociale.

Dizionario civile

Equità

di Lorenzo Sacconi

“Equità” è diventato uno dei termini di riferimento del discorso politico. Ciò è positivo poiché è bene che nella discussione pubblica si impieghino termini di valore alla luce dei quali giudicare le politiche. Ma proprio mentre l’“equità” si afferma come uno dei criteri di valutazione comunemente usati, se ne diffondono interpretazioni fuorvianti o semplicemente mistificatorie.