Per quale motivo le rinnovabili hanno assunto, e assumeranno sempre più, una valenza strategica in campo energetico? Per capirlo bisogna partire dal processo di decarbonizzazione necessario per far fronte alla crisi climatica. Ci sono infatti fondamentalmente due strumenti per ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili: la riduzione dei consumi e il passaggio alle energie pulite.
L’obiettivo di contenimento dei gas climalteranti diventa sempre più decisivo nell’orientare gli investimenti in tutti i settori dell’economia. Nel 2014 l’Europa aveva deciso un taglio del 40% al 2030 rispetto ai livelli del 1990, ma l’accelerazione dell’emergenza climatica e la drastica riduzione dei costi delle tecnologie del solare e dell’eolico hanno imposto e al tempo stesso hanno permesso di essere più ambiziosi.
La decisione del governo Merkel di chiudere tutti i reattori nucleari entro il 2022 non rappresenta un cambiamento improvviso o una reazione emotiva all’incidente di Fukushima, è invece frutto di una scelta strategica relativa al mix energetico che da più di dieci anni privilegia lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Il “popolo verde”, lavoratori, professionisti, imprese che operano nel mondo delle rinnovabili, pare essersi destato all’improvviso pronto a far valere i propri interessi e il proprio ruolo nell’economia italiana. Forse è la dimostrazione che qualcosa di buono può nascere anche dal caos.
Il workshop Energie positive, organizzato dalla Fondazione Italianieuropei a Perugia dal 5 al 7 novembre, è un incontro dedicato al tema delle energie rinnovabili e della green economy.
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