Nonostante l’eccellenza del modello agricolo italiano e i primati che esso registra per quanto riguarda qualità, tipicità, salubrità delle produzioni, oltre che per il valore aggiunto generato per ettaro di terreno, negli ultimi dieci anni in Italia hanno chiuso 775.000 aziende agricole, pari al 32% di tutte le imprese agricole italiane registrate, mentre aumenta l’indebitamento di quelle attive. I terreni agricoli abbandonati, quelli non più coltivati perché non conviene, coprono una superficie grande quanto il Veneto. Questo sì, è un vero disastro.
Il primo decennio del nuovo millennio si è concluso con un deciso cambio di passo nei mercati internazionali dei prodotti agroalimentari. Beni come il riso, il grano, il mais e i semi oleosi hanno registrato una repentina crescita dei prezzi internazionali. Tutto ciò ha reinnescato antiche preoccupazioni per la disponibilità degli approvvigionamenti alimentari globali rispetto a una popolazione mondiale in crescita. Il dibattito sul rapporto fra agricoltura, uso delle risorse, cambiamento climatico e ambiente si è arricchito di temi come la relazione con i mercati finanziari e fra produzione di cibo e bioenergia. Cosa è cambiato negli ultimi anni? E cosa possiamo aspettarci per i prossimi decenni?
Le amministrazioni locali, e in particolar modo quelle più prossime ai cittadini come le amministrazioni comunali, possono svolgere un ruolo estremamente importante per la diffusione delle energie rinnovabili e delle buone pratiche di risparmio energetico. Anche realtà con caratteristiche del tutto peculiari, come la città di Venezia, non possono più sottrarsi alla sfida, per loro ancor più audace, di conseguire elevati livelli di sostenibilità ambientale.
In un contesto nazionale caratterizzato da un forte incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, l’Umbria, soprattutto grazie al contributo portato dal settore idroelettrico, può già contare, per il soddisfacimento del proprio fabbisogno di elettricità, su una quota considerevole di energia pulita. L’obiettivo che l’amministrazione regionale si prefigge consiste nel fare dell’intera Umbria un laboratorio per la sperimentazione di un nuovo approccio alla produzione e all’utilizzo di energia rinnovabile, allo scopo di valorizzare ancora di più le realtà produttive locali già attive nel settore e nel tentativo di raggiungere un nuovo equilibrio fra esigenze di sviluppo e di tutela del territorio.
La sentenza 119 della Corte costituzionale del 26 marzo 2010 ha messo in crisi il sistema di regolamentazione che ha consentito alle Regioni di promuovere le energie rinnovabili nei propri territori. D’altra parte, la nuova programmazione europea garantirà, a queste ultime, ingenti risorse in tema di energia, che ne consentiranno inedite funzioni di indirizzo.
Fino a poco tempo fa venivano ancora messe in dubbio l’esistenza del cambiamento climatico provocato dall’aumento della concentrazione in atmosfera dei gas serra e la sua dipendenza dall’attività umana. Solo recentemente il riscaldamento globale è stato riconosciuto come un fatto incontrovertibile. È ora indispensabile non solo individuare gli interventi necessari per contrastare questo fenomeno, riducendo le emissioni di gas serra connesse al modo in cui produciamo, distribuiamo e utilizziamo l’energia; ma bisogna anche governarne l’impatto, stabilendo cosa esso significhi per le comunità e sviluppando azioni di adattamento.
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