La rivista - Italianieuropei

La scuola, il tempo e le liberalizzazioni nel n. 3/2012

Maltrattata, sotto finanziata, stigmatizzata per il suo non essere al passo con i tempi, sia nelle metodologie d’insegnamento che per i contenuti trasmessi, attaccata da più parti per il suo orizzonte laico, nazionale e pubblico, la scuola è ancora, nonostante i suoi tanti problemi, il luogo di resistenza della democrazia, in cui si forma la coscienza critica dei cittadini del futuro e si svilupperanno i modelli di comportamento del tempo che verrà.

Il tempo di diventare grandi

Con l’avvio della discussione sulle misure per rivitalizzare il mercato del lavoro e promuovere l’occupazione tra i giovani è di nuovo di attualità un tema che periodicamente ricorre nei discorsi dei media e dei politici: quello del persistente ritardo con cui i giovani italiani si affacciano alla vita adulta rispetto ai coetanei di altri paesi industrializzati. L’argomento, di questi tempi, è incentrato sull’ingresso nel mondo del lavoro e sull’uscita dalla formazione scolastica, ma in realtà il fenomeno è più ampio e riguarda anche alcuni eventi familiari che sono collegati all’avvio delle carriere sociali: l’uscita dalla famiglia dei genitori, la formazione di una coppia stabile, la messa al mondo del primo figlio.

Riorganizzare il sistema di valutazione della scuola

Negli ultimi anni nella scuola italiana si è assistito all’introduzione di una cultura della valutazione basata sulla convinzione che una maggiore attenzione alle prestazioni degli alunni spinga le scuole e i docenti a rendere più efficaci i processi di insegnamento. Tuttavia il sistema di valutazione non costituisce un elemento sufficiente per ottenere un reale miglioramento: occorrono piuttosto una decisa azione di governo e una revisione degli obiettivi e dei piani sulla base delle indicazioni provenienti dalla valutazione.

Scuola e nuove tecnologie

Il corretto impiego delle tecnologie, integrate da specifiche condizioni di contorno, può consentire il potenziamento dello spazio fisico dell’aula scolastica, creando ambienti ibridi naturali/artificiali che rispondano meglio alle specifiche esigenze dei processi d’insegnamento e di apprendimento. Lo scopo è quello di disporre uno sfondo cognitivo a partire dal quale si possa più agevolmente pervenire a un chiaro inquadramento dei problemi da affrontare, acquisendo inoltre tutti gli strumenti necessari per risolverli.

Inclusività e integrazione nella scuola italiana

La scuola secondaria di primo grado e l’integrazione degli alunni con disabilità sono due realtà particolari eppure simili nel sistema scolastico italiano. Benché entrambe animate da alti valori di integrazione e uguaglianza, sono purtroppo segnate da enormi problemi strutturali e da risultati molto scarsi rispetto agli obiettivi. Un cambiamento è possibile, a patto che si lavori nella direzione di una più vasta autonomia delle scuole, una maggiore competenza dei docenti e una nuova definizione della figura dell’insegnante di sostegno.

Economia in crisi e riforma della scuola pubblica

La crisi nella quale il paese si trova in questo momento riguarda anche il settore educativo e della formazione. Per risolverla, il servizio scolastico, in tutte le sue componenti, deve garantire una adeguata preparazione per lo svolgimento delle attività produttive; così come deve far percepire alle nuove generazioni il significato morale dell’attività lavorativa che ciascuno è tenuto a svolgere. Per raggiungere tali obiettivi, lo Stato deve assicurare la presenza di un adeguato pluralismo scolastico, che consenta libertà di scelta ai genitori degli alunni, e renda funzionale ed efficiente anche la scuola pubblica, facendola diventare concorrenziale rispetto a quella privata.

Per una scuola della Costituzione

La cosiddetta “scuola tradizionale”, anteriore all’entrata in vigore dell’autonomia, aveva bisogno di essere radicalmente riformata. I criteri della riforma, però, avrebbero dovuto essere attinti dalla cultura e dal pensiero e non da una sorta di aziendalismo caricaturale. A partire da una lettura storica della stagione delle riforme si propone qui l’avvio di un nuovo percorso che, ispirandosi alla fondamentale missione della scuola moderna – la formazione dell’uomo e del cittadino –, dia alle nuove generazioni risposte adeguate al nostro tempo.

Insegnare a imparare

L’elaborazione di politiche educative è un processo fondamentale per garantire la formazione di individui sereni e capaci. Nella recente riforma della scuola, e in particolare del corso di laurea che prepara i futuri insegnanti, a un maggiore peso delle materie scientifiche e tecniche nei programmi di insegnamento si accompagna una minore attenzione per lo sviluppo delle attitudini e delle potenzialità dei singoli alunni. Ma è davvero questa la scuola che il nostro paese vuole e di cui ha bisogno?

Schola semper reformanda?

Non è il momento di grandi riforme della scuola. È però necessario prestare attenzione ad alcuni problemi urgenti quali la valutazione degli apprendimenti, la formazione degli insegnanti e i rapporti tra scuola e università. Questioni di efficienza amministrativa che però devono ripartire da una direzione di senso che la politica deve indicare.

La sottovalutazione del sapere scientifico

Un’ipotesi di lavoro comune contro la sottovalutazione del sapere scientifico risiede in una formazione culturale equilibrata nei due versanti umanistico e scientifico. Purtroppo nella scuola si assiste sempre più frequentemente a una riduzione didattica dell’insegnamento delle discipline scientifiche, che in verità sono proprio quelle che, più di altre, indicano un percorso pedagogico di grande interesse per tutte le materie: lo studio come scoperta, poiché resta nella memoria solo ciò che si scopre. Formare e valorizzare i docenti diventa una scelta strategica per tutta l’azione educativa, che renderà possibile evitare di ridurre il sapere scientifico a meccanismo e tecnica.

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