Innocenzo Cipolletta

Innocenzo Cipolletta

economista, è presidente dell’Università di Trento.

Perché gli italiani pensano di pagare troppe tasse

Malgrado il carico fiscale esistente in Italia non sia dissimile da quello degli altri grandi paesi europei, gli italiani sono convinti di pagare troppe tasse. Le ragioni alla base di questa sensazione risiedono nella frequente modifica dei regimi fiscali, nell’alta evasione e nella confusione circa il ruolo dello Stato come fornitore di servizi indivisibili e come ente di protezione sociale. Sarebbe sufficiente scorporare dalla pressione fiscale propriamente detta le protezioni che hanno natura più assicurativa che sociale, soprattutto in merito alle prestazioni previdenziali, alla sanità e all’istruzione universitaria, per rendere più leggero lo Stato e ridurre la percezione di pagare tasse troppo alte in cambio di servizi poco efficienti.

Le due anime di Confindustria

La perdita di sovranità legata alla globalizzazione e all’adozione della moneta unica ha ridotto notevolmente il peso delle parti sociali nella determinazione delle scelte di politica economica nazionale. Questo impone loro non di rinunciare a svolgere un ruolo nel nostro paese, ma di adattarlo alle nuove circostanze. Per Confindustria, in particolare, ciò significa scegliere tra le sue due anime: quella di associazione di imprenditori, ossia di persone con una loro storia e le loro idee politiche, che finiscono per influenzare anche l’associazione, e quella di associazione di imprese, spersonalizzata e professionalizzata, dove si cerca di tutelare il mondo delle imprese e il mercato libero attraverso una trasparente collaborazione con le istituzioni. Se vuole recuperare una posizione di primo piano, Confindustria deve farsi espressione più delle imprese e meno degli imprenditori.

 

Formazione e trasformazione continua

È l’innovazione che genera la crescita economica, sia come fattore di competitività sia come moto­re per il ricambio dello stock di beni in nostro pos­sesso. Essa comporta modifiche sostanziali nell’oc­cupazione e forti esigenze di formazione. Posto che le innovazioni accelereranno ulteriormente nel futuro, occorre evolvere verso sistemi di società e di imprese che, mentre svolgono la propria attivi­tà, si impegnino nella formazione.

Ripensare le rappresentanze del lavoro

Possono le rappresentanze di interessi essere al pas­so con i tempi? Come fare perché la rappresentanza tuteli gli interessi del presente, sia aperta a quel­li del futuro e non tradisca del tutto quelli del pas­sato? Una via per ricostruire una migliore aderenza delle rappresentanze potrebbe essere quella di ri­partire dagli interessi specifici per giungere così ad una ricomposizione degli interessi più generali.

Il partito che ancora non c'è, ma che è già al governo

È possibile la nascita di un nuovo partito politico mentre le componenti sociali e politiche che dovranno comporlo e che si suppone saranno i motori della nuova aggregazione politica, sono già al governo? La domanda non è retorica, perché in genere un nuovo partito nasce più facilmente nell’ambito di una opposizione che vuole riconquistare il consenso e che sente di poter esprimere nuove esigenze e nuove pulsioni emotive rispetto al governo in carica. Un nuovo partito, affinché sia percepito come una novità, ha sempre qualche connotato di rottura, esprime una stanchezza per i rituali esistenti, vuole nuovi volti e pretende anche qualche vittima che si dichiari e risulti essere sconfitta. In altre parole, un partito nasce più facilmente dopo una sconfitta politica dalle ceneri del partito o dei partiti esistenti, con volti e idee nuove e dopo un processo dialettico acceso e spesso traumatico.