Luca Bussotti

Luca Bussotti

insegna Formazione e politiche delle risorse umane all'Università di Pisa e Metodologia della ricerca sociale e Sociologia generale all'Università "E. Mondlane" di Maputo, Mozambico

Chivambo filho de chefe. Il sogno riformista di Eduardo Mondlane

Eduardo Chivambo Mondlane nacque nel 1920 in un piccolo villaggio nel distretto di Manjacaze, provincia di Gaza, nel Sud del Mozambico, da famiglia dal nobile lignaggio. Il padre, che morì quando Eduardo non aveva ancora compiuto due anni, era un régulo (capo, in portoghese chefe) di una parte del popolo Tsonga chiamata Khambane. La madre, rimasta vedova, decise di restare nella propria casa, senza andare a vivere (come da tradizione) presso uno dei cognati, in una condizione di grande povertà. Lo stesso villaggio entrò in decadenza: i pochi giovani che riuscivano a superare i primi anni di esistenza emigravano verso le miniere del Transvaal, in Sudafrica, dove un lavoro massacrante e mal retiribuito era comunque preferibile allo stato servile previsto dallo chibalo (lavoro forzato), secondo le leggi della potenza coloniale, il Portogallo, che, fino al 1975, dominò il Mozambico. Eduardo visse, fino a 11 anni, come pastore di capre e di buoi, aiutando la madre, la nonna ed altre donne del villaggio in tale genere di attività. Il primo stimolo verso l’istruzione venne dalla famiglia: in primo luogo dalla madre, la quale diceva continuamente al giovane figlio, a proposito dei bianchi, che «sono loro che hanno i segreti del potere…

 

Il Protocollo di Kyoto: quali effetti sul sistema sociale internazionale?

Quali novità ha introdotto il Protocollo di Kyoto sul sistema sociale internazionale? Quali equilibri ha alterato o rischia di alterare, se i principi su cui si basa saranno seguiti dai principali paesi industrializzati? E, viceversa, quali sono i rischi nel caso in cui ciò non dovesse avvenire? Questi interrogativi, che stanno animando il dibattito tra «ottimisti» e «catastrofisti» ambientali, sottintendono risposte complesse, le cui fondamenta sono da ricercare in un’analisi di tipo sistemico di carattere sociologico, che incidono o possono incidere sia sul genere di modello di sviluppo che sull’articolazione delle relazioni internazionali da essa derivante.

Un tentativo di aggregazione regionale nell'Africa australe. La Southern African Development Communi

Un’origine «difensiva» Come sovente avviene, le basi fondative delle aggregazioni di tipo regionale devono essere ricercate in motivi prevalentemente difensivi. Così, in parte, è stato per la Comunità europea, oggi trasformatasi in Unione, nata con l’iniziale obiettivo di realizzare un’area di pace e stabilità in un continente da poco uscito dal conflitto mondiale. E così è stato, circa trent’anni più tardi, per la prima organizzazione comunitaria il cui scopo era riunire i principali paesi dell’Africa australe. Il primo aprile del 1980, a Lusaka (Zambia), nove paesi di questa importante regione dell’Africa (Angola, Botswana, Lesotho, Malawi, Mozambico, Swaziland, Tanzania, Zambia e Zimbabwe) hanno dato vita alla Southern African Development Co-ordination Conference (SADCC). Tra questi non c’era il Sudafrica (allora e sino al 1994 stretto nella morsa dell’apartheid), un attore geopolitico di fondamentale importanza per minare i deboli equilibri interni di paesi che erano usciti da poco da decenni di più o meno dura colonizzazione.