Silvano Andriani

Silvano Andriani

è presidente di Axa MPS e del CeSPI.

 

Una crisi lunga trent'anni: vecchi problemi e nuovi modelli di sviluppo

Da circa quindici anni prima della crisi l’economia italiana è in una situazione di semistagnazione. L’origine di buona parte dei suoi
problemi risale agli anni Ottanta: sistema politico in eterna transizione, debito pubblico doppio rispetto alla media europea, collasso del sistema delle grandi imprese. I governi della seconda Repubblica non hanno saputo garantire alcun rilancio: particolarmente negative sono state le strategie seguite per le privatizzazioni e la flessibilizzazione del mercato del lavoro. Per assicurare la ripresa è necessario un diverso modello di sviluppo trainato dagli investimenti e fondato su un nuovo sistema di valori e di incentivi.

 

Una crisi lunga trent’anni: vecchi problemi e nuovi modelli di sviluppo

Da circa quindici anni prima della crisi l’economia italiana è in una situazione di semistagnazione. L’origine di buona parte dei suoi problemi risale agli anni Ottanta: sistema politico in eterna transizione, debito pubblico doppio rispetto alla media europea, collasso del sistema delle grandi imprese. I governi della Seconda Repubblica non hanno saputo garantire alcun rilancio: particolarmente negative sono state le strategie seguite per le privatizzazioni e la flessibilizzazione del mercato del lavoro. Per assicurare la ripresa è necessario un diverso modello di sviluppo trainato dagli investimenti e fondato su un nuovo sistema di valori e di incentivi.

L'intervento dello Stato nell'economia

L’esperienza italiana di intervento pubblico nell’economia è stata significativa, e le imprese pubbliche hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo italiano nei primi anni del secondo dopoguerra. Un rinnovato intervento statale nell’economia sembra rendersi oggi necessario alla luce delle potenziali ricadute sull’economia reale della crisi finanziaria in atto. Affrontare questa sfida in una dimensione esclusivamente nazionale non avrebbe senso, e anche in materia di aiuti pubblici alle imprese l’Italia dovrebbe operare conformandosi alle linee guida elaborate a livello europeo. Un ripensamento del rapporto fra Stato e mercato non si limiterebbe quindi solo ad un allargamento della presenza pubblica alle imprese, ma della riappropriazione da parte dello Stato di una reale capacità di programmazione strategica in ambito economico.

Squilibri e disuguaglianze nell'economia globalizzata

Da alcuni anni ormai le principali istituzioni economiche internazionali segnalano che il crescente deficit della bilancia dei pagamenti corrente degli Stati Uniti rappresenta il principale e più pericoloso squilibrio dell’economia mondiale. Tale deficit non è di origine recente, è nato all’inizio degli anni Ottanta nel corso della grande ristrutturazione economica avviata da Ronald Reagan e Margaret Thatcher che ha ridato alle economie anglosassoni, e in particolare a quella statunitense, il ruolo di traino dell’economia mondiale. Da allora esso è diventato strutturale, è persistito anche durante gli anni di Clinton nonostante la politica di rigore fiscale seguita da quella Amministrazione. Se tuttavia si considera la sua evoluzione nel tempo e soprattutto il passaggio dagli anni Novanta al XXI secolo, la storia di quel deficit mostra che il rapporto dell’economia statunitense con quella mondiale è cambiato.